Aleksandar Stankovic, centrocampista scuola Inter classe 2005 ora tra le fila del Bruges, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della FSS, la Federcalcio Serba, rivelando anche di aver rifiutato la Nazionale italiana: "Io sono serbo, mi presento sempre così ovunque vada. Ho ricevuto più volte l’offerta di giocare per l’Italia, ma la risposta è sempre stata la stessa. La mia famiglia è serba, io mi sento serbo ed è l’unica Nazionale per cui voglio giocare", ha dichiarato Aleksandar
Anche il terzino dell’Inter Federico Dimarco lo ha chiamato per congratularsi per la convocazione con la Nazionale Maggiore:
"Appena l’ha saputo, Dimarco mi ha telefonato e si è complimentato - ha esordito -. Siamo grandi amici. Era molto felice per me perché sa quanto significhi per me la chiamata e quanto ami la Serbia. È orgoglioso, come tutta la mia famiglia. Mi ha aiutato anche quando decisi di trasferirmi al Lucerna. Era l’estate di un anno fa, avevo offerte dalla Serie B, ma lui mi consigliò la Svizzera perché lì avrei avuto spazio per crescere. Lui aveva giocato al Sion e conosceva bene il livello. Non è stato facile lasciare l’Italia, ma rifarei la stessa scelta".
Adesso si è integrato perfettamente nel Club Brugge, dove è già titolare:
"È una grande società, un progetto serio. Tutti mi hanno aiutato a inserirmi. Non mi è servito molto tempo per conquistarmi un posto in squadra. Sono grato all’allenatore, ai compagni e a tutto il club. Senza di loro non mi sarei adattato così in fretta. In campionato abbiamo perso qualche punto, ma ci siamo rimessi in corsa e saremo protagonisti nella lotta per il titolo. Vivo fuori dal centro, ma Bruges è una città bellissima e sto bene qui. Amo calciare le punizioni, ma non le alleno tanto: è qualcosa che sento naturale, come il piacere di controllare il gioco in campo".
Un pensiero anche al suo ex club, l’Inter, e a Cristian Chivu: "Sono contento per Chivu. So quanto lavori e quanto l’Inter significhi per lui. Faccio il tifo con tutto il cuore".
Il suo idolo resta il padre, ma non solo: "Papà è il mio idolo, non c’è dubbio. Però ho osservato tanto Hakan Çalhanoğlu negli ultimi due anni quando mi allenavo con la prima squadra dell’Inter. Quello che fa in campo è incredibile. Quanto ai consigli di papà, mi ha detto di comportarmi sempre bene, e che prima di indossare la maglia della Serbia devo guardare lo stemma e ricordare che viene sempre prima del cognome. Ogni volta che vado a Pazova vedo il suo ritratto davanti agli spogliatoi: mi fermo, lo guardo e penso di avvicinarmi un giorno al suo numero di presenze con la Nazionale".
Il soprannome gli arriva da Valentino Rossi: "Da bambino mi chiamavano Ale Vale, per Valentino Rossi. Papà e i miei fratelli erano appassionati di moto, io meno. Ora preferisco solo Ale".
Infine, parlando della prossima partita con l’Albania, ha indicato Asllani come principale pericolo: "La tensione cresce, come prima di ogni gara. Ci stiamo preparando con calma. Asllani lo conosco dall’Italia: ricordo che segnò a mio fratello Filip al 118’, togliendogli lo Scudetto Primavera. Abbiamo giocato insieme all’Inter, siamo nella stessa posizione e conosco bene le sue qualità. Ma non è l’unico pericolo. In realtà non conosco tutti i giocatori dell’Albania, ma in questi giorni li stiamo analizzando nel dettaglio".
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