"Un uomo in missione". Romelu Lukaku parla così del suo arrivo all'Inter dopo la stagione travagliata vissuta al Manchester United, tornando anche alla delusione del Mondiale del 2018 sfumato con il Belgio nella semifinale persa contro la Francia. "Lì durante il Mondiale in Russia non l'avevo realizzato - ha dichiarato Big Rom che ha giocato in streaming a Call of Duty in collegamento con Bleacher Report -. Ero un po' euforico, siamo arrivati alle semifinali e parliamo di un piccolo Paese di soli 11 milioni di abitanti. Il dolore è arrivato un mese dopo quando ho rivisto tutti i video del Mondiale. Quello è stato difficile, perché pensi che ci sei arrivato davvero vicino. E questa cosa mi ha colpito soltanto dopo. Quando mi sono trasferito all'Inter avevo dentro tutta questa energia che intanto era cresciuta. Ed ero un uomo in missione. Mi dicevo: 'ok, questo sono io, andiamo'".

Durante il collegamento a Lukaku è stato chiesto anche della sua prima esperienza al Chelsea nel 2011: "​Lì tutto è accaduto in fretta. Avevo solo 18 anni, avevo appena finito le superiori tre mesi prima, mi ero diplomato e di colpo ero già nel treno per Londra. Lì conobbi Didier (Drogba, ndr), stava facendo fisioterapia. Mi disse subito che dovevo mostrargli il carattere 'Blue'. Da quel giorno cominciammo a parlare ogni giorno per almeno un'ora, prima dell'allenamento, dopo l'allenamento... Lui, Anelka e ogni altro giocatore in quello spogliatoio mi hanno mostrato ciò che serve per diventare la persona che sono oggi. Non era tanto l'allenatore, quanto i giocatori: avevano la mentalità che faceva dire loro: 'ok, andiamo a vincere'. È stata un'ottima esperienza, ho visto come hanno vinto la Champions League, l'FA Cup e questo mi è servito fino ad oggi".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 02 maggio 2020 alle 12:02
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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