Michele Uva, vicepresidente Uefa, è stato intervistato oggi da Tuttosport. Ampio sguardio sul calcio europeo, con particolare focus sulla riforma delle coppe in programma.

Che stato di salute sta vivendo il calcio in Europa? 
"Il calcio europeo è sano e in crescita. Negli ultimi anni l’Uefa ha attivato una serie di iniziative e di investimenti legati allo sviluppo del calcio professionistico ma soprattutto giovanile e femminile. Oggi cominciamo a raccoglierne i frutti. E’ il primo anno, per esempio, che grazie al Financial Fair Play e le licenze, l’aggregato di tutti i campionati top europei è in attivo. Circa 8 anni fa perdevano 1 miliardo e settecentomilioni di euro mentre nell’ultimo esercizio guadagnano 600 milioni. Tra l’altro la creazione della Nations League ha ulteriormente dato visibilità alle Nazionali e a quello che è lo sport al mondo più popolare". 

Qual è il difetto maggiore del calcio italiano? 
"Non voglio dare giudizi e non posso ergermi a professore. Ora lo guardo con occhi diversi dall’osservatorio europeo della Uefa. Faccio un primo passaggio sui pregi. Oggi i successi delle varie squadre nazionali maschili e femminili a tutti i livelli ci sono riconosciuti e invidiati. nascono dagli investimenti negli staff e nelle infrastrutture, dalla ritrovata armonia e condivisione con i club e dai Centri federali territoriali che decidemmo un po’ di anni fa di introdurre. Ritornando alla domanda sul difetto, forse penso che fare sistema, lavorare tutti insieme per obiettivi comuni rinunciando a qualche vantaggio “personale”, sarebbe importante. Alla fine ci guadagnerebbero tutti". 

Il bello del calcio è il grande punto di domanda appeso prima dell’inizio di un campionato o di una partita. Questo progetto dell’Eca di una SuperChampions che garantisca la partecipazione a certi club a prescindere non rischia di far cadere la filosofia di base, ovvero il merito sportivo? 
"Non è un progetto dell’Eca. La Uefa normalmente inizia a fare valutazioni sui ritocchi con grande anticipo. Lo ha fatto da sempre. Non si è passati dalla Coppa Campioni alla Champions League in una settimana. Ci sono evoluzioni di prodotto che devono andare di pari passo con le evoluzioni della fruizione dello stesso. E’ stata abolita la Coppa delle Coppe, rivoluzionata la Coppa Uefa con l’Europa League. Ora dal 2021/22 verrà introdotta una nuova coppa. Ora ci stiamo interrogando se dal 2024 sarà necessaria una nuova rimodulazione dei format e questo non per andare incontro alle esigenze dei grandi club ma per garantire i principi di maggiore partecipazione, merito sportivo, stabilità economica, e competitività. Normale quindi che si facciano ragionamenti con l’Eca, le Leghe e le Federazioni per capire in questa fase di consultazione quali possano essere le idee migliori. Il prossimo 11 settembre ci sarà un incontro congiunto con tutti. Ora se ne parla tanto perché per la prima volta l’Uefa ha allargato al massimo il tavolo dove si crea il progetto. Deciderà alla fine il Comitato esecutivo dell’Uefa ma la differenza è he prima le decisioni arrivavano dall’alto. Esistono comunque dei capisaldi. Il merito sportivo garantito, per cui non ci sono wild card, e secondo punto non si gioca nei weekend, per cui i campionati nazionali vengono tutelati. L’Uefa troverà la soluzione migliore per tutti". 

Cosa vuol dire il fatto che in Italia la Juventus abbia vinto gli ultimi otto scudetti di fila? 
"Beh, tante cose. Visione, talento e organizzazione. Ma anche le altre società stanno crescendo. Il Napoli è stabilmente al vertice e sempre in Champions. le altre come Inter, Milan, Roma, Lazio, Torino, Fiorentina, Atalanta stanno arrivando, ma servono visione comune e stadi". 

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Sezione: News / Data: Gio 13 giugno 2019 alle 13:02 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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