Ad un certo punto l’hanno pensato tutti: questa partita è stregata. Il destino sembrava aver voltato le spalle all’Inter di Antonio Conte che nonostante l’ottima prestazione a Praga, si stava smarrendo in un campo infestato dai peggiori fantasmi, neanche si stesse giocando vicino Canterville. La squadra è a un passo dal perdere la bussola a colpi di traverse, gol annullati, palloni usciti d’un soffio. L’incantesimo lo spezza una giocata sontuosa, conclusa da un calcio potente: Lazaro verticalizza, Lautaro scherza per l’ennesima volta il marcatore, Lukaku sfrutta uno scivolone avversario e s’invola verso la porta. Salta Kolar, è solo: scarica in porta tutto il nervosismo accumulato in ottanta minuti di battaglia. Un primo tempo in apnea, sempre dietro la linea della palla, e una ripresa leonina, totale: Conte mette la freccia e in questo momento agguanta il Borussia Dortmund che è caduto a Barcellona. In virtù degli scontri diretti, a pari punti quest’anno passa l’Inter. C’è da compiere l’ultima impresa.
VENTIDUE - Sono i gol segnati dagli attaccanti dell’Inter. L’anno scorso a maggio, quest’anno a fine novembre. Una delle infinite chiavi di lettura di una stagione sorprendente può essere trovata in questo dato: l’Inter che doveva farsi perdonare il secondo tempo osceno di Dortmund, si affida ai suoi due attaccanti che giocano una partita maestosa, totale. Lukaku e Lautaro sono gli MVP di questa squadra, la colonna portante dei risultati dell’Inter: il modo in cui si cercano, trovano i compagni e segnano è esemplare. In questo momento, sono fra le coppie d’attaccanti più forti del mondo. Lukaku di gol ne avrebbe segnati addirittura tre: uno annullato per intervento del VAR (giusto, anche se il tempismo non è ottimale) e l’altro per un fuorigioco millimetrico - ma l’aver fatto trenta metri di corsa e aver concluso l’azione con un doppio passo dovrebbe comunque rimanere negli annali. Lukaku e Martinez, i Men in Black hanno ribaltato la gara e consegnato alla squadra un’opportunità incredibile. Battere il Barcellona e fare la storia.
CONTATI - L’Inter che si presenta a Praga aveva tante idee ma pochi interpreti. Il centrocampo assolutamente sperimentale schierato da Conte ne è la prova: Brozovic mezzala insieme a Vecino, con Borja Valero a gestire. La verità è che Borja ripaga completamente la scelta forzata del mister, disputando una partita sapiente, a dettare. Il ritmo in condizioni non ottimali. Vecino è sempre in affanno quando si deve contrastare il ritmo, mentre Brozovic entra ed esce dalla partita senza mai perdersi del tutto. Quando la squadra ha la forza di alzare il baricentro, lo sforzo collettivo produce il risultato sperato e l’undici di Conte si potenzia grazie alle forti connessioni in campo. Gagliardini torna in campo e lo fa con coraggio, Lazaro è determinante nella spinta finale ed Esposito è al solito un elemento di caos organizzato che sconquassa l’ordine degli avversari: pochi ma buoni, con Conte è presto detto.
IL RITORNO - Bistrattato in questi mesi, c’è chi ieri sera ha giocato una gara sontuosa: Diego Godin ha retto la difesa dell’Inter nel momento di massima difficoltà, intercettando alcuni palloni velenosissimi e “pulendone” altri di rara importanza. Conte non si è mai voluto privare del Faraone, nemmeno nel momento di massima difficoltà dell’uruguagio: un sistema difensivo così alto e aggressivo non è l’ideale per Godin, ma l’ex capitano dell’Atleti sta prendendo le misure a un ruolo in cui dovrà giocare un ruolo fondamentale. L’Inter ha bisogno del miglior Godin - che sicuramente non può giocare più di due partite in una settimana a questi ritmi, ma che quando è in campo si nota. Fra due settimane arriva a Milano il Barcellona, una squadra che il Faraone conosce bene. In Champions League sarà la notte dei conti: se l’Inter batte il Barcellona, può disinteressarsi di quello che succede a Dortmund. Un se bello grosso, ma se c’è una squadra quest’anno da cui ci si può aspettare di tutto, è proprio quella allenata da Antonio Conte.
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Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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