"Contatti in area di rigore tra braccio e pallone: non è sempre rigore ma, talvolta, può essere rigore. Da sempre croce per gli arbitri e ora dolore perché ai fischietti è stata tolta l’ancora di salvezza della involontarietà". Paolo Casarin, sul Corriere della Sera, affronta nuovamente il tema arbitrale in fatto di tocchi con mano/braccia. "Ricorso diffuso e sbrigativo nel mio passato, quasi a significare che all’arbitro era permesso punire o perdonare - spiega l'ex arbitro -. Le aree erano teatro di un numero limitato di massime punizioni a causa di un tasso elevato di perdoni; quasi uno spazio ove il terzino si poteva difendere agevolmente. Ma oggi si grida al gol e allora anche l’area è diventata un terreno infido per chi li vuole evitare. I difensori hanno protestato all’inizio di questo torneo, ma ora molti di loro giocano con le braccia dietro la schiena quasi ad ammettere che prima l’involontarietà era una scusa. E ora queste posizioni da pinguino si assumono anche nei tiri da vicino a dimostrare che un calciatore attento ha una grande rapidità a compattare corpo e braccia. Se però Calabria apre le braccia e intercetta il pallone che Ronaldo scaglia sì da vicino ma verso una porta aperta può entrare nella testa di Valeri un invito punitivo che davanti al monitor si consolida in un rigore. Che si può ora dare e che non si può paragonare a quello dato contro Cerri a regola appena sfornata e ora cancellata da Rizzoli".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 15 febbraio 2020 alle 11:00 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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