Alla scoperta di Diego Forlan. In una lunga intervista con Nagaja Beccalossi a Inter Channel nel programma Click, che mette il Cacha davanti a più foto da commentare, l'uruguaiano si lascia andare a diverse considerazioni. Si inizia dalla sua città, Montevideo: "Sono nato un po' fuori rispetto al centro, tutta la mia famiglia è ancora lì. Non ci torno molto spesso, ma quando vado ripartire e lasciare tutti lì non è semplice, ormai però sono abituato".
IL TEMPO DEI RICORDI - I ricordi d'infanzia di Forlan sono diversi: "Ne ho tanti, davvero. Quando ero piccolo mi piaceva tantissimo andare al club, dove giocavo a tennis, calcio, praticavo tutti gli sport. In estate andavo in piscina con tanti amici, è stato il momento più bello di quando ero bambino".
IL RAPPORTO CON IL PAPA' - Chi ha lanciato Diego nel calcio è stato papà Pablo: "Da piccolo andavo sempre con papà in giro - dice Diego ridendo -, andavamo a mangiare l'asado con i suoi ex compagni, mi raccontavano tantissime cose di calcio. Era veramente bellissimo, con tutti loro e con lui ho imparato veramente tanto. Quando vado in Uruguay adesso mi piace andare a salutare tutti questi amici, ex calciatori". Il consiglio più netto del papà: "Lavoro e sacrificio. Mi diceva sempre queste due parole, ogni volta che mi portava ad allenarmi con i giovani. Mi diceva sempre che senza sacrificio non si arriva da alcuna parte". Dal signor Pablo però arrivano anche critiche: "Sì, sempre (ride, ndr). Quando c'è una partita che abbiamo perso e magari io non ho giocato bene, lui si fa sentire in modi diversi: una telefonata, un messaggio. Si fa sentire sempre prima e sempre dopo, con lui e mio fratello parlo sempre prima e dopo la gara".
GLI INIZI ALL'INDEPENDIENTE - "Ho ricordi bellissimi - afferma Diego -. Ricordo un derby che giocammo contro il Racing, un inferno, eravamo in casa e giocavo con Gabi Milito, contro Diego. Finì con il loro pareggio nel finale, ma il ricordo è sempre bellissimo. Quei quattro anni in Argentina sono stati splendidi, la gente con me era fantastica, ho una casa lì e quando posso ci vado, in 25 minuti di aereo dall'Uruguay ci arrivo. Ho lasciato tanti amici, salutarli mi fa sempre piacere". Il sogno europeo c'era sempre stato: "In Argentina sfondare era difficile perché economicamente le società non sono forti come quelle europee, per cui il sogno è sempre fare bene in Sudamerica ma dopo c'è l'altro sogno di andare in Europa dove ci sono tutti i fenomeni del mondo. Sin da bambini si sogna sempre tutto ciò, ma posso dire anche di aver giocato in Argentina e poi con la Nazionale dell'Uruguay".
L'AVVENTURA MANCHESTER UNITED - Dall'Independiente, una telefonata: Forlan passa allo United. "Era un periodo incredibile, perché guardavo sempre il Manchester, quando mi hanno chiamato ero in vacanza con la mia famiglia è arrivata la chiamata del mio agente e mi ha detto di questa possibilità. Non avevo alcun dubbio, sapevo non fosse facile avere quell'opportunità, non ci ho pensato due volte. Non era un affare semplice, ma alla fine è andato in porto. A Manchester non ho avuto problemi anche perché da quando avevo 8 anni fino ai 18 per quattro ore al giorno a scuola ho studiato inglese, dunque ero facilitato. Non ho avuto problemi. Il clima? Non si può avere tutto, sei in una squadrona come lo United e devi accontentarti. Non c'è la spiaggia (ride, ndr), ma ero contentissimo. Ho vissuto due anni e mezzi bellissimi, magari adesso tornare in Inghilterra potrebbe essere un po' più difficile anche perché non conoscevo la Spagna e l'Italia, qui si vive meglio, ma in quel momento era una realtà del tutto nuova quindi non potevo dubitare. Le persone inglesi sono gentili, anche lì ho lasciato molti amici".
