Cristiano Ronaldo assaggia la sua prima bagnacauda. Cristiano Ronaldo passeggia sulle rive del lago di Como. Cristiano Ronaldo posta una foto della sua famiglia e ottiene un milione di like in 10 minuti. Cristiano Ronaldo si allena il giorno dopo la partita di Verona. Cristiano Ronaldo regala emozioni solo con la sua presenza. Cristiano Ronaldo nelle app per finti selfie. Cristiano Ronaldo is in the air. Fermate il mondo, è ora di scendere

Che si vivesse, in ambito calcisticoitaliano, in una sorta di regime comunicativo era ormai cosa nota. L'arrivo dell'alieno non ha fatto altro che spostare ulteriormente l'asticella, portandola in una sfera grottesca che esula da ogni contatto con la realtà. Nessuno ce l'ha con il portoghese, bravo ragazzo, meticoloso, anche generoso mi dicono. Insomma, il perfetto modello per un giovane aspirante calciatore. Si è semplicemente ritrovato in un ambiente che lo sfrutta all'inverosimile per proseguire con la strategia di brain washing delle masse più sensibili all'influenza dei media. Vette ancora più alte di quanto accadesse a Madrid. 

Da un lato, chi è già tifoso esalta ulteriormente la propria passione rafforzando il proprio concetto di superiorità della razza. Dall'altra, le giovanissime menti ancora indecise rischiano di fare una scelta non dettata dai sentimenti quanto piuttosto da un incoscio indirizzamento. Qui non c'è alcuna volontà di puntare il dito contro nessuno. Si tratta di marketing ben attuato da parte di chi, oltre a vincere da anni nel contesto italico (per fortuna la palla e rotonda e oltre il confine... Beh, sappiamo), rafforza la propria posizione infiltrandosi nei piani alti dei grossi editori. A loro volta attratti dal prodotto di punta. Perché più aumenta la fan base, più aumentano di conseguenza i ricavi e più ci si rafforza in ogni ramo del proprio business. Bravi, nulla da dire, perfetta case history per i testi universitari della Bocconi.

Raccogliere sempre più adesioni alla propria causa non è sbagliato, è un po' come le sette religiose che sfruttano la predisposizione del loro target a farsi influenzare. Peccato che Cristiano venga trattato oltre misura come un prodotto da banco destinato alla GDO piuttosto che come un campione di calcio quale egli è. Ci sono in gioco le passioni, i sentimenti, ma alla fine si riconduce tutto a un unico concetto: vendere è l'unica cosa che conta. E a Torino lo stanno facendo bene, anche e soprattutto grazie all'appoggio ormai palese di chi, sulla carta e per obblighi deontologici, dovrebbe limitarsi a raccontare la verità. Materiale per gli idealisti, ormai, perché anche per chi fa informazione conta solo ricavare. Connubio perfetto, insomma. Che, però, rischia alla lunga di rivelarsi un boomerang: non sempre riesci a vendere il prodotto che pubblicizzi all'ennesima potenza.

Tra l'altro e per fortuna, il clima da regime sotto un altro aspetto aumenta anche la convinzione dell'opposizione, stanca di ritrovarsi immersa in un sistema comunicativo, il quarto potere, a sua volta drogato da altri poteri forti. È un piacere verificare come anche attraverso l'ironia (arma troppo spesso sottovalutata) ci sia molta gente che si ribella, che non sottostà a lavaggio del cervello, anzi ne fugge. Staccarsi dal contesto non è difficile, basta aprire gli occhi e valutare il momento in cui delle banalità vengono trasformate in notizie e delle notizie in slogan pubblicitari. In alternativa, si prenda esempio dal sovversivo Florenzi: le vere emozioni sono altre.

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 25 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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