Lo avevano descritto come arrabbiato, deluso, irritato, addirittura pronto a decisioni folli, come se un essere umano non fosse mai disposto ad imparare dai propri errori e provasse una sorta di piacere quasi sadico a ricascare negli sbagli (che poi, nel suo caso, forse tanto sbagli non sono stati) del passato. Invece, quello che ci viene consegnato dalla tournée asiatica appena conclusa è un Antonio Conte che se di una cosa può dirsi stanco quella è sicuramente il lungo viaggio che ha riportato la sua Inter da Macao in una Milano insolitamente fresca per il periodo, quasi a voler dare un po’ di sollievo meritato ai ragazzi stremati dall’insostenibile clima tropicale umido affrontato tra Singapore, Nanchino e l’ex colonia portoghese, che ha condizionato inevitabilmente la squadra in questi giorni. Stanco sì, ma oltremodo sazio e soprattutto oltremodo contento: perché in questi giorni ha visto prendere progressivamente e ineluttabilmente forma l’Inter sulla quale vuole porre il suo marchio a fuoco.
Tutto questo nonostante tutti i critici abbiano esaurito gli idiomi inseriti nello scibile umano per definire l’Inter ancora monca, soprattutto nel settore offensivo, con un blocco di attaccanti rattoppato alla bene e meglio con la ‘ciliegina’ di un George Puscas chiamato per una sorta di ‘contratto a tempo’ prima di avere il benestare per il ritorno in Romania dove la sorella è convolata a giuste nozze, e l’esperimento più o meno forzato di Ivan Perisic in qualità di seconda punta, lui che puledro sulla fascia, agli occhi di Conte, non può proprio essere. Ma non è giusto continuare a guardare solo il dito mentre quest’ultimo indica la luna: il bilancio dei tre impegni affrontati in questa settimana, a prescindere dai risultati, è da definirsi soddisfacente. Di fronte ad avversari di caratura internazionale, l’Inter si è comportata complessivamente in maniera egregia, offrendo un sontuoso e sinuoso crescendo di prestazioni e condizione.
Se contro il Manchester United, effettivamente, si erano visti solo degli sprazzi di Inter propositiva, nonostante la fase difensiva abbia già dimostrato in quella circostanza di essere già abbastanza ben rodata, già dalla gara contro la Juventus si sono viste le prime pennellate d’autore della squadra in stile contiano: bianconeri che si presentavano con una formazione dal tasso tecnico inevitabilmente superiore finiti imbrigliati per almeno un’ora di gioco dal pressing e dall’aggressività degli avversari. Se il gol è arrivato in maniera fortuita, il resto della partita è stato invece condotto secondo un piano preciso, quello dettato costantemente da Conte che probabilmente, in quattro partite sin qui giocate, probabilmente è rimasto seduto in panchina per 20 secondi in tutto e siamo generosi. E guai a dire pazienza perché alla fine la sconfitta è arrivata ai rigori, anzi a detta del tecnico perdere contro la sua ex squadra deve portare a rosicare, ma questo è un concetto che, conoscendo bene Conte, vale a prescindere da qualunque genere di avversario. Il punto massimo è arrivato sabato contro il Paris Saint-Germain, nella partita dove il mister si è concesso alcune variazioni di formazione: un match dove l’Inter ha tenuto il pallino praticamente per tutto il match cedendo qualcosa ai transalpini solo a cambi già esauriti, e soprattutto non si è mai arresa ad una sconfitta che mai come questa volta, al di là del valore del match, sarebbe stata immeritata.
Troppo presto per poter parlare di esaltazione, a queste partite va ovviamente fatta la giusta tara per evitare di incespicare in clamorosi equivoci. Ma i bagliori di questa nuova Inter sono assolutamente ben visibili, anche nelle prestazioni dei singoli: poche davvero le note negative che non siano già state evidenziate da Conte, anche più di una volta; forse bisogna ancora aspettare un po’ per vedere il miglior Nicolò Barella, apparso ancora leggermente in ritardo di condizione rispetto al resto del gruppo, mentre Henrique Dalbert, pur non commettendo particolari errori da matita blu, va e viene ad intermittenza. Ma per il resto le note positive sembrano abbondare.
