Intervistato dal Corriere dello Sport, Dario Canovi analizza l'attualità del mondo degli agenti e offre unno sguardo personale anche sulla situazione dell'Inter.

 Avvocato Canovi, nel calciomercato oggi decide tutto chi ha in scuderia i giocatori migliori? 
"Certo. Ma si va oltre il portafoglio assistiti, a fare la differenza è spesso il portafoglio “vero”, cioè avere alle spalle una potenza economica. Perché oggi il ruolo di agente e quello del fondo d’investimento tendono a confondersi". 
 
Colpa della debolezza dei club? 
"Direi anche connivenza. E poi Fifa, Uefa e federazioni nazionali non hanno fatto nulla per far rispettare il regolamento sullo status dei calciatori, che proibisce l’intervento di terze parti. Invece, hanno applicato alla lettera la deregulation sulla figura degli agenti Fifa, oggi abolita". 
 
Più mediatori che agenti: sta venendo meno il tradizionale vincolo della procura? 
"Sì, perché il giovane agente che cresce con il calciatore poi è tagliato fuori quando arriva uno dei big. Che ha appeal, rapporti e interessi con i grandi club. O magari ha la forza economica per comprare la procura, fenomeno sempre più diffuso a tutti i livelli. I calciatori scelgono chi ha i legami più forti con i club, soggetti che possono orientarne le scelte: Joorabchian ora lavora con il Suning e l’Inter, ma ai tempi del City era entrato in rotta con Mancini come agente di Tevez. Beh, ho capito subito come sarebbe andata a finire con la panchina nerazzurra...". 

Sezione: News / Data: Ven 26 agosto 2016 alle 22:48 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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