La storia di Coutinho l’abbiamo seguita sin dall’inizio: sin da quando l’Inter bloccò il giovane fantasista – aveva solo 16 anni – del Vasco da Gama. Ma, per permettergli di completare la maturazione, sia fisico/atletica che tecnico/tattica, si decise di lasciarlo in Brasile fino al compimento della maggiore età, 18 anni.

Da allora, Coutinho – anche per via dei tratti somatici che lo fanno assomigliare ad un cartone animato – ha sempre riscosso molto successo presso tifosi e addetti ai lavori. I primi, ansiosi di vederlo all’opera e a caccia di video sul web per coglierne le prime gesta e i primi tocchi di palla; i secondi, invece, erano pronti a giurare di trovarsi di fronte ad un campionissimo dal sicuro avvenire.

I due anni passano in fretta ed arriva il giorno in cui si presenta a Milano, ad Appiano Gentile. L’Inter è alle prese con i primi giorni di ritiro di Rafa Benitez, la nostalgia di Mourinho si taglia a fette ma ci sono tre coppe da giocare e vincere (alla fine se ne vinceranno solo due: la Supercoppa italiana e il mondiale per club).

Coutinho si allena, fa intravedere sprazzi di bel gioco ma il campo non lo vede mai. L’allenatore spagnolo lo considera poco, soprattutto perché è abituato ad avere giocatori alti e possenti da un punto di vista fisico. Il ragazzo un po’ si immalinconisce: qualcuno, a gennaio scorso, parla di prestito ma l’Inter lo dichiara incedibile.

Arriva Leonardo che è pronto a giurare sulla classe immensa del giovane brasiliano, ma anche qui – complice una posizione Champions da centrare assolutamente – Coutinho non vede il campo.

Nell’estate 2011 si sprecano le voci di mercato, ma l’Inter dichiara che Coutihno farà parte del progetto Gasperini. Solo che anche Gasperini ha i suoi problemi e nel 3-4-3 il brasiliano non trova la giusta collocazione tattica.

E siamo all’oggi: salta anche Gasperini, arriva Ranieri ,uno che il 4-4-2 lo ha sposato da un pezzo ed uno con cui anche Snejider trova difficoltà ed allora, dopo un anno e mezzo di lanci falliti e di rilanci abbozzati, viene incontro l’Espanyol di Barcellona che accoglie nelle sue fila Philippe, spaventato di perdere il treno che lo dovrebbe portare alla Olimpiadi estive di Londra.

Un addio? Lui giura di no: “Vado cinque mesi all’Espanyol e spero di fare bene. Ho bisogno di giocare per le Olimpiadi ma poi tornerò all’Inter, saranno solo cinque mesi. Tifo Inter e tiferò affinché i miei compagni vincano lo scudetto”.

Tornerà? In un calcio fisico, molto fisico anche troppo ad oggi pare non esserci spazio per un giocatore della sua taglia, a meno che non risulti essere così decisivo come un certo Messi. Per ora, comunque, l’esperienza si chiude – temporaneamente – con un bottino di 19 presenze (ma molte a partita in corso), con soli 2 gol.

Forse, da questo punto di vista, ha ragione Ranieri quando afferma: “E’ sempre difficile dare dei consigli ai giovani: la vita ti pone davanti dei bivi e bisogna fare le scelte giuste al momento giusto. Quando ero giovane, io andai da Liedholm a dirgli che volevo essere venduto perché volevo giocare di più”. E cessione è stata…

Sezione: Editoriale / Data: Mar 31 gennaio 2012 alle 00:01
Autore: Giuseppe Granieri
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