"Lukaku alla Roma ricorda la coppia che voleva formare l’Inter qualche anno fa, quella con Paulo Dybala. Poi per una questione di bilanci l’Inter fu costretta a scegliere solo uno di questi due e Inzaghi scelse Lukaku". Parole di Paolo Condò, a Sky Sport; pensiero di tanti, molti interisti. Come non pensarci? Come non pensare alla scelta di Inzaghi di puntare sul belga più che sull’argentino, da settimane in attesa di un cenno da Marotta and co e finito poi per scegliere il caldo e travolgente corteggiamento di Mourinho e i Friedkin. Mossa che ha fatto mugugnare sin dalle prime battute e ancora di più col passare dei mesi, quando l’infortunio d’inizio stagione ha costretto Big Rom ai box praticamente per (poco) più di metà stagione, al cospetto di un ispirato Dybala che al netto di qualche infortunio, dall’anfiteatro più antico del mondo, deliziava con i soliti colpi da maestro un curiosissimo pubblico. La ritrovata graduale e crescente forma fisica, direttamente proporzionale alla fiducia nei tifosi, aveva convinto l’Inter a compiere il grande passo e fare il grande investimento, di cuore più che di raziocinio, per riportare a casa il vecchio grande amore ritrovato Big Rom. Ma il lupo perde il pelo e seppur Romelu sia stato più volte accostato ai più pericolosi felini, questa volta, per quanto languide e misteriose le sue mosse, a tutto può essere accostato fuorché ad un felino. Un lupo ancora una volta travestito da agnello, ancora una volta impegnatissimo e bravissimo a inscenare un’ennesima parte da applausi, quantomeno nell’interpretazione… cinematografica.  Ma questa è non a caso la trama di un film già visto e rivisto su tutti gli schermi. 

Milan, Juventus, adesso Roma. E dopo tanto dire, insicurezze, dubbi e supposizioni Romelu Lukaku scaglia l’ennesima freccia al cuore degli interisti: a corte di José Mourinho in coppia con Paulo Dybala. Un’assurda congiunzione astrale che a posteriori suona più che di beffa da vero e proprio schiaffo morale all’intera Inter con particolare eco nei pensieri di Marotta, Ausilio e Inzaghi. Una nonchalance quella del belga a tratti paurosa volendo per un attimo soffermarsi sul cinismo un tantino sopra la media per essere annoverato al semplice “professionismo”, attenuante di un inconcepibile e inspiegabile comportamento. Il veloce susseguirsi di segnali ottimisti delle ultime ore proiettano gli interisti già al fatidico 28 ottobre prossimo, quando San Siro avrà anima e cuore spaccati tra Mourinho e Lukaku. Ogni contingenza attuale lascia pensare ad un Meazza incandescente dal quale aspettarsi tutto e il contrario di tutto. Un po’ come da questo campionato in avvio, inevitabilmente appena sovvertito dall’eventuale sopraccitato tandem Dybala-Lukaku. 

Coppia da capogiro per i fantallenatori che deve però fare i conti con una traballante condizione fisica del primo e tempi di riassestamento del secondo, altrettanto incerti. Primo allarme rosso servito dalla Joya che ieri a Verona ha lasciato anzitempo la contesa per un nuovo problema muscolare. Problematica che di recente (soprattutto) ha mandato a corrente alterna anche il belga, prima parte di stagione 2022 dixit. Ma supponendo che tutto vada secondo le previsioni (e guai a dire gatto finché non ce l’hai nel sacco) sono e sarebbero problematiche che non appartengono a queste sedi. E a quella fatidica data d’autunno mancano ancora due mesi e in mezzo, oltre ai tanti impegni sul campo a partire dalla trasferta di Cagliari di domani passando per derby, prime partite di Champions League e via discorrendo, c’è per l’Inter una rosa ancora da ultimare, con un mercato in cui si freme in attesa che da Monaco di Baviera venga liberato Pavard e in attesa di capire quale sarà (proprio il francese?) il punto d’inizio della stagione delle (contro)risposte nerazzurre. 

Per cui, di tempo per pensare al belga che torna da avversario ce ne sarà. O forse è meglio non pensarci proprio e stabilire che ora è solo affare giallorosso e buona fortuna a lui. Tanti anni fa, del resto, la Curva Sud dell'Olimpico intonava un coro: "Che ce frega del cileno noi c'avemo Totti gol". Ecco, il tifoso interista può sentirsi legittimato tranquillamente a cantare anche fra sé e sé: "Che ci frega del belga, noi abbiamo..." e nome a piacere. Partendo dalla certezza Lautaro e sperando che nel frattempo ci sia spellate abbastanza le mani per Thuram, Arnautovic e altri... o magari proprio il cileno, ultimo ritrovato in casa Inter.

I rimorsi e i rimpianti, mai come adesso, non possono essere affare nerazzurro.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 agosto 2023 alle 00:30
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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