Sono bastate due sconfitte per scatenare i detrattori dell’Inter. Quelli che sino alla partita contro la Lazio tacciavano Lautaro Martinez di non essere capace, o che prima dell’inizio del campionato sostenevano che Sensi fosse un calciatore mediocre, difficilmente collocabile anche nel centrocampo del Sassuolo. Ah, e dimentichiamo pure il 'Pacco Barella', che oggi però sembra più un regalo di Natale pronto a durare un decennio. Qualche avvisaglia di 'crisi', e mi viene da sorridere solo a scrivere ora questa parola, la si era vista nel day after dell’1-1 casalingo contro lo Slavia Praga, ma adesso, dopo i due k.o. consecutivi per mano di Barcellona e Juventus, i toni si stanno pericolosamente alzando. Con sentenze del tipo: “Conte è juventino dentro e non è capace nelle Coppe”, o “Lukaku gioca per la squadra ma è semplicemente scarso”.

Allora, possiamo fare finta di nulla o analizzare la situazione. Non prendiamoci in giro. Almeno uno (che poi saranno due/tre/quattro) dei vostri amici, non importa se interista o meno, avrà argomentato tale pensiero e sentenziato una delle frasi di cui sopra. Ebbene signori, sul tifo del mister nerazzurro mi sembra ci sia poco da dire. Anzi la risposta migliore l’ha data proprio lui quando guidava la Juventus. Io non dimentico quel: “Se dovessi allenare Inter o Milan diventerei il primo tifoso di quelle squadre”, pronunciato da Conte proprio quando era sotto contratto con la Vecchia Signora. E mi sembra evidente che il suo comportamento attuale stia certificando quanto sostenuto anni e anni fa. Per cui per cortesia, evitiamo di cadere in facili tranelli e in discussioni che non hanno un senso logico. Non esistono tecnici che vogliono il male della propria squadra, semplicemente perché  nessuno punta a perdere il proprio lavoro, i lauti contratti che ne derivano e la dignità. Una parola il cui significato viene troppo spesso dimenticato. Per cui chi vuole criticare Conte lo faccia pure, ma almeno con cognizione di causa.

“E ma in Champions l’Inter è praticamente già fuori”. Signori, i nerazzurri hanno certamente sbagliato la gara d’esordio, perché sarebbero serviti sicuramente i tre punti. Ma a Barcellona, tenendo conto dell’avversario, io ho visto nel primo tempo la migliore Inter degli ultimi anni. Certo, alla fine i punti sono stati conquistati dai catalani e per andare lontano servono prestazioni di 90 e più minuti, ma io sono sicuro che ripetendo la prima frazione del Camp Nou la Beneamata potrà togliersi parecchie soddisfazioni. È vero che si è all’inizio di un percorso. E non ce la si può prendere con chi c’è adesso per gli insuccessi del passato. I giudizi temporali e temporanei sono i più sbagliati che si possano dare, proprio perché soggetti a variazioni da un momento all’altro.

L’esempio più calzante porta a Lukaku. Il gigante belga ha lasciato già il segno nel Derby, ma ora, dopo aver giocato male contro la Juventus, è diventato scarso. Ed “era meglio tenere Icardi”. Mauro resterà sempre un grandissimo goleador, ma pure Romelu potrà lasciare il segno nella storia dell’Inter. Parliamo a mio avviso di due grandi attaccanti, con caratteristiche diverse, che è sbagliato comparare. Il motivo è semplice: Icardi fa parte del passato, Lukaku del presente e del futuro. E sostenere che il maggiore realizzatore della storia del Belgio, la Nazionale numero uno al mondo nella classifica FIFA, sia scarso è un po’ come sostenere che “Yonghong Lì fosse meglio di Suning”.

Ah già, c’erano degli intenditori, tra tifosi e addetti ai lavori per carità, che nell’estate dei 200 milioni spesi sul mercato dai rossoneri, quella tanto per intenderci che in seguito avrebbe rischiato di portare il Milan tra i dilettanti secondo l’attuale CEO Gazidis, che avevano lanciato l’#SuningOut. Lasciate perdere, capiscers!

Sezione: Editoriale / Data: Ven 11 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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