Luigi Garlando nel suo editoriale per la Gazzetta dello Sport affronta il cambiamento del gioco delle due squadre di Milano: "A furia di scambiarsi giocatori Inter e Milan si sono scambiate l'anima. Per anni lo abbiamo inserito tra i luoghi comuni: non ci sono più le stagioni di una volta; l'Inter è più forte, il Milan è più bello; i nerazzurri hanno grinta e fisico, i rossoneri la cultura del gioco tramandata dal patriarca Sacchi. Ora l'allenatore più sacchiano del campionato, Benitez, svezzato da vacanze studio a Milanello, educa i nerazzurri al palleggio e al possesso, mentre Allegri ripete che la palla deve viaggiare in fretta in verticale, verso le punte. Revolution".

Il cambiamento dei rossoneri passa attraverso i piedi di Ibra: "In una squadra troppo bella lo svedese soffre complessi d'inferiorità. Non riesce a essere il terminale di tanti campioni, ha bisogno di sentirsi il più campione di tutti. Come all'Inter, quando Materazzi gli faceva lanci di 40 metri e lui da solo sfidava le difese come al saloon. Come col Genoa su lancio di Pirlo. Segna, allarga le braccia e chiama i compagni: 'Venite qua. Visto? Vi faccio vincere...'. Per far rendere al massimo Ibra, la squadra deve farsi bruttina, rinunciare a un centrocampo d'arte e ragionare in verticale, veloce. Prendere o lasciare. Il Barça preferì lasciare. Si è tenuto stretto il bel gioco di Xavi e Iniesta e si è dotato di un terminale, meno geniale, ma più inzaghiano: Villa. Il Milan invece ha accettato di cambiare per Ibra, anche a costo di rinnegare la sua storia. Ieri Galliani ci ha messo il timbro: "Vogliamo vincere, non siamo al parco divertimenti".

Sezione: News / Data: Mar 28 settembre 2010 alle 15:34 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Guglielmo Cannavale
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