Si, è vero sono state partite amichevoli, basate sulla forma con accenni di contenuto. Ma le premesse di una stagione importante ci sono. Posso anche nascondermi dietro al televisore agitando i pugni per il godimento di un bel torneo. Posso invece mostrare indifferenza, castrando la speranza di qualsivoglia soddisfazione. Ma l'Inter vista con la Roma è stata entusiasmante per come ha nascosto i propri limiti dedicandosi alla sostanza. Il torneo appena concluso negli States ha tracciato un solco tra gli ultimi orribili anni e quelli del risorgimento nerazzurro. Uno stato delle cose che non avrà i ritmi incalzanti e solenni delle tre partite giocate intelligentemente con Real, Man Utd e Roma, un cambiamento che non sarà così trionfale come i tifosi sperano silenziosamente.

Ma è certo che è iniziato qualcosa di importante. 
Di fatto l’Inter è solida, gioca mostrando un senso di coinvolgimento collettivo, pensa finalmente come un orchestra e non più come una banda di solisti, ha trovato dei giocatori che per motivi diversi danno un valore aggiunto in ogni reparto e si sono integrati col resto della squadra, e c’è un allenatore che si è calato definitivamente nel ruolo di tecnico dell’Inter, senza se e senza ma. Sta progettando la squadra sulla scorta di indicazioni arrivate da lui alla società e viceversa. Sta insomma mostrando il suo valore di tecnico rafforzando ulteriormente la robustezza senza concentrarsi troppo sulla cifra stilistica della manovra.

Una grande squadra parte sempre dalla difesa e da giocatori disposti a tutto per il loro allenatore. Non so se questa possibilità si avvererà ma voglio fare un inciso a chi sta leggendo questo articolo. Personalmente non amo Mazzarri, non mi piace la sua autoreferenzialità, non amo che giochi solo a tre, non mi piace il suo impaccio lessicale, non tollero che faccia passare una realtà mistificata, come giocatori che sembra scoprire sempre lui. Non gli ho fatto sconti perché io amo l’Inter  e non chiunque diventi interista, a prescindere. Ma non ho alcuna difficoltà a riconoscere i meriti di un tecnico quando questi emergono. E sono certo che alcuni di quelli che sono stati disintegrati dal risentimento dei tifosi, se avessero avuto a disposizione le chance che sta avendo Mazzarri la storia sarebbe diversa. Ma saper cogliere le occasioni è un merito.

Quello che sta per cominciare sarà un anno in cui l’Inter farà una bella stagione con obiettivi che non sono definibili, anche se penso ad un buon quarto posto, un’ottima Europa League e, spero in una finale di coppa Italia. Per questo sarebbe ora di mettere da parte quel pessimismo cosmico, quella saudade interista ammantata da un atavico tafazzismo. La società ha fatto una campagna acquisti perfetta per il tipo di giocatori, adatti (finalmente) al tipo di gioco che vuole l’allenatore di riferimento e per l’evidente progetto che ha imbastito stabilendo anche delle intelligenti modalità di acquisto. Niente più giocatori formato scommesse ma solo pronti e convincenti. Non avevo mai visto un calciomercato con un così alto numero di possibili  titolari a dei costi tanto bassi. Anche le basi dei prestiti con diritto di riscatto, su tutte quelle per Osvaldo, sono inattaccabili. La società si sta muovendo dunque su due fronti: quello tecnico e quello commerciale.

La grande ambizione è quella di diventare il traino per tutti i club italiani e tornare a essere una nazione che riesce a portare il pubblico che si è visto per le gare tra il City e il Liverpool o, ancora meglio, quello tra Real e Manchester Utd. Se questo accadesse, significherebbe che l’Italia avrebbe trovato nuovi finanziamenti, nuove risorse che le permetterebbero di tornare a spendere come il resto dei club europei. Al momento siamo in una lunghissima fase di stallo causata da un tappo generazionale. Abbiamo avuto per anni una classe politica del calcio che non ha creato una nuova generazione di politici e manager e ci ritroviamo a vivere una sfibrante e logorante pessima figura con le intemerate di Tavecchio, il quale sarà ormai certamente il nuovo inspiegabile presidente della Figc. Nonostante il suo curriculum, l’uso sprovveduto della lingua italiana e la totale assenza di consapevolezza dei veri motivi per cui viene contestato. Fatico a comprendere le ragioni per cui l’Inter lo sostenga e mi imbarazza sapere che, tra tutte le società, grandi e piccole sia l’unica a non essersi esposta pubblicamente. Tra tutte le cose belle di questo periodo questa è l’unica davvero brutta.

Per il resto rimango sconcertato solo da uno sparuto gruppo di simpatizzanti interisti convinti che Thohir non stia facendo niente o che sia solo un bluff. Non c’è argomentazione che si possa sostenere di fronte a convinzioni tanto ottuse. Il progetto è iniziato, l’Inter è cambiata, con calma cambieranno anche molti interisti.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 04 agosto 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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