"Questa Nazionale è da prime quattro, almeno sulla carta". Lo dice Marco Materazzi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Perché?
"Perché non vedo punti deboli. A cominciare dalla difesa, che è quella della Juve, con due esterni come De Sciglio e Darmian: giovani, ma anche ottimi giocatori".

Già che parliamo di difesa, togliamoci il pensiero: il suo pupillo Ranocchia lo avrebbe portato fra i 23?
"Sì, e non perché è il mio pupillo: per quello che ha dimostrato negli ultimi due mesi, raduno compreso, lo avrebbe meritato. Paletta fino all’amichevole di Madrid (il 5 marzo contro la Spagna, ndr) aveva giocato benissimo, ma da allora in poi ha fatto meno bene di Andrea". 

Pirlo e Verratti insieme: sembrava difficile, e invece...
"Perché difficile? Due fenomeni, con la testa e con i piedi, e il pallone lo vogliono lì, sul loro piede: i fenomeni insieme possono sempre giocare". 

E là davanti?
"Là davanti mi fido di Balotelli e di Cassano. Di Mario ci si può fidare perché arriva a questo Mondiale non spremuto e adesso deve solo goderselo. E perché nei momenti decisivi lui c’è sempre stato e io ne ricordo sempre uno, quel giorno a Parma quando vincemmo lo scudetto: i gol li fece Ibra, ma lui per 70’ su un pantano giocò da esterno come Garrincha". 

E’ vero che a livello di testa il meglio lo dà in Nazionale?
"A me sembra che sia da un po’ che la testa di Mario non fa scherzi: se a voi rubano il telefonino cosa fate, ringraziate il ladro o provate ad inseguirlo?". 

E perché fidarsi di Cassano?
"Perché il Mondiale per lui era un sogno e se l’è preso: ora deve pensare solo a divertirsi in campo, e farà divertire". 

Meravigliato dalla rinuncia a Rossi?
"Si sarà illuso, lo immagino e lo capisco. Però non si può dire che Prandelli non gli abbia dato tutta la fiducia possibile e mi pare difficile che proprio con lui sia stato indelicato o superficiale". 

Perché Prandelli può essere una garanzia?
"Perché non si è mai discostato dalle sue idee e oggi la sua è la Nazionale del possesso palla e della qualità anzitutto. Quella che non eravamo noi nel 2006, perché ogni squadra ha la sua filosofia". 

Però magari questa non ha il carattere della vostra?
"Però ha Buffon, Pirlo, De Rossi e loro c’erano anche otto anni fa: questo conta. E poi il carattere si costruisce anche strada facendo, ve lo dico io che un po’ me ne intendo". 

Sezione: News / Data: Mer 04 giugno 2014 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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