Domani sera Mario Balotelli saà tra i protagonisti de Le Iene Show con un'intervista a 360 gradi. Su questo sito vi abbiamo anticipato i contenuti principali, ecco il testo completo di quello che verrà proposto su Italia Uno:
Come va con Mourinho?
«A me ha preso molto bene, però, appunto perché mi ha preso molto bene litighiamo spesso».
Perché Mourinho ti vuole bene alla fine no?
«Sì... non va sempre bene, però mi vuole bene».
Mi hanno raccontato questo fatto: tu stavi giocando contro la Fiorentina e ad un certo punto hai perso una lente a contatto. Che è successo?
«No, avevo un taglio vicino all'occhio. Il mister si è arrabbiato perché io non sono tornato indietro, per questo non per altro. Per fortuna non abbiamo preso gol sennò ero morto (ride, ndr)».
Se tu dovessi dire una cosa a Mourinho che non gli hai mai detto, che cosa gli diresti?
«Non mi piace la tua macchina (ride, ndr)».
Di quale squadra sei tifoso?
«Io non tifo niente. Però da piccolo tifavo Milan. Adesso non tifo niente, gioco per l'Inter e vinco per l'Inter. Voglio precisare che sono andato a San Siro per Milan-Manchester per vedere una grande partita, non per vedere il Milan».
E sui cori razzisti che ci dici? Lo sai che li fanno anche i napoletani?
«Ma i napoletani sono italiani comunque. Io sono italiano e cercano di prendersela su questa cosa della pelle, ma io sono italiano, loro lo sanno».
Ma la soluzione qual è secondo te?
«Non lo so mica. Io sono una parte piccola di questo mondo. Non posso cambiarlo. Non dico che sarà sempre così, però comunque credo che stia migliorando. Anche se dall'inizio alla fine mi fanno queste cose, io non mi fermerei. Se invece li fanno ad un altro giocatore e lui vuole fermarsi, se avessi il potere allora fermerei le partite o farei giocare a porte chiuse. Comunque, secondo me è solo un modo per intimidire».
Visto che i cori razzisti non ti fanno innervosire più di tanto, cos'è che ti fa proprio arrabbiare?
«1: se mi rigano la macchina. 2: mia mamma quando non mi fa parlare al telefono, vado fuori di testa... Mamma fammi controbattere al telefono! 3: quando sono fuori e qualcuno grida qualcosa di non molto bello a me o a chi mi sta vicino».
E in campo quali sono le cose che ti danno fastidio?
«Il fallo evidente non fischiato mi fa proprio arrabbiare. Ma questo è il calcio, è meglio lasciar perdere, però dentro di me mi viene una rabbia incredibile».
É vero che c'è stata qualche donna che ha approfittato della tua posizione per farsi fotografare con te?
«Se si è fatta fotografare con me si vede che sono fotogenico. No scherzo, perché sono importante, se non fossi stato importante non l'avrebbe fatto».
Veniamo agli aneddoti. Che cosa è successo quando hai chiesto a Cristiano Ronaldo di scambiare la maglietta?
«Ho chiesto la sua maglietta e lui mi ha detto: "La devo già dare ad un altro". Allora gli ho risposto: “Io divento più forte di te”».
Li rivedi i tuoi gol?
«Sì. Quando li rivedo, non guardo soltanto la palla o quello che faccio io, guardo quelli che sono intorno a me cosa fanno. Perché quando sei in campo non te ne rendi conto e a volte ti viene da ridere, perché sono cose un po' strane. Tipo, quando ho fatto l'assist a Eto’o e lui ha tirato, c'era Maicon 20 metri più indietro. Era così concentrato che ha tirato pure lui...».
Senza pallone?!
«Sì, ed era quasi a centrocampo (ride, ndr)».
Il gol più bello che hai fatto qual è stato?
«O Chievo o Rubin Kazan, decidi tu».
Ne ha fatti partire tanti di missili però non esulti mai...
«Ho detto che esulterò alla finale dei Mondiali».
Perfetto
«Però aggiungo che esulterò anche alla finale di Champions perché il mio sogno è sempre quello di segnare in una competizione importante all'ultimo minuto. E magari non giocare dall'inizio, di entrare, segnare e vincere».
Qual è il gol che sogni di fare?
«Con l'orecchio (ride, ndr). Sì un gol brutto brutto, ma proprio che ti rimbalza addosso (ride, ndr). No, scherzo. Magari un colpo di tacco alla Ibra».
