E’ stato come un revival, un revival dei tempi d’oro, di quei tempi che sembravano perduti chissà dove per via delle prestazioni sconfortanti di cui si era reso protagonista. Un revival di quel derby che poi l’Inter fu capace di vincere in nove uomini e con un rigore parlato a Ronaldinho. I protagonisti sono gli stessi: da un lato, Diego Alberto Milito, che fino a quel momento si era contraddistinto soprattutto per il lavoro di sacrificio pur non avendo punto particolarmente, dall’altro Ignazio Abate, anche lui non particolarmente in palla. Ma la differenza, in certi casi, la fa un attimo, un guizzo, un flash: il liscio dell’esterno rossonero sul passaggio di Zanetti, che lancia il Principe che controlla e beffa Abbiati, consegnando all’Inter un derby dal peso specifico elevatissimo. Una partita in più vinta, Ranieri che consolida la sua fama di mago delle stracittadine (otto vittorie e un pari su nove incontri tra Roma, Torino e Milano), soprattutto un’Inter che adesso ha completamente ribaltato il tavolo, entrando di diritto lì dove è giusto che sia, nel novero delle pretendenti allo scudetto. Chi l’avrebbe mai detto, nemmeno più di un mese fa?
Vittoria, sì, ma che sofferenza, almeno sul piano emotivo: non è stato un gran derby sul piano dello spettacolo, chi poteva illuminarlo alla fine ci ha provato ma non ci è riuscito. E’ stato un incontro che comunque ha visto l’Inter partire un po’ in affanno, visto che il Milan ha preso le redini del gioco generando anche un po’ di confusione tra i giocatori nerazzurri col proprio pressing. Questo ovviamente dopo il brivido del gol di Thiago Motta annullato che bisogna ancora capire per quale motivo. L’Inter però vede un Milan che non sembra avere un piano di gioco ben definito, che crea le sue azioni più pericolose in maniera alquanto rocambolesca, come quella combinazione che poi Pato manderà sul fondo poco prima della mezz’ora.
E allora, si prova ad uscire dal guscio: Nagatomo, fin lì evanescente, trova Alvarez che al momento giusto sbaglia il controllo e si fa anticipare dal nervosismo. Derby anche nervoso, come testimoniano le scintille tra Motta e buona parte del Milan. La traversa di Van Bommel anticipa con brivido la chiusura del primo tempo di una partita che comunque Ranieri ha dimostrato di aver saputo preparare in maniera tatticamente perfetta, con una difesa a doppia mandata aiutata anche da un Cambiasso la cui testa era illuminata dal vapore emesso dalle sue continue corse a sostegno del reparto arretrato.
Inizia la ripresa e il copione sembra ripetersi, soprattutto sul fronte della sterilità offensiva dei rossoneri: Samuel e Lucio completano ottimamente l’opera di annullamento di Zlatan Ibrahimovic che a parte un improbabile colpo di tacco nel primo tempo fa poco e niente (e di nuovo a riparlare di cose già viste, do you remember Inter-Barça?). E a quel punto che forse l’Inter prende coscienza di poter fare il colpo, che basta aspettare il momento opportuno per colpire. E il momento arriva grazie a Javier Zanetti che con una progressione che lo iscrivono una volta ancora nel Gotha del derby della Madunina parte palla al piede e serve Milito, che, agevolato dall’errore di Abate, si invola verso la porta e colpisce sotto la Nord per il gol che vale la partita.
Da quel momento in poi, il Milan prova a caricare a testa bassa ma con le idee ancora più annebbiate, la difesa si prodiga ulteriormente (bravo Chivu su Boateng, sempre puntuale a muro). Julio Cesar ci mette del suo con un paio di interventi prodigiosi, poi Robinho conferma la sua allergia alle conclusioni sotto porta. Anzi, è l’Inter ad avere la palla più limpida per il 2-0 con Nagatomo che si inventa una giocata prodigiosa ma poi spara sullo stomaco di Abbiati, per la rabbia di Pazzini. Il resto è assalto generoso e sterile del Milan, anche con l’arrembante El Shaarawy, al quale però l’Inter resiste con grandissima caparbietà. E alla fine, tanta grinta, tanta ostinazione, vengono premiati a dovere: è la vittoria che rilancia sempre di più l’Inter nei piani alti della classifica. E’ la vittoria di un gruppo che ha saputo ritrovarsi e che ora guarda con sempre più grande ottimismo al futuro. E’ la vittoria anche di Ranieri, della sua pianificazione, del ritrovato spirito.
E se vogliamo parlare ancora di déjà-vu, ricordiamo che l’ultima sconfitta interna del Milan arrivò proprio contro la Roma allenata da Ranieri, per coloro che non credono ai corsi e ricorsi storici. E ora chissà, magari diventa la vittoria che darà a Moratti l’elan vital per assestare definitivamente a gennaio i colpi che servono a rinforzare questa squadra. Partendo da Tevez? Ranieri dice perché no, bisogna capire se questo pensiero è comune alla dirigenza…
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