Alla fine la sfida del 29 ottobre la vince l'Inter. A quel giorno risaliva l'ultima vittoria in campionato dei nerazzurri, così che l'ultima sconfitta del Chievo, reduce perciò da 5 risultati utili consecutivi. A interrompere la striscia, per fortuna, è stata la squadra di Mancini che finalmente festeggia un successo da allenatore-bis della Beneamata, proprio al Bentegodi dove era iniziata la prima esperienza nerazzurra in campionato (fu un 2-2). Il terzo posto adesso è lontano 'appena' 6 punti, ma quel che più conta è aver riassaporato il dolce gusto dei tre punti, sperando che, come le ciliegie, una vittoria tiri l'altra.

LA SCORPACCIATA NATALIZIA - Il Mancio può gioire e continuare a lavorare con più serenità. Le sue impronte su questo gruppo, dopo l'inspiegabile ripresa di domenica scorsa, si fanno sempre più evidenti. Importante che l'Inter a Verona abbia retto a livello psicologico nonostante qualche black-out difensivo che poteva costare caro. Superarli e riprendere il controllo del match è stato significativo, anche perché al di là della classifica di fronte c'era un avversario in salute e imbattuto da un mese e mezzo. Che avrebbe mangiato il panettone (quello prenotato per Mazzarri) non era affatto in discussione, ma a voler essere originali Mancini si è gustato anche un buon pandoro, che ha addolcito l'amaro in bocca delle ultime settimane. Sperando che non sia già sazio, gli ricordiamo che a Natale ci sono tanti altri tipi di dolci da gustare...

CAPITANO TRADIZIONALISTA - A lungo l'Inter è stata considerata una barca in via di inabissamento. Mantenendo la metafora nautica, un capitano che si rispetti oltre al berretto di solito si distingue per una folta barba. Chi ha visto 'Titanic' o ha mangiato un bastoncino Findus può cogliere al volo il riferimento. Consapevole di ciò, il capitano della barca che stava affondando prima di ieri a Verona, Andrea Ranocchia, ha deciso di mettere da parte rasoio e schiuma da barba per rendere forse più istituzionale uno sguardo (lui stesso ne è consapevole) troppo acqua e sapone per intimorire gli attaccanti di turno. L'effetto è sicuramente apprezzabile, quella peluria extra alla Pirlo già intravista otto giorni prima gli attribuisce un'aura di rispettabilità ed esperienza utili per chi indossa la fascia. E per metterla bene in mostra, quale miglior modo che segnare un gol pesante e attirare le telecamere? Pasta del capitano.

CAOS GUARO - In attesa dell'evoluzione tattica e di schemi finalmente riconoscibili ed efficaci in zona offensiva, Mancini evidentemente punta su un'alternativa altrettanto funzionale: il caos. Si prenda in considerazione il gol del vantaggio dell'Inter: cross sporcato di Nagatomo, sponda di Icardi nel cuore dell'area e inserimento di Guarin che trascina su di sé due avversari (uno forse gli commette persino fallo) e libera Kovacic per un rigore in movimento. Il colombiano, in questo schema, ha il compito di creare confusione tra le maglie avversarie e porta a termine la missione. Chi meglio di lui, che crea scompiglio solo per il fatto di esistere, potrebbe interpretare questo schema d'attacco? La storia si ripete anche in occasione del raddoppio: assist di D'Ambrosio nel cuore dell'area e Guarin fa massa, consentendo a Ranocchia di battere indisturbato da pochi metri. Ben fatto, Guaro.

BALOTELLI, NO GRAZIE - Era successo con lo scambio Guarin-Vucinic, si è ripetuto con Mazzarri e l'ultimo episodio è il possibile ritorno di Balotelli all'Inter. I tifosi nerazzurri indossano i panni dei direttori sportivi e indicano la via del mercato e delle strategia tecniche che il club dovrebbe adottare. Bocciando, nella fattispecie e in modo piuttosto crudo, l'ipotesi del coming back. “Balotelli non lo vogliamo” è forse il coro più educato che la Curva Nord ieri ha fatto arrivare a chi di dovere, mettendo per qualche minuto da parte, prima e nel finale, la questione Chievo. C'è poco da aggiungere, se anche ci stessero pensando alla lontana ora Thohir, Ausilio e Mancini conoscono il parere della tifoseria più rappresentativa dell'Inter sull'argomento Supermario. Ne prendano nota e poi decidano il da farsi, alla fine chi prende le responsabilità di certe decisioni non sono i tifosi, che però un certo peso politico, e il passato lo insegna, lo mantengono.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 16 dicembre 2014 alle 08:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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