Che consiglio dai da campione a un ragazzino che lo vuole imitare?
«Posso darlo ai genitori: non assillare un ragazzino. Ho visto tanti genitori spingere un ragazzino ad andare a calcio perché vogliono che diventi chissà chi».
A te hanno fatto pressione?
«No, assolutamente. Anzi ti dico che i miei genitori non volevano neanche che giocassi a calcio. Volevano che facessi tutt'altro sport. Mi hanno fatto fare atletica, nuoto, basket. Ho fatto tutto. Mia mamma non voleva che io facessi il calciatore perché sapeva il mondo del calcio com'è. Non è un mondo brutto, assolutamente, è un mondo pieno di pericoli. La ringrazio perché il fisico che ho ce l'ho grazie a lei. Se fosse per me avrei giocato solo a calcio».
Come si fa a diventare il numero 1?
«Impegnandosi, lavorando in allenamento, cercando di migliorare sia le cose facili che quelle non impossibili, ma quasi. Una cosa che magari ti esce una volta, bisogna fare in modo che ti esca più volte».
Quindi bisogna allenarsi?
«Sì, allenamento. E poi giocando. Io non dico giocando da titolare. Ma comunque giocando. È lì che migliori. Perché una cosa che provi in allenamento, se non la provi la domenica non serve a niente».
Quindi tu dici che giocare la domenica è importantissimo?
«Sì, non dico dall'inizio. È normale, io vorrei giocare sempre dall'inizio, come tutti, però penso che l'importante sia giocare».
É vero che Cassano ti ha dato dei consigli?
«Sì. L'anno scorso o due anni fa. Era il periodo in cui non giocavo».
Cosa ti ha detto?
«Mi diceva di stare tranquillo, che sto in una grande società, che il mister mi vuole bene e mi diceva che gli sarebbe piaciuto giocare con me, così mi avrebbe messo a posto lui».
Per quanto riguarda la playstation come sei messo?
«Sono troppo forte. In questi ultimi tempi sono imbattibile. Chi vuole giocare contro di me alla playstation ha già perso. Sono troppo forte, mi meraviglio anch'io. Lì sì che sono un genio».
Sei più forte alla playstation che in mezzo al campo?
«Adesso sì, sicuramente».
Tu sei uno di quelli che quando era piccolo si portava il pallone ovunque?
«Sì, io portavo il pallone anche agli scout. Andavo in montagna, però non c'era il piano, c'era sempre la discesa. Ricordo che palleggiavo da solo. Quando sbagliavo mi finiva giù a valle e dovevo scendere a riprenderlo e risalire su».
Quindi ti conveniva non sbagliare?
«Magari mi è servito!».
Tra poco ti aspetta il Chelsea. Cosa pensi?
«Come sono fatto io, penso sempre a me e alla squadra, o alla squadra e a me e non penso all'avversario. Se noi pensiamo a noi, a come siamo forti noi, perché dobbiamo pensare agli altri? Secondo me lo fanno i tifosi che da un po' non vincono la Champions. Se noi pensiamo a quanto siamo forti, come facciamo bene in Italia, li mangiamo tutti secondo me, tutti».
E visto che tra poco ci saranno anche i Mondiali ti ho portato un regalino: la maglia della nazionale numero 15.
«15? Perché 15?»
Il 15 nella smorfia napoletana significa "o guaglione", il ragazzo. Siccome tu sei "guaglione" e fai bordello in mezzo al campo...
«Bordello non l'ho mai fatto. Guarda che di me parlano più di quello che dovrebbero».
Perciò ti ho portato il numero 15: perché essendo tu un ragazzo se queste cose non le fai ora, ma quando le vuoi fare?
«Sì? Dillo a mia mamma!».
E allora qual è un numero che ti piace?
«45, anche il tatuaggio»
È vero... Perchè?
«Perché è stato il mio primo numero che mi ha sempre portato fortuna. E poi perché la gente quando pensa al 45 deve pensare a Mario. Il 10 ce l'hanno tutti».
Allora facciamo così. Questa qua me la riprendo (la maglia nerazzurra col 45, ndr) e ti riporto la maglia della Nazionale con il numero 45.
«Speriamo che te la porti prima io... Scommettiamo una cena?».
Scommettiamo una bella cena!
«Se c'è la convocazione ai Mondiali...».
E ci sta il tuo nome?
«Ti porto la maglietta, mi paghi tre cene e in caso che vinciamo i Mondiali te ne pago 40, quante ne vuoi, tutto l'anno».
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