Natale e Santo Stefano in archivio, prima di festeggiare l'inizio del nuovo anno l'Inter deve affrontare un test piuttosto complicato, domani sera a Bergamo contro l'Atalanta con l'obiettivo di rispondere eventualmente alle inseguitrici che saranno scese in campo prima. Cristian Chivu è protagonista dell'ultima conferenza stampa del 2025 al BPER Training Centre per rispondere alle domande dei giornalisti presenti sui temi più caldi in casa nerazzurra. A seguire le sue parole.
Domani sfida contro un'Atalanta che ha cambiato passo, che partita si aspetta e quanto conterà l'approccio?
"Sempre stata una partita ostica a prescindere dalla guida, hanno costruito qualcosa di importante con Gasperini e hanno mantenuto la stessa identità. Sono una squadra competitiva, hanno vinto l'Europa League. Ultimamente con Palladino hanno trovato continuità per vincere per mantenere l'identità. Non sarà facile, contro l'Atalanta non è mai semplice, per l'intensità e la verticalità che mettono dobbiamo essere bravi e coraggiosi, mantenendo la voglia di andare alla ricerca di vincere seconde palle ed essere concreti sulle poche chance ce ti concederanno".
Come si avvicina alle trattative di mercato?
"Ci sono 5 giorni fino all'apertura di mercato, per un allenatore è sempre difficile parlarne perché significa mancare di rispetto ai propri giocatori. Un allenatore non verrà mai davanti a voi dicendo ciò che manca e cosa serve, vuol dire che i 25 a disposizione non sarebbero all'altezza. Mi fermerei qui, volevo spiegarlo".
Il tuo bilancio del 2025 e cosa ti aspetti del 2026?
"Non parlo di me stesso, ma della squadra e Della società, quello che abbiamo vissuto in questi mesi. Sono stati mesi difficili all'inizio, per il vissuto e la fine della scorsa stagione, ma abbiamo fatto di tutto per rimetterci sulla strada della competitività. Abbiamo lavorato sodo, lasciando alle spalle la delusione del passato, le nostre mancanze, ci siamo messi in carreggiata e abbiamo provato ad aggiungere cose che servivano a questo gruppo dal punto di vista tattico e mentale. Non siamo perfetti ma stiamo cercando di migliorare gli aspetti che a volte indirizzano l'andamento di una stagione. Abbiamo fatto buone cose, altre meno, stiamo cercando di toglierci difetti sia collettivi che individuali. Anche se siamo a dicembre dire che è un cantiere aperto non è facile, ma la realtà è che una squadra che vuole essere competitiva deve mantenere le proprie ambizioni".
Nel gennaio 2009 a Bergamo perdeste 3-1, Mourinho si arrabbiò molto. Per l'Inter è arrivato il momento del salto di qualità sulla cattiveria e la concentrazione?
"Ci sono partite importanti da giocare, poi ci sono quelle che indirizzano l'andamento di una stagione. Per noi sono tutte importanti, è la mentalità giusta, non andare in campo pensando sia facile ma cercando di essere la miglior versione che abbiamo nel bene e nel male. Ci si giudica un po' troppo sulle piccole cose, certo i piccoli errori possono indirizzare una partita ma ci stiamo lavorando. Non dobbiamo perdere di vista il fatto di osare, una squadra che ha ambizioni deve osare ogni giorni, cercare di migliorare tatticamente e motivazionale".
L'assenza di Dumfries ha creato un problema, manca un sostituto. Luis Henrique è una soluzione definitiva essendo per caratteristiche più simile a Dumfries o è arrivato il momento di Diouf?
"La responsabilità di ogni giocatore è importante, Luis Henrique essendo uno dei nuovi arrivati, trovandosi una realtà diversa a cui era abituato, viene giudicato o criticato per ogni piccolo dettaglio. Per lui non è semplice ma in questa circostanza non l'ho visto non all'altezza di una squadra come l'Inter. Ha fatto il suo, ha dato il suo contributo alla causa. Ovvio che poi possiamo dire gli sia mancata l'iniziativa, le aspettative, ma da quello che ha mostrato in campo non ha fatto meno di altri compagni. Denzel è importante per noi, per il suo apporto anche in termini di gol, ma non possiamo giudicare Luis Henrique in base ai gol che segna. Dobbiamo dargli tempo per esprimere al massimo le sue qualità perché grazie a Dio ne ha".
L'Inter è prima in campionato e nella top 8 di Champions. Sembra manchi poco per trovare la continuità negli scontri diretti o c'è frustrazione per la ripetizione di certe situazioni?
"Dobbiamo essere più forti delle frustrazioni o delle ingiustizie, della percezione di come siamo visti fuori. Noi abbiamo un solo obiettivo, aggiungere qualcosa in più dal punto di vista motivazionale, senza togliere le caratteristiche e l'ossatura di una squadra che di cose nel passato ne ha fatte. Non è mai semplice aggiungere tante cose in poco tempo, lo abbiamo fatto un po' alla volta. Sappiamo cosa ci manca e cosa va aggiunto, stiamo lavorando con determinazione, impegno e responsabilità, anche con coraggio accettando di uscire dalla comfort zone, dalle nostre certezze, aggiungendo quello che ci è mancato negli scontri diretti".
