"La verità è che noi interisti dobbiamo sempre pregare, questo è il verbo giusto. La tranquillità non è nel nostro Dna, non lo è mai stata anche in periodi più vincenti di questo". Lo dice lo chef Davide Oldani, intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista del derby.

La tranquillità in effetti in pieno caso Icardi non è proprio quel che si vive ad Appiano.
"Mauro si sta rivelando troppo giovane, troppo inesperto nella gestione dell’extra campo. Dentro non si discute, il rendimento è al di sopra di ogni sospetto. Ma proprio perché ha solo 26 anni, deve capire che non sempre le occasioni ricapitano: arriva un giorno in cui all’improvviso rimpiangi certe scelte".

Si riferisce a Wanda?
"Dico solo questo: io avrei l’età giusta per proteggere il mio lavoro e le mie scelte da altre persone, lui probabilmente no. E per la verità c’è da capire questo aspetto, non è mica facile gestire il guadagno, l’esposizione mediatica, la pressione".

Cosa pensa di Spalletti?
"Parlo da innamorato dell’Inter. E dico che è un tecnico che va bene per i traguardi attuali della società. Poi per pensare di altri step, una riflessione andrebbe fatta. Di sicuro in questo anno e mezzo ha fatto rendere la squadra a disposizione. Io resto dell’idea, come diceva Fabio Capello, che l’80% della prestazione di una squadra dipenda dai giocatori, il 20% dal mister. Ma quel 20% è decisivo. Mi rivedo nel ruolo dell’allenatore, è un po’ come lo chef: devi curare la spogliatoio come faccio io con la cucina. E capire in quali momenti intervenire".

Come su Icardi, appunto.
"Esatto, è la cura del gruppo, proprio così. L’anno del Triplete l’Inter non aveva 11 Ronaldo. Ma lo spogliatoio si sentiva difeso: c’era uno come Mourinho che proteggeva i calciatori da qualsiasi bombardamento. Il calcio è un gioco di squadra. Non è il tennis, non c’è Federer che vince da solo 100 tornei".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 14 marzo 2019 alle 10:11 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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