E' il turno di Jonathan Biabiany a Inter Nos, trasmissione in onda su Inter Channel. L'esterno francese risponde alle domande dei tifosi.
Come ti sei sentito quando l’Inter ti ha ricontattato?
“Sono stato contento, l’Inter è stata gentile perché mi ha permesso di allenarmi anche senza contratto. Poi ho firmato e sono stato felicissimo”.
Com’è stato invece fermarsi?
“Non ho mai avuto sintomi, ma trattandosi di problemi al cuore ho preso tutte le precauzioni e sono stato fermo anche più del dovuto”.
Com’è tornare a casa dopo essere partito?
“Io sono cresciuto qua, mi sento bene qui. Ho ritrovato tante persone che hanno popolato la mia infanzia, ora sono un po’ invecchiate ma è bello rivedersele accanto. L’Inter è una famiglia”.
La prima persona che associ all’Inter, chi è?
“Piero Ausilio. Lui è stato il primo che mi ha fatto firmare il contratto, in Francia, ed è stato emozionante rifirmare con lui da professionista, quest’estate”.
Cosa ti è passato per la testa quando sei tornato a giocare?
“La prima partita in cui sono subentrato è stata difficile, anche perché ho fatto tre mesi di lavoro molto intensi. Sono stato monitorato in ogni fase per vedere come reagiva il cuore. Ora invece sono più tranquillo. Sono tornato prima del previsto, i primi allenamenti con la squadra dovevo farli a Novembre, ma mi sono sentito bene e ho visto che ero utile alla squadra”.
Ti ricordi quando l’osservatore dell’Inter venne a vederti?
“Sì, mi ricordo quando Casiraghi venne a vedermi. Nel primo tempo stavamo perdendo 4-0, poi riuscimmo a pareggiare 4-4”.
Interviene Pierluigi Casiraghi, capo scout dell'Inter: “Mi ricordo quando andai a vederlo. Avevamo bisogno di un attaccante, Jonathan era impressionante perché riusciva ad accelerare anche dopo il primo scatto. Insieme a lui ne prendemmo altri due, ma alla fine la sua strada se l’è fatta da solo”.
Quest’anno l’Inter è da Scudetto?
“E’ bello che l’Inter sia tornata in vetta, ma dobbiamo lavorare per rimanere in vetta. Ci fa sentire forti, così com’è il nostro gruppo”.
Come mai hai scelto il numero 11?
“Ero abituato ad avere il 7, ma Geoffrey Kondogbia me l’ha rubato (ride, ndr). Così sono tornato all’undici, il numero che usavo in primavera”.
Ti ricordi del tuo Scudetto in Primavera?
“E’ stato un bel momento. Mi infortunai e giocai solo le fasi finali, ma fu bellissimo. Balotelli fu importante, ma anche altri giocatori che ora sono famosi: Bonucci, Mario stesso, Bolzoni… Ce ne sono anche altri che sono sparsi tra Serie A e Serie B, come Siligardi. Non eravamo i favoriti, c’era la Juventus che era molto forte, contro cui avevamo perso ad inizio stagione, ma alla fine riuscimmo a vincere noi. Esposito sapeva caricare la squadra e farsi sentire nello spogliatoio”.
Interviene Vincenzo Esposito, allenatore di quell’anno: “Quell’anno avevamo un attacco straordinario, Jonathan riuscì ad interpretare benissimo il suo ruolo. Lui ha fatto un percorso diverso dal solito, veniva dalla periferia di Parigi ed era parecchio introverso. E’ partito in punta di piedi ed è venuto fuori alla distanza”.
A che punto è la tua condizione fisica?
“Sono al 100%, siamo a Novembre e ora sono a posto. Ho avuto una prima parte di stagione impegnativa, ma ora ho ricominciato a giocare e sono pronto a giocare novanta minuti”.
Dopo l’Inter, per che squadra fai il tifo?
“L’Arsenal mi piace molto, ha avuto tanti giocatori francesi. Da bambino tifavo anche Paris Saint Germain e pure il Parma ha un posto nel mio cuore”.
Cos’è cambiato rispetto alla tua prima esperienza all’Inter?
“All’Inter di Benitez sono arrivato dopo appena un anno di Serie A, ho imparato tanto e ho anche fatto gol nella finale del Mondiale per Club (ride, ndr)”.
Cosa ti hanno insegnato i tuoi allenatori nei primi anni della tua carriera...?
“Con Iachini ho lavorato poco, appena arrivato mi sono dovuto fermare e poi sono andato in prestito. Con Zoratto ho avuto un ottimo rapporto, mi lascia la libertà di giocare, forse quello che mi ha lasciato più libero di esprimere il mio estro. Sentivo la fiducia, così come con Apolloni. Guidolin? E’ stato il mio primo allenatore in Serie A, è un grande. Mi ha fatto crescere molto, mi diceva sempre di andar su lungo senza abbassarmi per chiedere la palla”.
… E quando sei diventato un calciatore maturo?
Benitez all’Inter non ha avuto un gran rapporto con la squadra, ma lui mi ha fatto giocare spesso e mi ha fatto crescere tecnicamente. Ha avuto fiducia nei giovani come me e Coutinho. Donadoni? E’ stato il rapporto più bello della mia carriera. Ho imparato a fare più ruoli, a difendere e ad attaccare la profondità. Sono diventato un giocatore diverso, migliore. Poi purtroppo è finito male per colpa della società, ma rimane un grande allenatore. Mancini invece mi ha lanciato quand’ero in primavera, mi vedeva bene già quand’ero giovanissimo (ride, ndr). Sono grato, poi mi ha rivoluto e per questo mi rimarrà per sempre nel cuore”.
Quali sono le differenze tra le due Inter che hai vissuto?
“Arrivare all’Inter è stato un sogno perché mi sono allenato con tantissimi campioni. Ora invece la squadra sta tentando di riprendersi tutto e c’è un buon mix tra giovani ed esperti”.
Con quale compagno ti trovi meglio?
“Io esco spesso con Santon, Medel, Montoya e Manaj, ma sul campo mi trovo bene con tutti”.
In quali ruoli puoi giocare?
“Sono un po’ (ride, ndr). Mi trovo meglio come esterno nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1. Da seconda punta in un 4-3-2-1, ala nel 3-5-2, terzino nella difesa a quattro”.
Come ti trovi in questo gruppo?
“Quando sono arrivato, li ho trovato subito molto allegri. Sembra che ci conosciamo tutti da tanti anni e questo è il punto forte. Solo essendo uniti si può raggiungere certi obiettivi, anche al di là della solidità difensiva”.
Hai pensato a cosa fare quando tornerai a segnare?
“Qualcosa in mente ce l’ho, ma l'esultanza la detterà l’emozione”.
Qual è l’obiettivo?
“Mi piacerebbe fare la doppietta Coppa Italia e Scudetto, perché no?”
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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