Che i social network, dall'esplosione quasi inaspettata di Facebook, abbiano cambiato il nostro modo di interfacciarci con il mondo esterno, è un dato di fatto. Non è necessario snocciolare teorie sociologiche o dati statistici, il mondo moderno vive più in rete che sulle strade delle città. E anche i calciatori, soprattutto le nuove leve, si sono fatti coinvolgere dalla passione per il social networking, creando così qualche grattacapo alla comunicazione dei rispettivi club, il cui compito è reso assai più complicato dai nuovi canali di comunicazione personali. In generale, ai giocatori non viene vietato l'uso di Facebook, Twitter eccetera eccetera, sarebbe una forzatura nei confronti della loro libertà personale di individui, oltre che controproducente nei rapporti tra dipendente e azienda.
ESISTONO DEI LIMITI - Però esistono dei limiti da non varcare e a inizio stagione, onde evitare incomprnsioni o fughe di notizie, Stramaccioni ha chiesto un regolamento interno che impedisse ai calciatori nerazzurri attivi sui social network di fornire informazioni relative al proprio lavoro o al mondo Inter, compito che spetta all'ufficio stampa e al sito Inter.it. Accordo interno accettato da tutti ma che talvolta è stato dimenticato, imponendo una dura presa di posizione da parte del club. L'ultimo 'caso' è quello di Mudingayi, che ha comunicato l'esito degli esami cui si è sottoposto via Twitter, anticipando così l'Inter. Un errore di superficialità, nessuna premeditazione, ci mancherebbe. Ma la legge è uguale per tutti e i vari Guarin, Alvarez e Juan Jesus, tra i più disinibiti alla voce 'cinguettii', hanno in passato ricevuto richiami.
CAMPIONE... VIRTUALE - Prima che scoppiasse il caso Sneijder questa situazione era abbastanza serena, senza particolari picchi di tensione. Ma l'olandese, recidivo, dopo diversi richiami ha continuato a fornire informazioni proibite, la più eclatante il suo viaggio negli Stati Uniti per curarsi, notizia che ha sorpreso un po' tutti e che l'ufficio stampa nerazzurro avrebbe voluto trasmettere all'sterno nel modo giusto, trovandosi di conseguenza spiazzato. Va aggiunto che Sneijder è un grande fan dei social network ancor prima dell'esplosione di Twitter. Su Facebook, per esempio, si concedeva spesso agli amici più stretti o quelli a suo dire degni di fiducia. Fino a quando i soliti ignoranti non hanno iniziato a scrivere di tutto e a offendere lui come la moglie Yolanthe, costringendolo a chiudere l'account.
MEGLIO CINGUETTARE - Il trasferimento su Twitter è stato immediato, perché il social network dei 140 caratteri garantiva maggiore libertà di espressione e riservatezza, senza il rischio di trovarsi 'in casa' dei malintenzionati. Un modo per comunicare all'esterno senza necessariamente ricevere dei feedback o risposte poco gradite oppure senza che qualcuno potesse pretendere un'interazione con lui. In altre parole, la manna dal cielo per chi non vuole proprio rinunciare a comunicare ai tifosi quotidianamente. Una manna che è finita, perché la sua persistenza a dare informazioni poco gradite al club ha costretto la società a intervenire, vietandogli di cinguettare. Ed è stato un po' come privarlo delle sue scarpe chiodate su un rettangolo di gioco. Inevitabile una sua reazione negativa, resa nota dalla moglie Yolanthe (anche lei social networker attivissima) in modo poco elegante e quasi accusatorio, celando le ragioni della controparte.
FUORI DAGLI SCHEMI - In tutta questa vicenda, che si spera non abbia conseguenze in ambito professionale tra Sneijder e l'Inter, spicca il delicato equilibrio in ambito comunicazione che l'Inter vuole cercare di mantenere. Non è un caso se gli altri twittatori della squadra si limitino a dire 'buongiorno', a pubblicare gli orari delle partite, a ringraziare i tifosi oppure a postare foto di loro in campo o in famiglia. Nulla di trascendentale, in perfetta sintonia con il regolamento interno del club. Segno che i compagni di squadra di Wes hanno afferrato il messaggio, nonostante lo scivolone di Mudingayi dell'altro giorno che gli costerà una multa (annunciata da Stramaccioni). Chiaro che Sneijder, nella vita come in campo, non ami essere inquadrato in uno schema imposto da altri e preferisca avere libertà di manovra per dare ossigeno alla sua creatività. Ma se sul rettangolo di gioco Stramaccioni cercherà di accontentarlo studiando un assetto che possa sorreggerlo, in rete la dirigenza nerazzurra ha deciso di non fare più sconti e gli ha imposto la 'panchina'. Nella speranza che capisca il motivo e, magari, in futuro segua l'esempio dei compagni.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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