Secondo appuntamento per l’Inter di Conte, a Cagliari nel match valido per la seconda giornata del campionato di Serie A stagione 2019-2020. Il tecnico nerazzurro, che ritrova Godin e può contare sull’ultimo arrivato Alexis Sanchez, conferma la stessa formazione del vittorioso esordio stagionale contro il Lecce. Ranocchia al centro della difesa, Vecino e Sensi ai lati di Brozovic, Lautaro-Lukaku in avanti. Sponda rossoblù, Maran si schiera a specchio: Nandez e Pellegrini ‘quinti’ di centrocampo, Nainggolan in cabina di regia e Joao Pedro a far coppia con Cerri (visto il grave infortunio di Pavoletti) in attacco. Olsen subito titolare tra i pali, Simeone parte dalla panchina.
PRIMO TEMPO - Con l’inizio del match, a risaltare sono principalmente il ritmo basso e il diverso modo delle due squadre, a fronte dello stesso modulo, di affrontare la fase di non possesso. In casa Cagliari, le due mezzali, senza comunque portare troppa pressione, escono su D’Ambrosio e Skriniar, mentre Joao Pedro e Cerri - molto stretti - lasciano impostare Ranocchia, chiudendo le linee di passaggio per Brozovic e la mezzala in zona palla. L’Inter, invece, si affida a Lukaku e Lautaro per contrastare l’impostazione del terzetto difensivo rossoblù e alza Sensi nella posizione di trequartista in pressione su Nainggolan. A portare densità tra le linee, così come Vecino nei consueti inserimenti senza palla, l’ex Sassuolo ci finisce anche nella fase di possesso. Andando a collaborare con la coppia di attaccanti nel tentativo di sorprendere la difesa avversaria per vie centrali. Il rientro puntuale di Ionita e Rog, lo schermo a protezione della difesa rappresentato da Radja e soprattutto poca velocità e precisione nei passaggi potenzialmente decisivi limita il potenziale offensivo degli uomini di Conte. Che provano, come alternativa di gioco molto presente, a sviluppare la manovra in ampiezza, dove Candreva e Asamoah sono costantemente a confronto rispettivamente con Pellegrini e Nandez. Cambi di gioco, qualche movimento in più senza palla, tagli alle spalle del diretto avversario e maggior successo nell’1vs1 premiano maggiormente l’esterno ghanese, più volte pericoloso a ridosso della linea di fondo. Sempre nel tentativo di sfruttare le corsie laterali e smuovere la compagine avversaria, nello sviluppo iniziale di una manovra a tratti comunque troppo compassata, Vecino e Sensi partono molto larghi alle spalle dei due ‘quinti’ compagni di squadra (molto alti). Per poi, nel corso dell’azione, entrare dentro al campo e provare a ‘scappare’ dalla marcatura di Ionita e Rog. Il vantaggio dell’Inter firmato Lautaro (al 27’) sugli sviluppi di un calcio d’angolo è l’episodio che indirizza momentaneamente l’esito di un match, nella prima frazione, molto spezzettato. La squadra di Conte è ordinata, gli 11 di Maran troppo poco incisivi. E, anche senza trovare grande fluidità e profondità di manovra, gli ospiti arrivano all’intervallo meritatamente in vantaggio.
SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, con l’ingresso dell’ultimo acquisto Simeone al posto di Cerri, i padroni di casa danno vita ad azioni più consapevoli, attraverso manovre veloci e verticali, indirizzate immediatamente verso la porta difesa da Handanovic. Per una manciata di minuti, Nainggolan prende in mano il centrocampo, Ionita e Rog (che invertono la propria posizione) accompagnano con forza e qualità, mentre Pellegrini e Nandez percorrono la fascia con facilità anche nella metà campo nerazzurra. La ‘nuova’ aggressività rossoblù, con l’atteggiamento rivolto alla conquista di metri di campo e la vittoria fisica di duelli in mezzo al campo, costringe l’Inter a ‘scappare’ all’indietro e porta al gol del pareggio (minuto 50) firmato Joao Pedro. L’Inter risponde ritrovando più qualità tecnica nelle giocate, utile ad eludere la pressione avversaria e ad aprire a sviluppi di manovra più fluidi e potenzialmente pericolosi. E, passando ‘coraggiosamente’ per vie centrali nella costruzione iniziale del gioco, la squadra guidata da Conte viene premiata dalla crescita minuto dopo minuto di Sensi, compagno ravvicinato di Brozovic nel palleggio in mediana e primo sostegno - nel ruolo di trequartista dalle parti di Nainggolan - di attaccanti ed esterni. Il ritmo rimane a tratti compassato, ma precisione e più velocità nella trasmissione della palla riportano gli ospiti in pieno controllo del match. Il terzetto difensivo, con Ranocchia a dominare nei tentativi rossoblù di ‘pescare’ subito la punta in zona centrale attraverso palloni alti e Skriniar a vincere ogni duello palla a terra, collabora a limitare (se non ad annullare) i pericoli dalle parti di Handanovic. Nell’Inter, Barella prende il posto di Vecino e qualche minuto dopo (al 72’) comincia l’azione che porta al rigore trasformato da Lukaku per il 2-1 nerazzurro. Il numero 23, grande ex della gara, entra subito nel vivo del gioco, trovando una buonissima linea di passaggio per l’attaccante belga che, bravissimo nel portare fuori la retroguardia di casa, premia l’inserimento di Sensi (da applausi per la conquista del tiro dagli 11 metri). Maran inserisce Castro per Pisacane e passa al 4-3-1-2, mentre Conte mette Politano per Lautaro e, con l’esordio di Godin al posto di Candreva, sposta D’Ambrosio a ‘quinto’ di centrocampo. Il 33 nerazzurro e Asamoah trovano molto campo e contribuiscono a un finale dove è più l’Inter, con Politano protagonista, ad andare vicina al 3-1, che il Cagliari (dentro anche Cigarini per Nainggolan) al gol del pareggio. Ora la sosta, con due vittorie in altrettante gare, e tanta voglia di scoprire i propri margini di crescita e le nuove potenziali armi arrivate da un mercato quasi finito. L'Inter c'è, la volontà di migliorare anche.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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