Purtroppo di temi economici non ho mai capito nulla. Ci si dovrebbe applicare seriamente per sopperire a questo limite. E comunque non sarebbe così semplice addentrarsi al 100% in determinate dinamiche. Però so leggere. E devo dire che quanto letto in questi mesi, anzi, in questi anni, è stato spesso un qualcosa non attinente alla realtà dei fatti. Tanto che oggi sorrido quando continuo a constatare che chi ha fatto una figura da cioccolataio poche ore fa sulla questione societaria, adesso come se nulla fosse continua a scrivere e a proferirsi oracolo della verità. Ci vorrebbe un po’ più rispetto per il lavoro di giornalista e per le persone che ripongono in te una mal posta fiducia. Per questi motivi ora mi concentrerò sullo Steven ragazzo, diventato presidente di uno dei club più importanti del mondo, piuttosto che su spiegazioni tecniche che sarebbero un copia e incolla di quel che mi è stato riferito.

Sinceramente abbiamo visto crescere un giovanotto che probabilmente non sapeva molto di cosa fosse l’Inter, ma ne è rimasto poi sinceramente innamorato. Il pianto dopo Lazio-Inter 2-3, i festeggiamenti per lo scudetto di Conte (e a distanza per quello di Inzaghi), le recenti e belle parole spese per lui da tanti nerazzurri. A livello di risultati l’era Suning è stata positiva, è fattuale. Altrimenti non ci sarebbe questo velo di dispiacere comune che il club abbia cambiato proprietà. La speranza è che Oaktree prosegua, a livello sportivo, su quanto tracciato ultimamente (Marotta resta una garanzia). Vedremo presto che sarà.

Direi però che intanto una cosa è certa: da otto anni c’è un tifoso in più tra i nerazzurri, Steven l’interista.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 maggio 2024 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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