Inseguendo il modello unico, ma con pazienza. Tante volte nel calcio questa parola è sottovalutata e in certi discorsi suona quasi come un impiccio, soprattutto tra i tifosi. Anche io lo sono e come loro vorrei vincere, sempre, contro tutti e sin da subito, ma di questi tempi pretendere il risultato immediato è abbastanza utopico, soprattutto nel caso dell'Inter. Come detto, la pazienza, in primis. Inutile ritornare su ciò che è stato fatto nel post Triplete: le scelte che hanno portato l'Inter nel pericoloso vortice che ha creato la situazione che ha tristemente accompagnato la débâcle di queste ultime annate sono sotto gli occhi di tutti e non serve, ancora oggi, ribadire certi errori.

Sperando che questo vortice sia arrivato finalmente alla fine, tengo a sottolineare che una cosa mi lascia perplesso, stizzito per certi versi: il continuo accostamento a un'altra società, affiancando l'Inter al cosiddetto 'modello' da seguire. Borussia Dortmund, Atletico Madrid e Arsenal (solo per citarne alcune) spesso vengono prese come prototipo ideale che, in mancanza di risorse economiche di altissimo livello su cui, invece, possono contare le varie Real Madrid, Barcellona, Chelsea, Manchester City o Paris Saint Germain, riesce a costruire campioni fatti in casa. Ma la domanda che mi sorge spontanea rivendicando quell'orgoglio che troppe volte ho visto in secondo piano in questi anni di sofferenza è la seguente: un club storico, vincente, leggendario e unico come l'Inter deve prendere ad esempio altre società obbligatoriamente? Sarebbe ora di creare, costruire ed esportare nel mondo il 'modello Inter'. L'unico.

Il lavoro di Klopp, dei Colchoneros e di Wenger in questi anni è stato certamente da applaudire, ma queste tre squadre difficilmente arriveranno a competere definitivamente con le altre big e ad essere al loro stesso livello. I Gunners hanno lanciato talenti assoluti, ma spesso sono stati spesi tanti soldi, anche in malo modo. Senza dimenticare che i trofei vinti, come ricorda spesso il nostro amico Mourinho, sono pochi. Il Borussia vende i vari Gotze e Lewandowski al Bayern Monaco rivale di sempre, mentre gli spagnoli cedono a ripetizione gente come Torres, Aguero, Falcao e Diego Costa per poi ricominciare da capo lo stesso processo. E i risultati? La super annata singola ci può stare, ma per l'Inter la 'parentesi' deve diventare abitudine, abitudine nel lottare per vincere perché il tifoso non vuole l'annata, ma il progetto. Per questo motivo voglio qualcosa di diverso.

Non vorrei mai e poi mai veder crescere, affermarsi e diventare campioni ragazzi come Kovacic e Icardi per poi essere venduti al miglior offerente, anche a fronte di una somma di denaro clamorosa perché operazioni stile Ibrahimovic-Barcellona non capitano tutti i giorni. Tremo quando sento dire che Thohir potrebbe pensare a una possibile cessione dei due super baby in caso di arrivo di una grande d'Europa con un assegno 'a più zeri'. Per fortuna le recenti dichiarazioni del tycoon mi hanno tranquillizzato, ma per tornare l'Inter di sempre occorrerà anche altro. Ok valorizzare i giovani, ma non bisognerà mai privarsi di loro una volta diventati grandi. Solo così, con l'aggiunta graduale di altri grandi giocatori, si potrà tornare a dettar legge, in Italia come in Europa. Borussia, Atletico e Arsenal sono grandi realtà, ma per l'Inter voglio di più. Quindi, fiducia a Thohir e che il 'modello Inter' abbia finalmente inizio. L'unico.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 25 giugno 2014 alle 00:01
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
vedi letture
Print