Come ogni buon campionato che si rispetti anche quello 2010/11 inizia con l’eco della tradizionale guerriglia verbale tra Inter e Juventus. Un po’ di sana competizione, almeno prima che si scenda in campo, è sempre ben gradita, soprattutto oggi che il club bianconero sta lavorando alacremente per costruire una squadra all’altezza dei marziani nerazzurri. Ad accendere le polveri a meno di una settimana dal fischio d’inizio è stato il presidente Massimo Moratti, che a precisa domanda sull’esterofilia del suo club ha risposto: “Meglio essere multietnici che comprare le partite”. Apriti cielo, il giorno dopo non sono mancate le reazioni di John Elkann e Andrea Agnelli, ‘offesi’ da siffatte parole e pronti a replicare con il coro: “L’Inter non ha mai saputo perdere e deve ancora imparare a vincere”.

La classe non è acqua, nulla da aggiungere. Sempre meglio che un ‘vaffa’ gratuito e troppo popolano, che avrebbe portato il contendere a una discussione da bar. Ma se, sponda bianconera, la risposta merita applausi per i piani alti in cui si è mantenuta, io mi levo il cappello di fronte alla controreplica del numero uno di Corso Vittorio Emanuele, che la sera stessa ha ammesso di essersi sorpreso di tale reazione perché, a suo dire, non ha mai fatto il nome della Juventus. Grandioso.

Tecnicamente, Moratti ha ragione al 100%, nelle sue dichiarazioni il riferimento è a non precisati terzi. Quindi, si è chiesto, perché i due eredi della dinastia Agnelli si sono così risentiti a livello personale? Questo fenomeno viene descritto dal sapere comune con la terminologia ‘Coda di paglia’. Chi è immune da colpe, infatti, perché dovrebbe sentirsi chiamato in causa? La Juventus, e gli Agnelli lo sanno bene, è tra le responsabili dello scandalo Calciopoli, e continuare a parlarne è per oro un dolore. I due rampolli oggi a capo del club non sono colpevoli di quanto accaduto, ma ne ereditano le responsabilità. Per la serie: le colpe dei padri ricadano sui figli.  Parlare di nuovo corso, di stile Juve, di trasparenza è sempre un bene, ma non per questo, al minimo richiamo del cacciatore, bisogna nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e negare il passato contrattaccando.

Ovvio, Moratti si riferiva chiaramente alla Juventus quando ha espresso la frase “Rubare le partite”.Forse poteva risparmiarsela, ma va capito: solo negli ultimi anni la sua Inter sta raccogliendo quanto altri le hanno impedito di portare a casa negli anni '90 e nel primo quinquennio del nuovo millennio. E ora, pur di trovare un appiglio anti-nerazzurro (il campo parla fin troppo chiaramente), gli viene rinfacciata la sua passione per i giocatori stranieri e la scarsa italianità della sua squadra. Per questa ragione, oltre ad applaudire Moratti per aver ispirato l’effetto ‘Coda di paglia’, mi associo a lui dicendo ‘meglio tutti stranieri che disonesti’. Tanto, l’onestà non ha bandiera.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mer 25 agosto 2010 alle 11:37
Autore: Fabio Costantino
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