Titolo della rubrica: 'Calci&Parole'. Nulla di più calzante, oggi.

I calci sono quelli che hanno preso ieri diversi giocatori dell’Inter - per esempio Barella - senza vedere l’ombra di un cartellino rosso, nonostante l’ausilio del Var.

I calci sono pure quelli (non) presi dai difensori del Lecce e, tuttavia, visti dall’arbitro che ha poi annullato, per esempio, il gol (regolare) di Lukaku.

Calci, in parte, sono pure quelli, volgarissimi anche se solo verbali, presi da Conte durante tutta la partita.

Anche se, a ben vedere, quelli, potrebbero essere annoverati soprattutto tra le parole, anzi minacce miste a insulti, inenarrabili. Nulla di nuovo.

Parole sono pure altre. Si possono distinguere in varie categorie.

Sono parole a vanvera, per esempio, quelle pronunciate da Petrachi che ha messo il muso nelle valutazioni dell’Inter, senza premurarsi di far sparire le sciarpe della Roma appena Politano avesse messo piede in terra laziale.

Sono parole, troppe purtroppo, anche quelle che, ad oggi  -ripeto, ad oggi - hanno caratterizzato gli acquisti invernali dell’Inter.

Eriksen, col seguito di un terzino sinistro e di un vice-Lukaku, probabilmente arriveranno, e ne saremo ben lieti. Ciò su cui, invece, ci poniamo delle domande sono le tempistiche di approdo. Perché - obiettivamente - mettere sotto contratto, a gennaio, quel fior fiore di roba significa inevitabilmente lanciare il guanto di sfida alle altre pretendenti allo scudetto, ma se, nel frattempo, inizia il girone di ritorno e ci si presenta a Lecce col solo Borja Valero nella qualità di ricambio a metà campo, allora ogni minuto perso sarà o potrebbe essere (stato) decisivo. E, in effetti, in parte lo è stato. Attendere altre partite e altri punti non ha senso. Tanto vale, a quel punto, contrattualizzare la gente a giugno. Forse, non saprei, mi chiedo. A parole, me ne rendo conto, è facile.

Detto questo, il mezzo passo falso dell’Inter di ieri non è imputabile a Conte, che chiede rinforzi dalla notte dei tempi e che, sino a ieri, ha fatto le nozze con i fichi secchi, come si dice dalle parti del Salento.

Pure le sue - di parole - sono abbastanza chiare, in ogni santa conferenza stampa.

Non è il caso di fare nomi, ma è evidente ch, tirare dritt, sempre con gli stessi, anzi sempre con certi stessi, è durissima.

E la situazione è stata svelata perfettamente dal primo cambio di ieri, Godin-Bastoni, che non è stato un semplice cambio centrale per centrale, ma che è stato il frutto di una grande lettura tecnica e tattica, unita alla totale assenza di ricambi veri, al netto di un Sanchez ancora poco utilizzabile.

In poche parole - questa volta mie, senza se e senza ma - e senza considerare il gol che può essere considerato come un fatto fortuito (anche se non lo è affatto) dirò che, a partita bloccata, Bastoni-Godin ha portato l’Inter a giostrare sul centro sinistra, da dietro, con più possibilità di fraseggio e di possibili due contro uno. Questo, proprio per le caratteristiche di Bastoni che, vedi tu, va pure a fare il gol. Culo è la parola che verrebbe a molti. Non proprio, aggiungo io.

Resta una classifica oggi un po’ più amara.

Restano parole che volano con il vento, mentre i calci - veri o morali, in campo o in curva - rimangono belli impressi sulle mandibole e nella fronte.

E’ sempre tutta una complessa questione di calci e parole. Così sarà anche in futuro. Nel mezzo, speriamo pure in qualcos’altro. Danesi, trofei, gol e, come sempre, Inter. Ma proprio tanta. Ne abbiamo un gran bisogno. 

Giancarlo De Cata

Sezione: Calci & Parole / Data: Lun 20 gennaio 2020 alle 21:22
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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