Oggi si gioca, a un orario insolito. Non siamo più abituati a seguire l'Inter alle 15 della domenica e questo turno di campionato ha il sapore un po' vintage, quando tutte le squadre di Serie A, prima di concedersi alle necessità delle pay-tv, si sfidavano in contemporanea rendendo vibrante il pomeriggio di festa.

Al Meazza arriva la Spal che, a dispetto di una classifica infelice, è un avversario tosto, ben organizzato, che ha le idee chiare anche se fatica a finalizzarle. Lo ha spiegato ieri Conte, ma non ce n'era bisogno. Così come non c'è bisogno di dare l'allarme 'appagamento', per due semplici ragioni: 1) Questo gruppo non sembra essere per nulla sazio; 2) Non avrebbe alcun motivo per sentirsi appagato, perché ancora non ha fatto nulla; 3) Le condizioni del centrocampo, costretto sempre agli straordinari (per Sensi è ancora lunga...). Testa alla Spal, dunque, perché il ferro è ancora caldo e va battuto più a lungo possibile.

A proposito di pay-tv, notizia di pochi giorni fa è il calo sensibile degli abbonati nell'ultimo anno. Oltre un milione di persone ha deciso di staccare la spina al satellite, non necessariamente per la qualità al ribasso dei film trasmessi. Pesa, chiaramente, il costo esorbitante degli abbonamenti, non legittimato dallo spettacolo offerto. Diamo in Italia e una fetta nutrita degli utenti si abbona per seguire il calcio, soprattutto la Serie A. E il fatto che tanta gente nell'ultimo anno ci abbia rinunciato e sintomo della perdita di appeal del nostro calcio.

Sarà sicuramente un'elaborazione troppo semplicistica, ma sulla fuga pesa la scarsa competitività di un torneo che da otto anni premia sempre la stessa squadra. Otto anni, livello Norvegia o Scozia, per intenderci. Sarebbe dunque il caso di rendere più appetibile la Serie A, anche solo con una gestione mediatica diversa, più equilibrata, in cui non venga dato spazio sempre e solo a chi vince lasciando le briciole alle contendenti. L'occhio di riguardo per la tifoseria più numerosa d'Italia si sta rivelando controproducente, perché infastidisce il resto del bacino di abbonati che alla lunga, tra risultati del campo monotematici ed esaltazione costante, ai limiti della partigianeria, arriva alla conclusione che economicamente il gioco non valga la candela.

Meno abbonati si traduce anche in meno ricavi per la pay-tv, con conseguenze nefaste per il calcio italiano. È un circolo vizioso: per quasi tutti i club di A i diritti tv rappresentano la principale fonte di guadagno, di sopravvivenza dunque. E se questa fonte inizia a vacillare, non c'è alternativa. Anche perché il prodotto, così povero nei contenuti, fatica a essere esportato. Presagi di sventura dunque, e l'asta per i diritti 2021-24, ormai prossima, rischia di essere un flop. Per evitare il default, è necessario che tutto il sistema calcio in Italia valorizzi al massimo il prodotto e auspichi una maggiore competitività sul campo. A nessuno piace pagare per vedere una competizione già finita in partenza.

In tal senso, riecheggiano le parole di Conte dopo la vittoria dell'Inter a Torino: se non fosse per i nerazzurri, la corsa scudetto sarebbe già finita. A novembre. Rendiamocene conto. Per questa ragione l'Inter oggi va ringraziata, quasi sostenuta da chiunque crede ancora nel valore del calcio italiano e spera che un giorno possa tornare ai fasti degli anni Ottanta, Novanta e prima decade del Duemila, quando nonostante alcuni mini cicli il verdetto finale non era già noto a tutti. Il Napoli ci ha provato, per una ragione o per l'altra non gli è stato possibile interrompere l'egemonia. Ora tocca all'Inter provarci, almeno fino ad aprile-maggio.

Per gli interisti è un'ovvietà, ma chi ama il calcio, prima di preoccuparsi della pirateria, dovrebbe auspicare un maggiore equilibrio nella corsa scudetto, che dopo appena 13 giornate si è già ridotta a due contendenti. Conte farà di tutto perché questa opposizione duri a lungo. Perciò merita il sostegno di chi è stanco della solita, amarognola minestra.

VIDEO - SLAVIA-INTER, TRAMONTANA ESULTA CON UNA BANDIERA NERAZZURRA IN STUDIO

Sezione: Editoriale / Data: Dom 01 dicembre 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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