Sembra, ad esempio, ben delineata la funzionalità e la necessità di uno come Stefano Sensi, un regista in grado di garantire letture di gioco superbe e geometrie come da tempo serviva a questa squadra; così come si confermano un’assicurazione sulla vita il buon Danilo D’Ambrosio e la solidità del duo Milan Skriniar – Stefan de Vrij, che in attesa di prendere confidenza con Diego Godin si sono goduti una buona compagnia, compresa quella di un Alessandro Bastoni per il quale Conte ormai è chiaro straveda e che nel suo primo match dall’inizio con la nuova maglia ha mostrato grande sicurezza e capacità di fare le cose nel modo più ordinato possibile. E poi, impossibile non citare la garra di Sebastiano Esposito: forse più toccato degli altri per le continue critiche circa l’assenza di punte, il baby nerazzurro ha deciso di far capire di essere con la prima squadra per meriti e non per necessità e allora eccolo trasformare l’area del Psg in un’autentica sala da ballo, coi difensori che a momenti si attorcigliano tra di loro nel tentativo di fermarlo come in certi cartoni animati. E poi sponde continue, movimento perpetuo, insomma l’identikit di un campioncino sempre più in atto e sempre meno in potenza; i gol, al momento giusto, arriveranno.
Conte, quindi, ha ben ragione di rallegrarsi di quanto visto sin qui. Vede un gruppo che lo segue e del resto, considerando il martellamento che arriva da bordo campo, sarebbe difficile il contrario; vede continui miglioramenti, una squadra che si sta ben preparando a offrire pressing e corsa per 120 minuti. Vede una squadra in progressiva crescita ma insiste ancora, Conte, sul fatto che la squadra debba ancora lavorare, ma alla ripresa dei lavori di inizio agosto ci sarà anche un Lautaro Martinez in più, e considerati i tempi è sicuramente grasso che cola. Ma soprattutto, Conte esprime un concetto che spiazza i critici a tutti i costi e magari fa quasi strano sentire anche alle orecchie degli stessi tifosi: “Mi sto divertendo ad allenare l’Inter”. Parole semplici, ma che valgono tanto, tantissimo: lui che parlava di tutto un ambiente sotto pressione adesso usa apertamente il termine divertimento. E se è vero come è vero che le parole sulla pressione del mister si riverberavano sull’intera dirigenza, adesso la dirigenza tutta è chiamata ad assecondarlo, questo divertimento.
Conte si sta divertendo ma è chiaro che vuole divertirsi ancora di più, e per farlo vorrebbe che quanto prima arrivassero quegli elementi utili per completare il mosaico del progetto Inter. Quel progetto in nome del quale, per il momento, sono state innalzate due teste sulle picche e un’altra pare lì lì per finire sotto la ghigliottina (Matteo Politano), senza che ancora siano arrivati gli elementi giusti per rimpiazzare gli esodati. Un modo di fare che oltretutto sta facendo anche proseliti in riva ai Navigli: basti pensare al coach dell’Olimpia Milano Ettore Messina, proprio lui che nel giorno della presentazione come nuovo capo allenatore delle scarpette rosse aveva eluso il paragone con Conte facendo appello alla sua fede milanista, che qualche giorno fa si è proposto con una sortita in stile Beppe Marotta confessando apertamente di aver dichiarato a Mike James, uno degli acquisti più importanti della storia recente, di non far parte del suo progetto. Suscitando reazioni simili tra i tifosi a quelle legate a Mauro Icardi, divisi tra coloro che lamentano il pessimo trattamento di un giocatore di calibro internazionale e coloro che invece affermano di non rimpiangerlo per la sua tendenza a fare troppo il ‘one-man-show’. Ma con la differenza che, almeno qui, la società sul mercato si è mossa trovando le pedine giuste per il proprio roster.
È inevitabilmente ora il momento giusto per non far sì che il giocattolo in mano ad Antonio Conte si rompa prima ancora che possa cominciare il bello, portando a questa rosa quello che serve per completare il puzzle senza farsi spaventare troppo da quelle che sembrano comunque delle azioni di disturbo, seppur più o meno volutamente ingigantite. Conte si sta divertendo ad allenare, giusto che ora questo divertimento sia trasmesso a tutto l’ambiente e a tutta la tifoseria, per togliere i residui dubbi e far sì che la festa possa cominciare davvero.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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