Uno spreco di punti. È questa la sensazione che accompagna l’Inter di ritorno dalla trasferta di Roma, dopo che sul campo pesante dell’Olimpico è andato in scena un'opera in tre atti che si è concluso con l’ennesimo sperperamento di punti da parte della squadra di Conte, che sembra essere andata in crisi di risultati nel momento più importante della stagione.
I 90’ contro la Roma restituiscono una fotografia corretta della stagione: un buon inizio, con tre palle gol sciupate. Poi un gol sfortunato subito, a causa di un rimpallo fortuito - con conseguente cambio dell’inerzia del match. Una ripresa scintillante, in cui l’Inter è stata un rullo compressore: ha segnato due gol per ribaltarla, ma poteva farne almeno quattro.
Poi la discesa finale, il crepuscolo dell’opera di Conte, che incarta se stesso con i cambi: quando c’è da difendere il risultato, l’ex CT sceglie di schierare un pullman davanti alla porta, abbassando vertiginosamente il baricentro e togliendo ogni riferimento alla squadra. Risultato? Gol beffardo di una Roma gagliarda, che dopo aver messo in difficoltà l’Inter ed essere annegata, è riuscita a rimettere la testa su in extremis, rimanendo agganciata al treno del secondo posto. Per l’Inter, un altro boccone amarissimo, in attesa della Juventus.
LA BEFFA - L’Inter di Conte sembra abituata a delle partite fatte di altalene emotive. In tutto questo, la cosante è la capacità di creare gioco e la pochezza nella percentuale di conversione di tutte queste azioni da gol. Dall’altro lato, concedere due reti a partita agli avversari rende davvero difficile pensare di continuare a mantenere un ritmo da Scudetto - soprattutto viste le prossime gare.
I nerazzurri hanno sprecato l’inverosimile, anche contro la Roma: dalla prima occasione di Lautaro al colpo di testa ravvicinato di Lukaku, senza dimenticare il mancato cinismo dello stesso Big Rom sottoporta dopo l’errore di Pau Lopez, o la stessa mira sbilenca di Lautaro Martinez a tu per tu con il portiere giallorosso, poco prima che Skriniar riaprisse la partita. A voler essere crudeli, si può riportare alla memoria la svincolata di Vidal a centro area, un’occasione che fa il paio con quella di Bergamo contro l’Atalanta: la possibilità di sigillare un risultato fondamentale che invece viene rimesso in discussione per l’ennesima volta. Cos’è che non funziona?
La Roma gioca la sua gara, fatta di aggressione e di cinismo, anche se praticamente segna sugli unici due veri tiri in porta che tenta in tutta la partita. Fa male, per una squadra che dall’altro lato del Naviglio vede un Milan volare sulle ali dell’entusiasmo, trovarsi a recriminare contro se stessi domenica contro domenica. Perché il potenziale è enorme.
RULLO - L’Inter di inizio secondo tempo è una delle migliori versioni dell’anno delle idee di Conte: una squadra corta e aggressiva che non taglia i ponti di costruzione della Roma e si infila con insistenza tra le maglie giallorosse, alla ricerca del gol. Dopo il black-out della rete di Pellegrini, un altro mondo: Hakimi vola sulla fascia e Lautaro e Lukaku sono tornati a fare quel che sanno fare meglio, proponendosi per la squadra e giocando spalle alla porta. La difesa è corta e segue i centrocampisti nel pressing, spazzando via la Roma: il primo gol arriva da calcio d’angolo, ma il secondo è un capolavoro del calcio moderno. Lautaro si muove sulla sinistra e crea superiorità numerica, per poi aprire tutto a destra dove accorre il treno Hakimi, in versione Maicon: e se il colosso da quella posizione avrebbe tirato una sassata di esterno destro, Hakimi sceglie una soluzione più raffinata, con un tiro a giro di sinistro sul secondo palo, che bacia la traversa e s’insacca. Un tripudio emotivo di una squadra che ha rimesso le mani sul volante della partita grazie al miglior goleador tra i difensori d’Europa. Una garanzia, che però non basta a garantire i tre punti.
TASSELLO - Perché poi qualcosa cambia. La Roma deve recuperare il risultato e inizia a pressare alto, provando a rubare i tempi di gioco dell’Inter. Conte si gira verso la panchina e anziché scegliere la qualità, prova a modificare la struttura dell’Inter. Parlare con il senno di poi è facile, ma già contro il Napoli togliere Lautaro Martinez era stato deficitario: farlo contro la Roma, a oltre dieci minuti dalla fine, significa togliere un riferimento enorme alla squadra lì davanti. Perisic ha il compito di giocare negli spazi, ma entra in partita male e come lui faranno Gagliardini e Kolarov, le altre due soluzioni pensate per prendere il posto di un acciaccato Vidal e un Hakimi stanco, ma che poteva essere letale negli spazi che la Roma stava concedendo. L’unica certezza che si ha è che questo nuovo 5-4-1 regala il campo alla squadra di Fonseca che inizia a martellare e dopo un paio di azioni rocambolesche trova il pari grazie a una zuccata di Mancini, l’interista. Un colpo al cuore per la squadra di Conte, che sembrava essere riuscita a raddrizzare una partita dall’importanza fondamentale. Invece, dopo Marassi, un altro boccone amaro: come ci si rialza da questo doppio stop, ora che il Milan rischia la fuga? La risposta è semplice: passaggio del turno in Coppa Italia e vittoria contro la Juventus. I jolly per competere fino alla fine di questo campionato si stanno esaurendo e Conte non ha ancora pescato l’asso dal mazzo.
VIDEO - GOL STREPITOSO DI GNONTO AL LUCERNA: LASCIA INDIETRO IN DRIBBLING TUTTA LA DIFESA AVVERSARIA
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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