Ultima e ostica sfida del 2020 per l'Inter contro il Verona di Ivan Juric, nono in campionato e a secco di vittorie da due turni (ko con la Samp e pari con la Fiorentina dopo l'1-2 all'Olimpico con la Lazio dello scorso 12 dicembre). I nerazzurri di Antonio Conte vanno a caccia invece della settima vittoria di fila e cambiano assetto tattico: fuori Gagliardini e dentro Perisic, confermato il resto degli interpreti che ha battuto lo Spezia, per dar vita a un 3-4-2-1 che mira a sorprendere la retroguardia scaligera affidandosi al tridente. Schieramento speculare per Juric che opta per Colley al posto di Lazovic con Zaccagni altro supporto dell'ex nerazzurro Salcedo.
Primi dieci minuti di studio: Brozovic e Barella in cabina di regia devono fare i conti con un Hellas ordinato e attento nel chiudere le vie di passaggio a centrocampo. I lanci lunghi sono un'opzione per scavalcare la mediana, così Hakimi servito sulla destra guadagna il corner dal quale si svuluppa la prima occasione dell'incontro con Young, che da fuori area calcia a lato della porta difesa da Silvestri. Davanti Lukaku è braccato da Magnani che con la marcatura a uomo impedisce all'Inter il consueto gioco di sponda sul belga. I padroni di casa si affacciano in avanti al 26' con la prima grossa chance per Dimarco, servito sullo scambio con il tacco da Zaccagni e ipnotizzato da Handanovic, tra le poche sortite scaturite da un giro palla intelligente che nei numeri del possesso pareggia quello dell'Inter. Cinque minuti dopo però Juric è costretto al primo cambio forzato: out per infortunio Dawidowicz, dentro Lovato.
Partita che rimane bloccata e che potrebbe essere perciò decisa da stanchezza e conseguenti errori: uno è quello di Magnani che al 36' lascia campo libero a Lukaku, il belga scatta in area palla al piede e serve al centro Lautaro che di prima va al tiro d'esterno trovando in risposta l'ottimo riflesso in tuffo di Silvestri a salvare in corner. Nel finale di primo tempo, da parte di entrambe le squadre interventi più duri e decisi per provare a spezzare con più foga il gioco avversario: gialli per Brozovic e Zaccagni ed equilibrio anche nel numero dei falli, otto dell'Hellas contro i nove dei nerazzurri. Alla ripresa stesso undici per Conte, mentre Juric gioca il suo secondo cambio con Ilic inserito al posto di Salcedo al centro dellìattacco.
Nei primi minuti l'Hellas appare così più basso e difensivista, ma è una mossa che alza i ritmi del match e concede all'Inter maggiori spazi nell'impostazione della manovra facendole alzare il suo baricentro. Al 51' Hakimi sul limite di destra ha il tempo per seguire il movimento in area Lautaro e servirlo con un cross al bacio, il Toro anticipa Lovato e in girata con il destro batte Silvestri: palo-gol e vantaggio dei nerazzurri. Juric allora opta per la doppia sostituzione nel tentativo di ridare forze fresche e nuove idee sulla trequarti: richiamati in panchina Colley e Zaccagni, dentro Lazovic e Ruegg. Al 59' però si infortuna anche Lovato e il tecnico è costretto già al quinto cambio inserendo Gunter. Due minuti dopo, sullo stesso filone del vantaggio ancora Hakimi dalla destra per Lautaro il cui destro di prima stavolta trova la parata di Silvestri. L'Inter sembra avere in mano il match ma il clamoroso pasticcio di Handanovic al 63' rimette tutto in parità: sul cross di Faraoni, sfuggito sulla destra a Young, il numero 1 sloveno sbaglia la presa e serve l'assist di fronte a sé a Ilic che beffa anche Skriniar anche poco reattivo. Lo slovacco si riscatta sei minuti dopo: sugli sviluppi del corner, cross di Brozovic e stacco imponente del numero 37 che regala all'Inter il nuovo vantaggio.
Trovato il gol che riporta i nerazzurri davanti, Conte si affida al suo guerriero Vidal per proteggere i 3 punti: il cileno entrato in campo al 70' al posto di Perisic si sistema sul vertice alto del centrocampo, mentre Lautaro torna ad affiancare Lukaku nel 3-4-1-2. Nelle fasi conclusive dell'incontro l'Inter gestisce il possesso palla e mostra buona freschezza anche atletica: l'Hellas è costretto spesso al fallo, mentre le punizioni consentono ai nerazzurri di guadagnare tempo verso il 90'. Prima del triplice fischio, Conte come da copione aumenta il filtro a centrocampo inserendo Gagliardini al posto di Lautaro, mentre le uniche fiammate arrivano dai piedi di Lukaku: prima il destro deviato in corner da Ceccherini, poi il mancino dopo l'entrata in area in doppio passo e il tentativo in stirata su assist di Hakimi che si spengono sul fondo. Il tutto per tutto nel finale dei gialloblu è sterile e non impienserisce la formazione di Conte che protegge fino all'ultimo l'1-2. Una prova di maturità di un'Inter che si scopre camaleontica nella variazione del suo assetto tattico e nell'adattarsi ai risvolti del match, mentre è tenace nel perseguire i 3 punti. Per vincere al Bentegodi è sufficiente solo il piano A.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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