L'anno scorso con l'emergenza a destra si parlò di Frattesi come soluzione. Ci stai pensando?
"No, mai. Abbiamo fatto qualche esperimento con Carlos Augusto o con Andy Diouf, che comunque può interpretare quel ruolo per impatto fisico e coraggio che ha. A Davide non abbiamo mai pensato se non come sotto punta per dargli la possibilità di inserirsi in area. Poi magari per vari motivi ha giocato meno di quanto qualcuno si aspettasse ma non posso raccontare tutto, alcune cose devono restare nello spogliatoio, non posso raccontare tutta la verità. Non ho bisogno di giustificarmi. Abbiamo preso Luis Henrique per quel ruolo e lo sta facendo discretamente bene, visto che integrarsi in questa squadra non è semplice. Ultimamente Diouf subentra e ci dà spunti importanti che a destra mancano, soprattutto saltando l'uomo e cercando la porta".
Calhanoglu è pronto per tornare titolare? In porta ancora Martinez?
"Calhanoglu si è allenato prima della semifinale a Riad, non è entrato. Poi ha dato continuità agli allenamenti e sta bene, è a disposizione per domani. Pepo ci ha dato buoni segnali a Riad, purtroppo non ci siamo qualificati per la finale dove avrebbe giocato. A gennaio lo rivedremo ancora".
Altre cose positive che vi portate da Riad?
"Sarei ipocrita a dire che siamo contenti di com'è andata, ma la realtà è che contro il Bologna negli ultimi anni per l'Inter non è mai stato semplice. Io ho visto un secondo tempo per qualità messa in campo molto soddisfacente. Il Bologna mette in difficoltà chiunque per il modo di aggredire e per l'intensità, un po' come l'Atalanta. Ho visto cose buone, dobbiamo aggiungerne altre. Con il possesso palla non si vince sempre, bisogna trovare la chiave e lo stimolo giusto. Non voglio togliere ma voglio aggiungere, non voglio fare qualcosa in più ma meglio".
Forse può servire mettere qualcuno sulla graticola per ottenere qualcosa in più?
"Nello spogliatoio si dicono sempre le cose in faccia, fuori per come sono io manterrò sempre rispetto nei confronti dei miei giocatori. Dentro ci si assume la responsabilità. Quello che conta è che noi siamo consapevoli di dove possiamo migliorare. Da fuori sembra semplice, ma non lo è quando si lavora qui tutti i giorni provando a migliorare. Questa squadra sta lavorando sodo, ha il coraggio di metterci la faccia e di migliorare dal punto di vista individuale e collettivo. ovvio che se ogni mancata vittoria diventa un problema non è mai semplice. Noi abbiamo sempre cercato di mettere tutto ciò che serve per migliorare. Ma non vanno presi individualmente i giocatori per le loro mancanze, sono i primi a saperlo e gli si dice sempre la verità per responsabilizzarli e cercare di tirar fuori qualcosina in più. Si lavora sempre per migliorare i difetti, per accettare che l'autocritica a volte ti tira fuori dai problemi, accettando di guardarsi allo specchio e chiedersi cosa fare per migliorare, per uscire dalla zona comfort. Le risposte ci sono state, considerando la scorsa stagione. Il gruppo si è ricompattato, ha lavorato, ha messo la faccia".
Aleksandar Stankovic sta facendo bene al Bruges, è sulla strada giusta per un futuro all'Inter?
"Sono felicissimo di lui, sono il suo primo tifoso assieme al padre e alla famiglia. Lo conosco da piccolo, ho avuto la fortuna di allenarlo e trasmettergli certi valori. Ha intrapreso questa squadra tagliando il cordone ombelicale, prima in Svizzera poi in Belgio dove il Bruges ha insistito per averlo. E' un ragazzo intelligente, conosce la squadra e le sue ambizioni. Lo guardiamo con interesse perché è un prodotto del nostro settore giovanile, è nato con i colori nerazzurri nel sangue e mi fa piacere vederlo ad altissimi livelli, che abbia prestazioni che consentano al nostro scouting di guardarlo con molta attenzione".
Tu hai parlato di Inter come centrifuga, questa cosa ti spaventa o ti esalta?
"Mi stimola, io ho imparato tanto in questa società ad alto livello. A me non fanno paura queste cose, accetto di essere etichettato e la distorsione della realtà perché so chi sono, la mia lealtà è forte, so cosa posso portare a tavola. Mi siedo accanto a persone che mi stimolano, ma anche se non ci fossero non ho paura neanche di stare da solo a tavola. Ho accettato che il mestiere di allenatore, soprattutto all'Inter, è questo. Al contempo ho una dignità che non è in vendita, non cambierò mai, sono leale e so cosa ho fatto, so cosa cerco di fare per essere in una squadra competitiva che fa di tutto per raggiungere il nostro obiettivo".
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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