Ero a fine contratto con la Sampdoria, non siamo riusciti a trovare un accordo per proseguire insieme, e allora si è fatta viva l’Inter che aveva la necessità di sostituire Toldo che si stava ritirando, come vice-Julio Cesar: eccomi nerazzurro”. A parlare a FcInterNews.it è Luca Castellazzi, portiere classe 1975, che lascia l’Inter dopo 4 anni, 36 presenze, 3 trofei e 6 allenatori.

Luca, quattro anni di Inter come si possono sintetizzare?
“Quattro stagioni, da un punto di vista sportivo, rappresentano un pezzo di vita. È stata un’esperienza splendida ed eccezionale, sia sul piano professionale che umano”.

Un’esperienza che si può dividere in due bienni: il primo 2010-12.
“Concordo: i primi due anni ho fatto 31 presenze totali, che sono tante per un secondo portiere: Julio Cesar si è dovuto fermare e tra i pali ci sono andato io”.

La prima stagione targata Benitez-Leonardo è stata un trionfo.
“Con l’allenatore spagnolo abbiamo vinto la Supercoppa italiana e il Mondiale per Club. Poi, con Leo, siamo arrivati secondi in campionato e abbiamo portato a casa la coppa Italia: tre titoli importantissimi che si ricordano per sempre e coronano una carriera”. 

E veniamo al secondo biennio: 2012-14.
“Il terzo anno, a dicembre (ottavi di coppa Italia, contro il Verona, ndr),  ho subìto l’infortunio alla spalla, che per un portiere è sempre una cosa delicata. La stagione è andata via tra operazione e riabilitazione. Quest’anno, poi, ho accettato di fare il terzo e ho cercato di dare il mio contributo al gruppo, senza mai scendere in campo”.

In questi quattro anni hai visto un po’ di allenatori avvicendarsi sulla panchina nerazzurra. Cominciamo da Benitez.
“Un vincente: sei mesi importanti con lui e, come detto, due titoli importantissimi”. 

Leonardo?
“Una persona eccezionale, tanta umanità e una grande intesa con tutto il gruppo”. 

Spazio a Gasperini.
“Anche se la sua esperienza all’Inter è durata poco, di Gasperini porterò con me il ricordo di un grande lavoratore, un tattico di primo livello”.

Claudio Ranieri.
“Un signore, eccezionale anche lui. Con il mister romano abbiamo fatto un filotto importantissimo di sette vittorie consecutive”.

Strama?
“È stato bravo a guadagnarsi la fiducia di tutto lo spogliatoio, in un’Inter dove c’erano giocatori che erano più grandi di lui”.

E veniamo all’ultimo, Mazzarri.
“Con lui avevo già lavorato nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009 alla Sampdoria: abbiamo raggiunto la finale di coppa Italia persa contro la Lazio ai rigori, ma complessivamente sono state due grandi stagioni. Qui all’Inter ho rivisto la professionalità e il grande attaccamento al lavoro del mister”.

Hai notato differenze tra il Mazzarri blucerchiato e quello nerazzurro?
“A Genova c’era meno pressione, ma qui a Milano le aspettative sono maggiori e il mister ha dovuto gestire una stagione delicata durante la quale c’è anche stato il passaggio di proprietà. Con tutti gli allenatori ho avuto un buon rapporto, poi è chiaro che il loro lavoro viene soppesato in base ai risultati, e mi spiace che per alcuni ci sia stato l’esonero. Aggiungo una cosa…”.

Prego.
“In questi anni all’Inter credo di aver avuto sempre un comportamento irreprensibile. Detto questo, mi sarebbe piaciuto, prima dell’addio alla maglia nerazzurra, poter fare anche solo cinque minuti nel corso dell’ultima partita. Purtroppo non c’è stata la possibilità di togliersi quest’ultima soddisfazione”.

I miglior momenti all’Inter sono stati quelli delle vittorie dei trofei?
“Sì, alzare un trofeo è una soddisfazione impareggiabile, ma anche scendere in campo in una gara di Champions League è da brividi”.

Momento più brutto?
“L’infortunio, sicuramente”.

La miglior parata?
“Il rigore respinto a Denis, all’89esimo, in un Atalanta-Inter finita 1-1, nell’ottobre del 2011. Ma penso di averne fatte anche tante altre...”.

Quanti e quali amici lasci all’Inter?
“Con tantissimi continuerò a sentirmi, ma mi piace ricordare i miei due amici e compagni di stanza: prima Paolo Orlandoni (ora preparatore dei portieri della Primavera dell’Inter, ndr) e, successivamente, Andrea Ranocchia. Abbiamo condiviso viaggi, ritiri, allenamenti, stanze, pranzi e cene”.

Quale sarà il futuro di Andrea?
“Ha tutto per diventare il prossimo capitano dell’Inter. Le altre valutazioni spettano solo a lui”.

L’Inter del futuro può sentirsi al sicuro tra i pali?
“Handanovic a parte, credo che Bardi stia facendo buonissime cose ed ha già maturato esperienze importanti. Poi, ci sono Belec e Di Gennaro. Anche loro stanno crescendo molto bene”.

Quale sarà il tuo futuro?
“Voglio continuare, ho tanta passione. Sto bene, sono integro e ho recuperato al meglio dall’infortunio. Sono al cento e uno per cento. Non mi pesano i viaggi, gli allenamenti e tutto il resto. Vedremo le prossime settimane cosa mi porteranno di buono. Valuterò tutto e non scarterò nulla”.

A gennaio ti avevano cercato due squadre.
“C’erano stati dei rumours sulla Lazio e sul Chievo Verona, ma poi non c’è stato nessun seguito. Vedremo ora cosa succederà…”.

Spazio ai saluti e ai ringraziamenti.
“Sono andato un paio di volte alla Pinetina per salutare tutti quanti. Il mio ringraziamento va dalla famiglia Moratti a tutto il personale dell’Inter che lavora per il bene di noi giocatori”.

Sezione: Esclusive / Data: Gio 29 maggio 2014 alle 19:00
Autore: Giuseppe Granieri
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