Scrivo questo editoriale a caldo, così avrò tutta la notte per cambiare idea ma almeno non perderò la sensazione del momento. Pochi minuti fa Mazzoleni ha fischiato la fine di Inter-Bologna, dopo aver fischiato anche il primo rigore per i nerazzurri in questa stagione. Lo stesso arbitro che negò a Palacio (sempre lui) un penalty decisamente più clamoroso nel derby pre-natalizio. Ironia della sorte, l'incantesimo si è finalmente spezzato ma non è servito a nulla, visto che dagli undici metri Milito ha tirato uno dei peggiori rigori della sua ineguagliabile carriera, al pari di quello passato a De Gea nella finale di Supercoppa Europea nell'agosto 2011.

Una maledizione, c'è poco da dire. Persino Mancini, il primo vero mister X della storia moderna dell'Inter, rimarrebbe sorpreso dal 14esimo pareggio di Mazzarri in campionato, l'ennesimo contro un avversario di classifica e qualità inferiore. Ma valutando con obiettività la prestazione, senza soffermarsi sul risultato, mi chiedo cosa si potrebbe imputare all'allenatore, al tanto vituperato Mazzarri la cui testa su un piatto d'argento per taluni sarebbe la salvezza della squadra. L'Inter ha subito schiacciato nella propria area il Bologna, trovando la rete con Icardi e continuando a spingere. Poi che succede? Juan si fa male, la fascia sinistra diventa terra di conquista perché Rolando non è in serata e Nagatomo si fa infiocinare da un Garics versione Pastore, dando il là al pareggio bolognese.

Ok, calma e sangue freddo, direbbe la meteora Luca Dirisio: palla al centro e si ricomincia a spingere, senza troppa fortuna. Secondo tempo ancora in attacco, a costo di rischiare contropiede. Dentro Kovacic, finalmente un fattore a partita in corso (a questo punto testiamolo dal primo minuto, no?) e nerazzurri ancora in vantaggio con una perla di Icardi, una doppietta in risposta ai frenetici gossippari e alle voci di mercato che lo vedono scalzato da un bomber in arrivo. Partita in ghiaccio? Macché, cross innocuo da sinistra e Rolando serve a Kone il pallone del 2-2. Svarione individuale, di uno dei difensori più affidabili di questa stagione.

Sembra un film già visto, insomma: si crea tanto in avanti, si segna ma poi si rovina tutto con disattenzioni nella propria area di rigore. “Lo fanno apposta”, il labiale di Mazzarri a commento di uno dei tanti errori dei singoli. La sensazione a volte è proprio questa, sembra quasi che certe disattenzioni, per il modo in cui avvengono, siano scelte ragionate. Non è così, ci mancherebbe. Ma sembra. E mi metto nei panni di un allenatore da mesi sulla graticola, che vede il lavoro di una settimana gettato al vento dai suoi giocatori. Se Nagatomo si fa saltare facile, se Rolando non stoppa bene un pallone e, dulcis in fundo, se Milito esalta le qualità ben celate di Curci è colpa di Mazzarri? Non ho dubbi sul fatto che i più strenui detrattori dell'exallenatoredelnapoli troveranno più di una ragione per condannarlo, ma stavolta a questo gioco al massacro, permettetemelo, non parteciperò. E lo dico a caldo, convinto che la notte non mi porterà consiglio.

Mazzarri in questa stagione ha commesso molti errori. Ha regalato tatticamente svariati primi tempi affidandosi all'arrembaggio caotico finale. Ha letto male certe partite variando assetto col contagocce quando sembrava necessario. Ha dato fiducia a giocatori che non lo hanno ripagato come avrebbe sperato (l'Alvarez di oggi, per esempio, o Guarin più di una volta), privando di occasioni chi invece avrebbe potuto essere più utile (Kovacic su tutti). Ha il limite di essere poco fantasioso tatticamente, eccessivamente lagnoso e di non avere appeal internazionale. Ma non mi si dica che contro il Bologna l'Inter abbia giocato male o che sia colpa di Mazzarri se i suoi giocatori, da bravi Penelope, tessono a lungo e poi disfano la tela con una semplicità disarmante.

È dopo queste partite che io, francamente, mi dissocio dagli interventisti nei confronti della panchina nerazzurra e mi convinco che non sia lì il vero problema. È in queste serate che, stando a quanto filtra da ambienti nerazzurri, mi rasserena il fatto che questa sia solo una stagione di raccolta dati, al termine della quale, con l'Europa League in tasca (perderla sarebbe un suicidio sportivo), Mazzarri riferirà a Thohir chi merita di giocare nell'Inter e chi no. Troppe volte un avvicendamento in panchina ha sollevato da responsabilità calciatori inadatti alla maglia che indossano. Colpa di carenze finanziarie che imponevano un cambio in panchina piuttosto che una rivoluzione nella rosa, decisamente più dispendiosa. Con Thohir sembra che la musica sia cambiata e forse la malsana abitudine di concentrarsi solo sul problema meno impegnativo verrà accantonata. In caso contrario, che alla rivoluzione in panchina segua anche quella nella rosa. Chi non è da Inter si accomodi fuori, a prescindere dall'allenatore.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 06 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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