Juventus e Inter. Due universi diversi che mai s’incontreranno, ma che sono sempre costretti allo scontro. La rivalità, inutile stare qui a sottolinearlo, è sempre accesa, in questi anni poi è diventata al Napalm, con scontri, fortunatamente sempre verbali, da una parte e dall’altra. ‘Il Derby d’Italia’, non più tale visto che  gli odiati bianconeri sono scesi in Serie B, una retrocessione non si prescrive, sia chiaro, è divenuto il derby dei veleni. La settimana che lo precede è sempre ricca di frecciatine e polemiche. Allo stadio, poi, il clima (specie a Torino) è da guerriglia, condito da un aberrante stupidità, altra combinazione di aggettivo e sostantivo non può essere usata nei confronti di chi fischia Eto’o (come Balotelli), oppure quando si intona quello stucchevole coro delle rose, dimenticando che il camerunese ha vinto più Champions della storia della stessa Juve, tre contro due, e non macchiate dal sangue di tifosi, oppure con l’ombra (pesante del doping).

Questi episodi hanno caratterizzato questa partita, alzando al massimo le vigilie e infuocando la partita in sé. Fortuna che ci sono ancora tifosi intelligenti che, senza la cecità e l’offuscamento di giudizio generato dal tifo, possono confrontarsi in maniera intelligente, senza vomitarsi addosso improperi o insulti. Capita che, due fratelli interisti, Giacomo e Luigi, possano seguire da casa la partita in compagnia degli amici d’infanzia Dario e Michele, tifosissimi appassionati della Juve. Dario e Michele non fanno parte del partito revisionista di Calciopoli. Hanno accettato ai tempi (e lo fanno anche tutt’oggi) le sentenze che punirono la loro Juve. Hanno sofferto per la loro squadra in Serie B, l’hanno seguita con tutti loro stessi nel campionato cadetto, l’hanno salutata al meglio nell’anno del ritorno in A e in Champions League. Hanno gioito delle vittorie e si sono disperati per le sconfitte.

Ma da parte loro non hanno mai preso di mira o accusato l’Inter per il loro nefasto fato. Anzi, hanno sempre apprezzato e applaudito le vittorie nerazzurre di questi anni, con grande fair play, nonostante la piccola gufatina silenziosa. Michele, da tifoso libero di mente e con una coscienza critica, ha apprezzato le scelte giuste della sua società e criticato quelle sbagliate. E’ dispiaciuto, ovviamente, nel profondo del cuore delle vittorie interiste (nonostante i prima citati riconoscimenti all’Inter) e non ultima del Milan, e allo sesso tempo preoccupato. Preoccupato perché non riesce a vedere la Juve competitiva come una volta. Lo si sente dire ‘Se pensiamo al passato, non abbiamo futuro’, oppure ‘Dobbiamo pensare ai prossimi campionati, non a quelli passati’, oppure ‘Con la scusa dello scudetto 2006, coprono le loro incompetenze’. Quanto ha ragione Michele.

Dario, tifoso da più anni di Michele solo per una questione anagrafica, è un inguaribile nostalgico. E’ cresciuto con Del Piero e Zidane negli occhi, con la Juve vincente ed è sempre fiducioso nell’affermare che quello che viene  è sempre  l’anno buono. La sua fiducia non annebbia però la sua coscienza critica. Dario riconosce i meriti dell’avversario (anche quando si chiama Inter) e critica, quando c’è da farlo, quando è giusto farlo. Anche lui come  Michele suole ripete frasi del tipo ‘Se pensiamo al passato, non abbiamo futuro’, oppure ‘Dobbiamo pensare ai prossimi campionati, non a quelli passati’, oppure ‘Con la scusa dello scudetto 2006, coprono le loro incompetenze’. D. ed M. sono fatti così, l’amore per il calcio e la pulizia intellettuale prima del tifo e del campanilismo. Le loro menti sono libere e non forviate da chi vuole ‘Parità di trattamento’ con proclami degni del dittatore che assoggetta le menti dei sudditi, non c’è desiderio di vendetta nei loro occhi, solo desiderio di tornare a gioire per la loro squadra.

Ah, se tutti i tifosi fossero come D. e M.!

Sezione: Editoriale / Data: Gio 21 luglio 2011 alle 00:01
Autore: Alberto Casavecchia
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