André Onana, numero uno dell'Inter, è il protagonista di un'intervista per il canale YouTube di Rinat, azienda produttrice di guanti da portiere sua nuova fornitrice, dove si racconta a tutto tondo partendo in primo luogo dalla sua felicità per giocare il prossimo Mondiale: "Sono davvero elettrizzato, è il mio sogno da quando ero bambino. Ho lavorato una vita intera per poter giocare i Mondiali. Non andremo lì per fare shopping: se ci sarà da colpire, colpiremo; ma se sarà tempo di difendere, difenderemo". Onana ripensa poi alla sua esperienza all'Ajax, iniziata nel 2015 dopo il passaggio nella cantera del Barcellona: "Sono arrivato ad Amsterdam il 3 gennaio, la stagione successiva ho iniziato a giocare da portiere titolare".
Hai 26 anni e già una grande esperienza anche internazionale.
"Sì, ma specialmente in Italia ti considerano un bambino anche se hai 26 anni. Ma sono felice di avere avuto questa esperienza e di avere avuto la fortuna di debuttare abbastanza presto. A 19 anni ero titolare nell'Ajax, la verità è che ho vissuto anni meravigliosi, dove abbiamo fatto la storia. Sono felice di quello che abbiamo fatto ma ora bisogna guardare avanti. La vita di un portiere è molto lunga e abbiamo tanta strada da fare".
Sull'arrivo all'Inter e sul rapporto con Samir Handanovic.
"Sono molto contento di essere qui. Samir è un grande portiere, a 38 anni sta facendo ottime cose; è il modo per poter giocare per tanti anni".
Come ti sei trovato in questi primi mesi in Italia?
"Sto bene. Milano è una città top, ma non credo di dover essere io a dirlo visto che la conoscono tutti. Mi sono ambientato bene, perché ho vissuto in Spagna, a Barcellona, e ora a Milano. Sono molto simili, mi sento a casa qui".
Hai lasciato Barcellona a 19 anni per andare nei Paesi Bassi, questi cambiamenti hanno influenzato la tua vita?
"Alla fine, quando sei alla Masia ti trovi in una comfort zone. Quindi non è facile quando sei comodo e decidi di andare via senza sapere cosa ti aspetta lì fuori. Il passaggio dal Barcellona all'Ajax alla fine è andato abbastanza bene, anche se è stata dura. Perché vai in un Paese totalmente differente, a 18 anni e senza conoscere la lingua. Lì si parla olandese e inglese e io non parlavo nessuna delle due. Dal caldo di Barcellona, poi, sono passato ad allenarmi a -10 gradi. E' stato tutto molto diverso per me che venivo da un Paese caldo come il Camerun. All'inizio è stato difficile, ma ne è valsa la pena".
Sui sistemi di gioco incontrati in Spagna e in Olanda.
"In quel club c'è un controllo ben definito, hai il 90% del possesso palla. Ma quando vai a giocare in un altro Paese, è un'altra filosofia, un altro modo di giocare. Ti devi adattare, se non sei preparato finisci col calare e quindi diventa tutto più complicato".
Perché hai voluto giocare da portiere?
"Ho sempre avuto le idee chiare, perché mio fratello maggiore è stato portiere. Era il mio idolo, volevo seguire i suoi passi".
Chi è il tuo riferimento come portiere?
"Quando ero piccolo mi rifacevo a Iker Casillas e Victor Valdes, però c'è da dire che il ruolo di portiere è cambiato molto negli ultimi 20 anni. Oggi per me il portiere è qualcuno che deve dominare tutto, e ci sono pochi portieri al mondo a farlo. Ma c'è stato un giocatore che mi ha fatto cambiare il modo di giocare, ed è Manuel Neuer. Quando l'ho visto giocare ho detto subito che volevo diventare come lui e tutto è cambiato".
L'importanza di un portiere in squadra è dettata ora dal fatto di saper giocare coi piedi.
"Sì, per me è la posizione più importante. Perché se fai bene lì dietro alla fine sei come un attaccante e devi avere fiducia anche nel saperti prendere dei rischi ed essere coraggioso. E devi saper accettare anche gli errori, perché fanno parte dell'apprendimento. Viviamo anche di questi errori".
Su Messi.
"Mi sono allenato con lui, non ho mai visto nulla di simile. Poi è uno che non vuole perdere nemmeno negli uno-contro-uno in allenamento".
Che aspettative hai per il Mondiale?
"Lo vedo molto difficile per noi, non solo nel calcio ma anche nella vita. Ci sono momenti difficili ai quali siamo abituati. Abbiamo dato tutto per esserci e per giocare partite così, non posso promettere che vinceremo perché sappiamo di affrontare grandi giocatori, ma se ci sarà anche solo l'1% di possibilità di arrivare all'obiettivo... Sappiamo di non essere i migliori al mondo, ma non abbiamo paura di nessuno. Io rispetto tutti, sono timorato solo di Dio. Nel calcio non c'è nulla di scritto. Per i nostri tifosi partecipare è già una festa, ma io penso che il Camerun possa fare grandi cose quest'anno. Se ci batteranno non sarà perché abbiamo avuto paura ma perché saranno stati più bravi. Dobbiamo dimostrarlo sul campo, dobbiamo dare le nostre vite".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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