"Gli arbitri vanno aiutati, la rivoluzione tecnologica cambia in modo radicale il loro modo di pensare. Alla fine del percorso, ineludibile, avremo quello che da sempre si è inseguito: il doppio arbitro. Uno in campo, l’altro ai monitor. Un’integrazione che porterà solo vantaggi al calcio. Tutti gli altri esperimenti in questa direzione, il primo risale al 1935, sono naufragati perché invece di aggiungere qualcosa, toglievano. Con la Var, invece, si è trovata la giusta dimensione. Serve pazienza, come in tutte le rivoluzioni occorrerà tempo per vedere i risultati: alla fine ci sarà una generazione di arbitri figlia della Var". Parla così alla Gazzetta dello Sport Paolo Casarin, ex grande arbitro.

Casarin, meglio tardi che mai...
"Beh, le istituzioni del calcio hanno da sempre una impronta conservativa che ha portato ritardi. Questo in nome “dell’errore umano” da preservare. Un non senso: un tiro sbagliato fa parte del gioco, un gol non visto è da evitare come la peste. E siccome ci sono gli strumenti per farlo, restare fermi sarebbe stato dannoso perché i nuovi tifosi hanno la tecnologia nel Dna. La Fifa di Infantino lo ha capito. Ora tutti devono fare la loro parte per accelerare e migliorare la riforma".

Si riferisce anche a giocatori e allenatori?
"Certo: devono dare suggerimenti, esprimere i dubbi, partecipare in modo diretto con proposte. Ho sentito che Allegri ha fatto riferimento al tempo perso per rivedere un paio di episodi. Secondo lui il rischio è perdere minuti di gioco. A parte che statisticamente le gare durano sempre meno rispetto al passato, quale migliore occasione di introdurre il tempo effettivo? Un’ora in totale: sarebbe un grande passo avanti e si toglie un alibi anti Var. E poi si perde molto più tempo per le punizioni con lo spray, ma i tecnici forse non se ne sono accorti".

Sezione: News / Data: Sab 09 settembre 2017 alle 12:07 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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