"Incredibile, si è spento proprio oggi… Chi lo ha conosciuto, e ora prova un grande dolore come me, sa quanto il presidente Pellegrini avrebbe voluto vedere la partita di stasera: speriamo che i nostri ragazzi possano dedicargli questa Champions". Così Jurgen Klinsmann ha commentato, alla Gazzetta dello Sport, la triste notizia appresa questa mattina tramite il msg di Beppe Bergomi inviato nel gruppo whatsapp degli ex Inter di quella storica Inter dei record.

Klinsmann, ricorda la prima volta che ha visto Pellegrini? 
"Ero stato invitato direttamente a casa sua prima di firmare il passaggio dallo Stoccarda. In questa bellissima villa c’era anche il dg dell’epoca, Paolo Giuliano, e davanti a me davvero un uomo di altri tempi: corretto, gentile, premuroso, ma estremamente diretto. Diceva le cose come stavano, senza girarci attorno. La sua squadra aveva vinto lo scudetto, andava via Ramon Diaz, voleva vincere anche in Europa e io dovevo aiutare a farcela: ci riuscimmo con la Uefa nella mia seconda stagione. Da parte sua, invece metteva, l’affetto di un padre e non è retorica…".

Cosa significa essere padre per un presidente di una squadra di pallone? 
"Un presidente-padre è esattamente come lui, dà tutto per i figli, che eravamo noi giocatori. Li coccola e li abbraccia, ma sa anche essere esigente, o perfino duro, in alcuni frangenti, ma sempre col suo stile. Ci invitava a cena ogni due mesi circa per fare il punto della situazione, ed erano momenti educativi. L’usanza è continuata negli anni, l’ultima nostra cena di squadra è stata per festeggiare la carica di presidente a Beppe Marotta. C’eravamo in molti, da Bergomi a Beppe Baresi e Serena, purtroppo non c’era più Andy…".

Il rapporto tra Pellegrini e Brehme era davvero speciale? 
"Sta sempre tutto nel concetto di padre. Si interessava della vita delle persone, anche quando smettevano di essere suoi dipendenti. Quando veniva a conoscenza che un suo ex giocatore era in difficoltà, lo sosteneva da tutti i punti di vista. Anche io ho sempre saputo che, se mai nella vita avessi avuto qualche tipo di problema – e può succedere a tutti, nessuno escluso –, ci sarebbe stato sempre un numero da chiamare, quello di Ernesto Pellegrini. Per fortuna, non ho avuto bisogno di farlo, ma non avrebbe mai lasciato solo né me né altri".

Come è andata, invece, quando ha scelto di andare via dall’Inter? 
"Il terzo anno era stato maledetto: Aldo era andato al Milan, Lothar spesso infortunato, avevo capito che il mio ciclo era finito. Andai da Pellegrini e gli dissi: 'Preferisco lasciare adesso, ma vado solo all’estero…'. Lui capì subito, con il suo elicottero mi portò a Montecarlo per firmare col Tottenham. Ma la frequentazione è stata così assidua negli anni che mi sembra sia sempre rimasto il mio presidente. Anzi, il nostro: lo stesso più sentimento, lo stesso legame nel tempo, è comune a tutti: Zenga, Ferri, lo Zio, Berti, nessuno escluso".

Stasera la squadra avrà il lutto al braccio per lui. 
"La partita è dura, il Psg fortissimo, ma l’Inter è preparata. E ha anche un tifoso in più che la guarda da lassù".

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Sezione: Focus / Data: Sab 31 maggio 2025 alle 14:05
Autore: Egle Patanè
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