"Non mi metto a parlare di arbitraggi, lasciamo stare". Non è uno scherzo: Antonio Conte ha iniziato - davvero - così la risposta alla domanda, posta in conferenza stampa alla vigilia del match di Champions League contro l'Eintracht Francoforte, sulla presunta superiorità degli arbitri europei rispetto a quelli italiani. Sì, proprio Antonio Conte. Che nelle ultime settimane sta mettendo in scena un teatrino che rasenta il ridicolo, specie se rapportato al passato del soggetto in questione e alle sue costanti lamentele sul tema arbitrale. 

Nella recente chiacchierata con la stampa, il tecnico del Napoli - visibilmente infastidito e 'nervosetto', per dirla con il linguaggio dei social - è tornato sul botta e risposta del post Maradona con Beppe Marotta, reo (a suo avviso) di aver fatto da "papà" a Cristian Chivu che però, pochi minuti dopo, ha replicato in maniera magistrale al collega, consigliando tra le righe a tutti gli interpreti del mondo del calcio di evitare "di piangere" per un fischio contro o a favore. Una pratica ormai consolidata tra i confini del Belpaese, dove tanti allenatori continuano la rampicata sulla 'Scala Mazzarri' delle lamentele. E Conte, nelle ultime settimane, sta proseguento imperterrito la scalata: "Appena si parla poco poco di arbitri, appena si solleva un problema li mandiamo in confusione. Avete visto? Appena qualcuno ha parlato è successo di tutto, è successo di tutto e di più e quindi non parliamo degli arbitri altrimenti li mandiamo ancora di più in confusione. Ripeto, dispiace perché vedi a volte il sistema non si basa su fondamenta solide. Al primo soffio di vento, appena qualcuno si alza per parlare e migliorare il calcio italiano, vedete che cavolo è successo..". Sipario.

Cosa è successo in queste due giornate, Antonio? Cosa? Due rigori sacrosanti fischiati a Lecce e Como contro il Napoli e due netti placcaggi da rugby in area negati all'Inter contro la Fiorentina? Dai, parla. Il "qualcuno" a cui si riferisce Conte ha il cognome che inizia per M e finisce per A. E, altro indizio, fa il presidente dell'Inter. Inutile prendersi in giro. Ma esattamente, cosa avrebbe fatto di sbagliato il signor Marotta che finalmente - ed evidenziamo la parola 'finalmente' - si è preso la responsabilità di presentarsi davanti alle telecamere dopo un evidente torto arbitrale (pur sottolineando il ko non sia stato legato solo a quello, ma anche ai meriti dell'avversario), come il rigore fischiato al Napoli per il contatto Mkhitaryan-Di Lorenzo su segnalazione - udite udite - del guardalinee? E con tanti saluti al protocollo VAR. 

Sì, quel protocollo VAR a cui nella scorsa stagione, guarda caso proprio dopo Inter-Napoli, lo stesso Conte si era 'aggrappato' per contestare il rigore su Dumfries (poi sbagliato da Calhanoglu). "Cosa mi dà fastidio? Sentirmi dire che il VAR non può intervenire perché spetta all'arbitro - aveva tuonato con arroganza e fastidio nella sala stampa di San Siro -. Che significa? Il VAR è utile per l'onestà e deve intervenire, ma dietro il protocollo ora ci sono dietrologie. Se c'è un errore deve intervenire e correggere, poi l'arbitro conferma al VAR la sua scelta. Ma non che si rifiugiano dietro queste cose. Io non voglio cattivi pensieri, ma onestà intellettuale. Siccome sento da un po' questa cose... iniziano un po' a girare". Parole datate 10 novembre 2024. Oggi siamo al 5 novembre dell'anno dopo, ma queste dichiarazioni sembrano invecchiate male. Che significa?

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 novembre 2025 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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