Tra qualche anno probabilmente ricorderemo questo periodo come uno dei più difficili dell'intera storia dell’Inter. Oggi lo percepiamo in misura ridotta perché la squadra sta collezionando ottimi risultati prendendosi la scena. La dichiarazione di Marotta nel prepartita della gara col Benevento, in riferimento alla domanda sul rinnovo di Lautaro: "Siamo un po' in difficoltà e ci siamo compattati nell'area sportiva. La parte dei contratti è complementare, anche se c'è rispetto per i ragazzi. Abbiamo parlato con gli agenti ma il problema lo discuteremo più avanti", è una sintesi perfetta del momento che sta vivendo il club.

Fa il paio con la disinvolta dichiarazione di Zhang senior che ieri ha detto: “Ridurremo la perdita di unità aziendali chiave mediante la trasformazione aziendale e il disinvestimento di attività in perdita senza valore". C'è da chiedersi se si riferisca anche all'Inter ma lascia sconcertati la velocità che ha preso questa nuova dimensione, già in essere dall’estate 2020 e alla luce del sole da gennaio 2021.

Da quel momento sono partiti i bombardamenti mediatici sull'impossibilità di pagare gli stipendi, la prima rata di Hakimi, la penalizzazione eventuale, la squalifica dell’Uefa e vari scenari apocalittici.

L’Inter è in oggettiva difficoltà e chi ha parlato per primo di questa vicenda ha fatto il suo lavoro, ma nella descrizione di questo scenario è stata data enfasi unicamente al disastro, senza la volontà di informare su tutte le ipotesi ma spingendo esclusivamente sulla catastrofe. Logico che l’ambiente nerazzurro, già in trincea, respinga questa lettura, anche perché quando vengono messe le prime pezze, come il pagamento dei primi stipendi arretrati, non c’è la stessa enfasi ma solo un trafiletto.

La squadra in questo periodo è in serie positiva dalla partita di Coppa Italia a Firenze e se non ci fosse stata la brutta partita di Udine l’Inter sarebbe in testa alla classifica.

A gennaio Conte sembra aver tarato bene i giocatori e quella compattezza si è vista in due risultati esaltanti come la netta affermazione sulla Juventus e la rimonta sul Milan in Coppa Italia grazie ad Eriksen. Quel gol decisivo, nei consueti 12 minuti che gli sono stati concessi, gli ha permesso di crescere in un’autostima messa a dura prova lungo un anno solare in cui ha subito un trattamento arbitrario. Conte ha deciso finalmente di dargli una chance dal primo minuto al posto di Brozovic, in un ruolo di playmaker che in dieci anni ha sperimentato per necessità solo qualche volta.

La partita col Benevento ha mostrato l’ovvietà: Eriksen è un giocatore con qualità, eleganza e geometrie illuminate.

Gli irriducibili sostengono ottusamente che non si tratta comunque di un fuoriclasse e che col Benevento è stata una partita facile. Le partite difficili Erksen le ha giocate e grazie a queste si è affermato come uno dei migliori centrocampisti d'Europa arrivando in finale di Champions anche grazie alla sua regia. Il modulo del Tottenham lo metteva nella condizione di giocare mezzala a sinistra o in un 3 4 2 1 dietro all'unica punta Harry Kane, insieme a Dele Alli o trequartista, ma con compiti ben diversi da quelli chiesti a lui in questa esperienza. Il vero acquisto di gennaio è lui ma in un anno è stato perso tempo a sminuirlo masochisticamente.

Nell'inter, secondo questa logica, si gioca solo se si è dei fenomeni, altrimenti è giusto essere messi in panchina, il fondamento con il quale sono stati bruciati altri giocatori colpevoli di non essere fenomeni ma “solo” bravi.

Per quanto riguarda la querelle Lukaku-Ibra questo genere di fatti è vero che si manifesta in molte partite ma è altrettanto importante la comprensione del proprio ruolo, in un'epoca che presto o tardi terminerà, senza pubblico e in cui si sente tutto. Mi è comunque dispiaciuto sentire Maldini che tre giorni dopo il fatto, invece di fare un'affermazione equilibrata, ha rinfocolato la lite già sufficientemente volgare. Poteva proporre un’iniziativa tra le due società o fare un’affermazione ecumenica e invece ha chiamato in causa Lukaku e difeso Ibrahimovic, con conseguenze che si faranno inevitabilmente sentire nel prossimo derby, il quale tra venti giorni sarà così ancora più teso.

Febbraio ha tutta l'aria di essere davvero un mese di verità, dopo un gennaio iniziato in modo balbettante e proseguito in modo eccellente.

In venti giorni Conte troverà due volte la Juve in Coppa, Fiorentina in trasferta, Lazio a San Siro e il Milan che tra l'altro, prima di questa sfida, ha un calendario facile.

Se l’Inter è davvero compatta come ha detto Marotta lo capiremo presto, intanto sarà bene che Suning lasci in fretta e senza sconquassi perché questo è (o sarebbe) già il quarto cambio societario in meno di otto anni. A febbraio capiremo tanto, forse non tutto ma abbastanza per capire cosa ci aspetta.

Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 01 febbraio 2021 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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