"Dico la verità: ero un po' nervoso, non è da me". Intervistato da Dazn, Edin Dzeko racconta le emozioni vissute prima del fischio iniziale di Inter-Genoa, suo match d'esordio con la maglia nerazzurra.
"Ho giocato tante partite in carriera, tra club e Nazionale, di solito non sono nervoso. Poi vedendo i tifosi fuori dallo stadio quando siamo arrivati col pullman, ho chiesto ai ragazzi: 'quanti ne possono entrare?'. Non era la mia prima partita a San Siro, ma in 'casa' sì; stavo andando nello spogliatoio degli ospiti, poi Perisic mi ha detto di andare dall'altra parte. 'Hai ragione', gli ho detto. Allo stadio c'era mia madre, poi altri miei due miei amici; ora San Siro è casa mia, dove in futuro voglio fare tanti gol e tante cose belle per l'Inter".
Il gol del 4-0 col Genoa.
"Sicuramente l'ho cercato, era la prima partita. Poi quando fai subito gol fa un effetto ancora più grande. Negli ultimi 30' avevo un po' i crampi, infatti Inzaghi mi ha chiesto come stessi. Io gli dicevo 'No, sto bene, lasciami in campo'. Dopo il gol mi sono rilassato, "ora va bene tutto", mi sono detto".
Lukaku.
"Ha fatto grandi cose qui, bisogna dirgli solo grazie perché ha fatto veramente bene. Non mi piace guardare tanto indietro, voglio sempre guardare avanti. Per me conta solo far bene all'Inter. So lo mie qualità, posso dare tanto a questa squadra".
Con Lautaro continua la tua tradizione con gli attaccanti argentini.
"Se facciamo come al City con Kun e Tevez, la strada è quella giusta. Lautaro è un grande giocatore, è ancora molto giovane. L'altro giorno ha fatto il compleanno e gli ho questo: 'ma quanti anni hai?'. I giocatori forti ci servono, sono contento che sia rimasto nonostante qualche richiesta. Questo significa molto per questo club, qui i giocatori vogliono crescere assieme al club".
Tu, per caratteristiche, assomigli a Ibra che qui a Milano si è definito 'Dio': tu come vuoi definirti?
"Ero il Cigno di Sarajevo, conta quello che fai in campo. Per me è la cosa più importante, poi i tifosi possono scegliere".
Inzaghi lo hai avuto come avversario tante volte, è come te lo aspettavi?
"Sì, perché ho sentito sempre parlare bene di lui da altri giocatori. Ero sicuro che il modulo che fa è perfetto per me, posso dire che mi sono divertito molto nei 90' contro il Genoa e nei 45' con la Dinamo, lì avevo capito che siamo squadra forte che sa giocare bene a calcio".
Settimo anno in Serie A.
"Sono contentissimo di essere venuto all'Inter, da piccolo guardavo il calcio italiano che era sempre il migliore. Bosnia e Italia sono vicine, ho avuto la fortuna di venire nel vostro Paese a fare qualche torneo. Volevo imparare la lingua, non posso dire nulla di più. Posso dare ancora tanto, penso che anche i dirigenti e il mister hanno visto questo".
Hai lasciato la Roma con un post bellissimo.
"Roma per me rimane un pezzo di cuore, siamo stati sei anni insieme e non è poco. I tre miei figli sono nati a Roma, per loro sarà sempre la loro casa numero uno. Ho bei ricordi di Roma, il post che ho fatto mi è venuto naturale. Ringrazierò sempre la Roma, la tiferò sempre per 36 giornate (ride ndr). Per me è stata un'esperienza incredibile".
Ora c'è il Verona, l'anno scorso non giocasti per colpa del mercato.
"Non penso a questo, ma mi ricordo che ero in panchina non per scelta mia. Spero di poter giocare quest'anno e vincere la partita; venerdì vogliamo fare bene, continuare il percorso iniziato col Genoa".
De Vrij ha convinto Dumfries a venire, chi è stato il tuo ha 'agente'?
"Un pochino Alex (Kolarov ndr)"
"Ho giocato tante partite in carriera, tra club e Nazionale, di solito non sono nervoso. Poi vedendo i tifosi fuori dallo stadio quando siamo arrivati col pullman, ho chiesto ai ragazzi: 'quanti ne possono entrare?'. Non era la mia prima partita a San Siro, ma in 'casa' sì; stavo andando nello spogliatoio degli ospiti, poi Perisic mi ha detto di andare dall'altra parte. 'Hai ragione', gli ho detto. Allo stadio c'era mia madre, poi altri miei due miei amici; ora San Siro è casa mia, dove in futuro voglio fare tanti gol e tante cose belle per l'Inter".
Il gol del 4-0 col Genoa.
"Sicuramente l'ho cercato, era la prima partita. Poi quando fai subito gol fa un effetto ancora più grande. Negli ultimi 30' avevo un po' i crampi, infatti Inzaghi mi ha chiesto come stessi. Io gli dicevo 'No, sto bene, lasciami in campo'. Dopo il gol mi sono rilassato, "ora va bene tutto", mi sono detto".
Lukaku.
"Ha fatto grandi cose qui, bisogna dirgli solo grazie perché ha fatto veramente bene. Non mi piace guardare tanto indietro, voglio sempre guardare avanti. Per me conta solo far bene all'Inter. So lo mie qualità, posso dare tanto a questa squadra".
Con Lautaro continua la tua tradizione con gli attaccanti argentini.
"Se facciamo come al City con Kun e Tevez, la strada è quella giusta. Lautaro è un grande giocatore, è ancora molto giovane. L'altro giorno ha fatto il compleanno e gli ho questo: 'ma quanti anni hai?'. I giocatori forti ci servono, sono contento che sia rimasto nonostante qualche richiesta. Questo significa molto per questo club, qui i giocatori vogliono crescere assieme al club".
Tu, per caratteristiche, assomigli a Ibra che qui a Milano si è definito 'Dio': tu come vuoi definirti?
"Ero il Cigno di Sarajevo, conta quello che fai in campo. Per me è la cosa più importante, poi i tifosi possono scegliere".
Inzaghi lo hai avuto come avversario tante volte, è come te lo aspettavi?
"Sì, perché ho sentito sempre parlare bene di lui da altri giocatori. Ero sicuro che il modulo che fa è perfetto per me, posso dire che mi sono divertito molto nei 90' contro il Genoa e nei 45' con la Dinamo, lì avevo capito che siamo squadra forte che sa giocare bene a calcio".
Settimo anno in Serie A.
"Sono contentissimo di essere venuto all'Inter, da piccolo guardavo il calcio italiano che era sempre il migliore. Bosnia e Italia sono vicine, ho avuto la fortuna di venire nel vostro Paese a fare qualche torneo. Volevo imparare la lingua, non posso dire nulla di più. Posso dare ancora tanto, penso che anche i dirigenti e il mister hanno visto questo".
Hai lasciato la Roma con un post bellissimo.
"Roma per me rimane un pezzo di cuore, siamo stati sei anni insieme e non è poco. I tre miei figli sono nati a Roma, per loro sarà sempre la loro casa numero uno. Ho bei ricordi di Roma, il post che ho fatto mi è venuto naturale. Ringrazierò sempre la Roma, la tiferò sempre per 36 giornate (ride ndr). Per me è stata un'esperienza incredibile".
Ora c'è il Verona, l'anno scorso non giocasti per colpa del mercato.
"Non penso a questo, ma mi ricordo che ero in panchina non per scelta mia. Spero di poter giocare quest'anno e vincere la partita; venerdì vogliamo fare bene, continuare il percorso iniziato col Genoa".
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