SOGNO SPAGNOLO E DUE SCARPE D'ORO - Dopo lo United, avventura in Spagna, al Villarreal prima e all'Atlético poi. Con due Scarpe d'Oro di mezzo: "Due riconoscimenti bellissimi, ho vissuto sette anni bellissimi. Per il Villarreal ricordo che quando al Manchester giocavo poco, parlai con Ferguson e gli dissi di voler andare, capì benissimo la mia sensazione, Sir Alex mi disse: 'Come allenatore non posso lasciarti andare, come persona so quanto hai lavorato e quanto meriteresti, dunque è giusto che tu vada'. Arrivai in una città diversa per clima, c'erano le spiagge, tanti argentini, ma ho fatto tre anni fantastici perché partimmo dal basso e siamo diventati una grande. Poi sono passato all'Atlético Madrid, una squadra grande, una città bellissima. Abbiamo vinto due coppe, perso una finale di Copa del Rey, tifosi caldissimi... La rivalità con il Real? E' strana, perché sono 12 anni che l'Atlético non vince col Real. E' veramente difficile da affrontare la situazione per i tifosi dei Colchoneros, però la rivalità resiste e il derby è sempre bello. A Madrid resto legato, non ho il tempo di andarci ma rimane nel mio cuore come città".
LA SUPERCOPPA VINTA CONTRO L'INTER - Con l'Atlético, anche una Supercoppa Europea vinta contro l'Inter che era di Benitez. Forlan commenta così: "Sapevamo fosse una partita difficile, l'Inter quell'anno aveva vinto tutto. Ma in una partita secca è sempre tutto diverso, credevamo di poter svoltare in quel momento così importante e con una grande partita abbiamo vinto. Con chi parlai? Conoscevo Diego, alcuni altri. Li ho salutati, ma quando si perde non è il momento. Il giorno prima però ci eravamo salutati e avevamo discusso parecchio, eravamo tutti allo stadio".
L'ARRIVO ALL'INTER - E poi, proprio Inter fu per il Cacha: "Ero molto emozionato al primo giorno alla Malpensa. La notizia era circolata ma ogni volta veniva rinviato l'affare, ma quando è diventato tutto fatto è stato splendido, perché volevo tantissimo l'Inter e avevo parlato molto con Cambiasso e Milito. Volevo fortemente una big come l'Inter. Il rapporto con il presidente Moratti? E' ottimo, è sempre molto gentile con me. Tutti quelli che lo conoscono dicono che è una persona gentile e splendida".
LA VITA DI GRUPPO - Il rapporto con il gruppo è fantastico. E Forlan racconta un pregio e/o un difetto dei suoi migliori amici dell'Inter: "Parto da Zanetti. Il capitano come pregio ha sempre un sorriso per tutti, non è mai triste o arrabbiato, veramente mai, e quello è molto bello; il difetto lo saprà trovare Paula, sua moglie (sorride, ndr), ma da compagno posso dire che ogni tanto mi stuzzica, sa che mi piace rispondere a qualsiasi provocazione. Lo fanno tutti i ragazzi argentini con me perché mi conoscono bene - dice ridendo -. Cambiasso invece è una persona alla quale piace sapere tutto, vuole leggere e sapere veramente tutto, non c'è mai una notizia o qualcosa che non sa. Walter Samuel come persona è veramente un buono, ha l'impressione di un serio e forte in campo ma fuori se stringi amicizia con lui viene fuori un uomo buonissimo. Come difetto dico che invece è un po' troppo chiuso. Per Milito vale lo stesso, lo conosco sin da piccolo, è un ragazzo bravo e simpatico, sempre contento. Ricky Alvarez? E' un po' silenzioso, forse perché è ancora un ragazzo, è un tipo tranquillo".
LA NAZIONALE URUGUAIANA - Con l'Uruguay è una stella indiscussa. E la Copa America è stato un vero e proprio trionfo: "La Copa America vinta è stata un capolavoro. Quel gruppo era fantastico, avevamo tutti un rapporto meraviglioso anche fuori dal campo. E' stato il momento massimo di espressione, il lavoro di tanto tempo che è fruttato con quella Copa. Mio nonno l'aveva vinta due volte, poi mio papà e adesso anche io, una cosa mai successa. Quattro coppe della mia famiglia, qualcosa di bellissimo e incredibile", dice Forlan.
IL TEMPO LIBERO - Chiusura con il relax. Cosa fa Diego nel tempo libero? "Adoro andare al caldo, al sole. Quando qui finisce la stagione in Argentina o Uruguay fa freddo, preferisco quindi restare con la famiglia al freddo ma poi passo alla spiaggia per dieci giorni, al caldo. A me piace anche praticare altri sport, come tennis o golf. Ho tanti amici miei e di mio fratello con cui pratichiamo più sport, un divertimento nel tempo libero. Anche se quando c'è una partita nessuno vuole mai perdere...". Come si vive a Milano? "Molto bene, è una bella città. Sono arrivato da poco tempo ma mi sto abituando e sono felice di essere qui".
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