L’Inter fallisce il sorpasso alla Juventus, dopo una partita prevedibilmente compromessa da una fatica in Champions e un calendario che prevedeva un giorno in meno di riposo rispetto alle altre squadre.

Non c’è un organico che consenta di avere tante soluzioni e Conte lo ha rimarcato lasciando in panchina Borja Valero e Politano e denunciando apertamente che la rosa a disposizione non è in grado di competere su tutti i fronti, con una partita ogni tre giorni, specie se c’è un infortunato al giorno.

Il tecnico ha espresso una forte preoccupazione in un momento in cui ha ammesso di aver rischiato De Vrij nel secondo tempo, ha ricordato che Asamoah aveva un problema e Sensi, Vecino, D’Ambrosio, Sanchez sono tutti in infermeria.

Mancano probabilmente due rigori ed è un dato non trascurabile e anche se l'Inter non ha giocato un grande calcio sono dettagli che fanno la differenza.

La mentalità resta ancora un tema perché, se nel primo tempo l'Inter ha giocato in modo tanto indolente immaginando che il motivo potesse essere la fatica di Coppa, non si capisce come nel secondo tempo la squadra abbia messo le ali e abbia iniziato quantomeno a correre e produrre diverse azioni pericolose.

Dall'Inter non ci si può aspettare che, da un anno all'altro, maturi questo genere di volontà solo perché lo vuole l'allenatore.

Entrare in campo per vincere ogni singola partita è un allenamento mentale che ha bisogno di un lavoro capillare e lungo e molti giocatori oggi non hanno ancora quel tipo di fame.

Il primo tempo l'Inter lo comincia con il tenuto approccio negativo. La squadra delega al Parma e il ritmo gara e non mostra la volontà di dare una propria impronta, almeno all'inizio.

Giro palla lentissimo e squadra che commette errori di concetto che si traducono in inutili passaggi in orizzontale o all'indietro. Manovra cauta, prevedibile che conferma la mancanza di soluzioni oltre ai titolari e una squadra priva di giocatori in grado di cambiare la logica del match. Fa specie vedere Karamoh (alla terza presenza stagionale) giocare da protagonista ma Aversa, al termine del match, ha anche ricordato che la sua permanenza al Parma dipende dalla sua voglia di lavorare professionalmente, tanto per ricordare che non si tratta di un rimpianto ma di un giocatore che ha perso un anno e non ha iniziato bene nemmeno questo. Giocare contro la sua ex squadra lo ha rigenerato.

Al primo affondo l'Inter crea un pericolo e quando insiste trova il gol con un tiro di Candreva che trova la deviazione e porta l'Inter in vantaggio.

L’1-0  porta a immaginare che l'Inter capirà il momento e riuscirà a speculare fino alla fine del primo tempo, aspettando il Parma per colpire eventualmente in contropiede, invece la squadra resta compassata e mantiene la stessa inerzia passiva dei primi 20 minuti commettendo  ancora più errori, lasciandosi passare da Karamoh è Gervinho, nel primo caso con la complicità di Brozovic, nel secondo ancora con il croato e la lettura sbagliata nel movimento difensivo di Godin.

L'uno-due è talmente repentino da annichilire la squadra, anche se il Parma non combina granché nei minuti seguenti.

Nella ripresa l'atteggiamento è ben diverso è la squadra corre, gioca a calcio si muove meglio. Il ritmo è molto più alto e si gioca ad una porta sola, tanto che dopo pochi minuti l'Inter raggiunge gol del 2-2, maturato dopo un interminabile decisione al Var che certifica il pareggio di Lukaku.

L'Inter macina gioco, anche se confusamente, ma inizia a creare pericoli verso la porta del Parma credendo nella possibile rimonta.

Terza segnatura non arriva, nonostante l'ingresso di Esposito che ha entusiasmo, generosità e va ad un passo dal gol della vita, mentre in seguito fa un paio di errori e soprattutto toglie il gol della possibile vittoria a Lukaku colpendo di testa in anticipo nel finale.

Giocano sempre gli stessi dice Conte, gli infortunati non recuperano, è piena emergenza  e ora arrivano tre trasferte consecutive con Brescia, Bologna e Borussia Dortmund.

Conte ci ha praticamente detto che non è possibile lottare per lo scudetto in queste condizioni, non quest’anno e che parlerà con la società, la quale potrà comunque intervenire a gennaio. Ora è tempo di mettersi l’elmetto. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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