Il mercato estivo è ufficialmente finito. L'Inter in questa sessione è stata particolarmente attiva sul fronte entrate e su quello uscite. Nel complesso ha investito o si è impegnata a farlo, bonus esclusi, 93,7 milioni di euro e ha incassato, sempre bonus o percentuali di rivendita esclusi, 45,5 milioni di euro. Le cifre non mentono, il passivo è di 48,2 milioni di euro. Già di per sé è una buona notizia, dopo anni di campagne trasferimenti concluse in attivo o in pareggio, poter osservare il segno meno nel bilancio ufficiale. Ma questo non significa che tutto sia andato come da programma, come spesso avviene sul mercato.
L'obiettivo della dirigenza, in accordo con la proprietà, era investire una fetta dei ricavi della scorsa stagione per svecchiare la rosa e sostituire degnamente i giocatori in uscita per fine contratto, senza privarsi dei cosiddetti 'big' per dare continuità a un progetto tecnico già orfano dell'allenatore che lo aveva portato avanti per quattro anni. Per questa ragione, anche in funzione del Mondiale per Club, l'Inter si è mossa in anticipo acquistando Petar Sucic dalla Dinamo Zagabria, Luis Henrique dall'OM e trattenendo, dopo aver lavorato a lungo su Rasmus Hojlund, Pio Esposito, la cui crescita è stata troppo evidente per ignorarla. Al punto da rifiutare anche offerte molto importanti per il centravanti fresco di convocazione in Nazionale azzurra. I tre nuovi arrivi sono partiti per la spedizione americana, non ha potuto farlo invece Ange-Yoan Bonny, prelevato dal Parma a inizio luglio. Quattro nuovi volti per sostituire i vari Mehdi Taremi (da poco trasferitosi all'Olympiacos per poco più di 2 milioni di euro), Kristjan Asllani (in prestito oneroso al Torino), considerati fuori dal progetto e i fine contratto Joaquin Correa e Marko Arnautovic.
Avvio convincente della finestra di mercato, poi la lunga fase di stallo all'inseguimento di Ademola Lookman, la grande occasione, il colpo che avrebbe fatto sognare i tifosi e avrebbe posto i nerazzurri in corsia di sorpasso sulle rivali nella corsa Scudetto. Un'opportunità nata all'improvviso dall'approccio dell'entourage del nigeriano, che lo ha proposto forte di una promessa da parte dell'Atalanta (via per 40 milioni). Impensabile in Viale della Liberazione non fare un tentativo per un giocatore di cotanta caratura a queste condizioni economiche. Ottimismo smorzato subito dal club bergamasco, che rifiutando l'offerta da 42+3 ha di fatto chiarito le proprie intenzioni: Lookman all'Inter non s'ha da fare, meglio all'estero se proprio deve accadere. Il resto della storia lo conoscono anche i muri, oggi il classe '97 si allena da solo a Zingonia, in aperta rottura con il suo club che ha preferito rinunciare a una cifra importante e trattenere un giocatore scontento piuttosto che venderlo ai nerazzurri di Milano.
I quali, da quanto filtra, dopo il primo rifiuto di Luca Percassi non hanno più insistito per Lookman, cambiando in accordo con Cristian Chivu strategia di mercato: niente attaccante extra, si vira su un centrocampista. Quanto basta per dar vita a un'altra telenovela di mercato agostana, quella per Manu Koné: prima offerto dai giallorossi per necessità finanziarie legate al FFP, poi tolto dalla vetrina perché i 40 milioni proposti non sono stati giudicati sufficienti. Tutto nel giro di 24 ore, stavolta. Permanendo l'idea di firmare un nuovo centrocampista con determinate caratteristiche, appena Asllani ha fatto le valigie ecco il blitz per Andy Diouf, obiettivo dichiarato del Napoli: 20 milioni più bonus al Lens e Chivu ottiene il mediano di gamba e corsa che mancava nella rosa. Nel mentre, dopo l'avvicendamento in rosa nelle'ultime ore di mercato tra Manuel Akanji e Benjamin Pavard che non sposta nulla nel livello della rosa (anche se lo svizzero potrebbe essere considerato più versatile), l'età media della difesa rimane alta (30 anni solo grazie alla permanenza di Tomas Palacios), nonostante un evidente bisogno di svecchiamento. Il sogno Giovanni Leoni si è infranto con un brusco risveglio a tinte Reds: 35 milioni e il difensore vola a Liverpool (con una forte sensazione di rimpianto). Di difficile valutazione tecnica invece la cessione all'Atalanta di Nicola Zalewski, fresco di riscatto per 6,5 milioni di euro dalla Roma e ceduto all'Atalanta per 17 milioni di euro. Finanziariamente operazione ottima, ma il polacco aveva una sua logica nella rosa nerazzurra e non è stato sostituito.
Quanto emerso soprattutto nelle ultime settimane è stata la volontà della dirigenza di abbassare il costo della rosa a bilancio (missione riuscita), limitandosi al necessario senza regalarsi colpi importanti. Non a caso ad oggi solo Akanji (per sostituzione di Pavard) e Sucic possono vantare ambizioni di titolarità, altrimenti l'undici tipo rimane lo stesso delle ultime due stagioni, ma con un allenatore diverso e idee nuove. La dirigenza ha sempre chiarito che dopo aver completato la rosa riempiendo le buche principali si sarebbe appostata sulla riva del fiume attendendo occasioni. Lookman lo era ma solo a determinate cifre, Koné idem con patate. Ma mai andando oltre certi limiti economici autoimposti, che avrebbero cambiato l'etichetta del giocatore in questione da opportunità a lusso troppo costoso. Certo, va aggiunto che rispetto ad altri club l'Inter non ha ceduto ai richiami del mercato per i suoi campioni (il caso più eclatante è Hakan Calhanoglu), intervenendo dove riteneva necessario e investendo su giovani già pronti o, quanto meno, rivendibili in futuro. Però la convinzione tra i tifosi è che dopo aver a lungo cullato il sogno Lookman, che per caratteristiche avrebbe elevato e non di poco la qualità offensiva della squadra, quel profilo sia stato accantonato troppo frettolosamente mentre in difesa l'età e il logoramento di alcuni dei principali interpreti potrebbe pesare nel prosieguo della stagione. Insomma, molto pragmatismo e poche illusioni.
Quella che, anche alla luce del budget a disposizione e del costo rosa relativamente basso che permetteva qualche sfizio extra, poteva essere una rivoluzione è stata invece rinviata alla prossima estate o al massimo a gennaio. La dirigenza ha evidentemente deciso di tenersi qualcosa in tasca per quando bisognerà sostituire cinque giocatori per fine contratto al termine dell'attuale stagione (potenzialmente sei, se Akanji non venisse riscattato), due dei quali titolari (portiere e difensore centrale). Il tempo per scovare i profili giusti c'è, così come per iniziare le trattative con potenziali parametri zero che possano essere un valore aggiunto alla squadra. Quella attuale invece rimarrà così e toccherà a Chivu fare di necessità virtù, sperando che la vecchia guardia possa essere un punto a favore piuttosto che un limite e che la prestazione contro l'Udinese rimanga un caso isolato. Ma serve molto ottimismo.
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