Il mercato dell'Inter comincia a delinearsi in modo dettagliato. Prima Hakimi e la conferma di Sanchez, poi Kolarov e probabilmente Vidal. E non è finita qui, perché a quanto emerge, l'idea sarebbe quella di aggiungere anche un esterno sinistro, un quarto attaccante e pure un altro centrocampista centrale. Ed è proprio la mediana il reparto che alla fine potrebbe essere quello più modificato rispetto alle ultime stagioni. Chiaro, come detto e ridetto, tutto passerà dalle cessioni. No, non è un dettaglio che riguarda soltanto l'Inter: tutti i club, come ammesso in ultimo anche da Leonardo, dovranno fare i conti con le conseguenze della pandemia. E se il nome della quarta punta resta da scoprire e se gli indizi per il laterale mancino portano a Emerson Palmieri (il Chelsea l'ha messo in vendita e la strategia dei nerazzurri è quella di aspettare i 'saldi' di fine mercato dopo aver incassato già da tempo l'ok dell'italo-brasiliano), resta vivo il sogno Kanté.

La conseguenza logica dell'eventuale arrivo del francese sembra essere quella dell'uscita di Brozovic, con l'ex Leicester a fare da diga davanti alla difesa e attorniato da una folta batteria di interni di gamba, polmoni, qualità e possibilmente gol come Barella, Sensi, Eriksen e Vidal. Oltre al croato, dunque, in lista partenze anche Vecino, Joao Mario e, ragionevolmente, uno tra Gagliardini il rientrante Nainggolan (ma qui occhio alle sorprese...), mentre Borja Valero ha già salutato la compagnia.

A una prima occhiata, sembra che tutto fili correttamente. Resta però da capire il ruolo che avrà Christian Eriksen in questo presunto disegno. Con Barella perno imprescindibile, Sensi ritrovato (dita incrociate) e il tanto agognato Vidal, che ne sarà del danese? Tante chiacchiere attorno all'ex Tottenham, ma il discorso appare semplice. Al limite del banale. O si punta forte su di lui o è meglio dirsi addio. Un altro anno di naftalina non farebbe bene a nessuna delle due parti. Eriksen è un centrocampista eccezionale, tra i migliori al mondo. Non parliamo per luoghi comuni: il danese ha qualità da campione, ma sa pure mettersi a disposizione della squadra. Il discorso di incastro con le idee di Conte non vira sul 3-5-2 o sul 3-4-1-2, piuttosto sulle consegne del tecnico e sull'adattabilità del ragazzo al calcio italiano. Non deve esserci per forza una colpa quando un matrimonio non va bene, a volte l'assemblaggio risulta impossibile per ragioni intrinseche. Compito di Conte e di Eriksen, quindi, capire il prima possibile se la fusione è solo questione di tempo oppure irraggiungibile. Ma una certezza ci rimane: al di là dell'aspetto economico e dell'indubbio affare fatto a gennaio da Marotta e soci, bisogna fare di tutto per non avere il minimo rimpianto. Perché avere tra le mani un potenziale di questa caratura e non essere in grado di sfruttarlo sarebbe estremamente deludente.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 08 settembre 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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