Il Corriere della Sera ospita sulle proprie pagine il ricordo di Beppe Severgnini per Gigi Simoni, scomparso nella giornata di ieri. 

"Solo l’Inter può inventarsi certe combinazioni. Nel giorno del 10° anniversario del Triplete — nostro e di nessun altro, in Italia — se ne va uno degli allenatori-simbolo della squadra. Gigi Simoni, il gentiluomo che avrebbe dovuto vincere in nerazzurro lo scudetto 1997/98 — lo chiedevano il gioco, la giustizia terrena e le divinità del calcio, che ci avevano prestato Ronaldo (l’originale). E invece venne beffato dagli arbitri e dal destino, come tutti noi interisti. Vinse una bellissima Coppa Uefa, quell’anno. Ho ancora negli occhi la finale con la Lazio, trasmessa da Parigi, la mia squadra bardata con strane righe orizzontali. Ricordo la mia gioia infantile e la meritata soddisfazione di un allenatore tranquillo. Gigi Simoni stava simpatico a molti giornalisti. L’avevo conosciuto da bambino su un album Panini — ricordo una maglia della Juventus, poi quella del Genoa, e un largo sorriso da buono hollywoodiano. L’ho conosciuto di persona quand’era allenatore, molti anni dopo. Aveva una caratteristica che non appartiene a tutti i tecnici del calcio: quando ti parlava, non ti raccontava balle. Oppure una balla la diceva, ma con gli occhi segnalava: guarda che è una balla, e mi tocca dirtela. Più spesso, preferiva tacere. Come lui — nella mia limitata esperienza personale — Alberto Zaccheroni, Claudio Ranieri e Carlo Ancelotti. Mettiamoci anche José Mourinho: per lui dire una bugia è un affronto al suo smisurato orgoglio, o un’opera d’arte. Dipende. Gigi Simoni era un allenatore che si faceva voler bene, anche quando non vinceva (i tifosi, quelli veri, sono più saggi di quanto vogliano farvi credere). Se poi vinceva, figuriamoci. A Cremona era una sorta di supereroe, e ha condotto la squadra a una promozione in A e alla vittoria nel Trofeo Anglo-Italiano nel 1993: i grigiorossi battono a Wembley in finale il Derby County con il risultato di 3-1 (c’ero!). Non a caso Simoni ha scelto Cremona per chiudere la carriera, prima come direttore tecnico (2013) e poi presidente (2014/16). Ma quasi tutte le piazze dov’è passato — lo si capisce dai ricordi affettuosi che stanno arrivando — ne conservano un buon ricordo. Credo che chi ama il calcio intuisca quando arriva un innamorato del gioco e del mestiere. Gigi Simoni era tra questi. Non l’unico, ma tra i più eleganti. Ecco perché se n’è andato nel giorno del decennale del Triplete: in modo da mescolarsi alla storia, e non farsi troppo notare".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 23 maggio 2020 alle 11:30 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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