Così, finalmente, anche la farsesca dichiarazione settimanale dell’andiamo in Europa si chiude. Lo confesso, non ce la facevo più ad ascoltare questa frase ad ogni intervista, una roba buona per tutte le circostanze. E, lo dico pensandolo sinceramente, credo che i primi a non voler partire da preliminari ad inizio luglio fossero proprio i giocatori. Di certo involontariamente. Ma anche sì. Altrimenti non posso spiegarmi determinate  prestazioni, taluni orrori figli di deconcentrazione e pressapochismo, alcune situazioni da palla mia, no palla tua, no palla degli altri, che capitano solitamente durante i tornei estivi oratoriali. 

In Europa, almeno nella prossima stagione, non ci saremo. Per colpe nostre, non del direttore di gara di turno. Tagliavento compreso. Ed è meglio così, con buona pace di chi pensa che senza l’Inter il calcio continentale non sarà lo stesso o che senza EL la Società Inter subirà un clamoroso contraccolpo dal punto di vista dell’immagine. Niente di più errato. Senza questa Inter il calcio europeo può andare avanti benissimo e senza questa competizione la squadra avrà a disposizione un’intera estate per svolgere al meglio la preparazione e curare fin nei minimi particolari schemi e schemini vari, compiti e compitini che l’allenatore di giorno in giorno proporrà. Per non lasciare nulla d’intentato, nulla al caso. Programmando fin da subito. E senza scuse o alibi pencolanti per l’anno che verrà. 

A me interessano poco, anzi per nulla, i giochini burloni del chi ha fatto più punti, se il signore seduto in panchina precedentemente o quello seduto attualmente. Meglio ancora, la farsa della famigerata media punti; senza considerare quanto tempo Mancini abbia avuto a disposizione, con una squadra non sua, con una preparazione non sua, con uomini palesemente inadatti al suo modo di giocare. E che ha in mano praticamente da qualche mese. Evitando accuratamente di puntualizzare condizioni fisiche e atletiche, largamente insufficienti. Se no, alla stessa stregua, potrei gallianizzarmi ricordando che il Mancio, eccezion fatta per le due ultime prestazioni, nelle precedenti quindici partite, ovverosia un intero girone di ritorno circa, sarebbe stato terzo in classifica. Ma tant’è, qualcosa di cui parlare, nello specifico sparlare, ci deve essere. Poi, si sa, buona parte della tifoseria nerazzurra è critica a prescindere; chi nasce interista ha sempre e comunque nel DNA la puntualizzazione, l’incazzatura, la ricerca spasmodica di cosa non va bene. Spesso a discapito di ciò che funziona. Era così con Mou, era così a novembre/dicembre del 2009, figuriamoci oggi.

Alcuni interisti, per la verità, non vedono l’ora di poter dire e pontificare. Alcuni si sentono allenatori in pectore o difensori non si sa bene di cosa. Bene, a tutti costoro consiglio vivamente l’iscrizione a Coverciano, così che un domani possano deliziarci con le loro scelte direttamente dalla panchina; perché qui, come la metti la metti, la coperta è sempre corta. E se gioca questo doveva giocare l’altro. Ma se giocava l’altro avrebbe dovuto giocare questo. Uno è troppo avanti, l’altro troppo indietro. Ma se metti quest’ultimo un pochino più avanti e il primo leggermente più indietro non sarebbe comunque stata la miglior soluzione, in quel caso certamente il primo era forse troppo relegato a destra ed il secondo troppo sacrificato a sinistra. E così via. Sono arrivato addirittura a leggere che la sconfitta di ieri è figlia di come eravamo messi male in campo; cioè, non di errori palesi di singoli, ma da una squadra sistemata senza capo né coda. Insomma, è proprio vero che il mondo è bello, bellissimo, fantastico, perché è vario. Avariato non mi permetterei mai.

Io non ho fatto nessun corso e nemmeno un supercorso, pertanto mi limito a osservare e seguire la partita. La mia non è MAI la verità assoluta. Anzi, semmai il contrario. Ma lascio fare il proprio lavoro a chi sa farlo e non mi arrogo nessuna presunzione di correggerlo. Forse di tanto in tanto di solleticarlo, di criticarlo se lo trovo giusto, di suggerire con un filo di voce cosa sarebbe stato corretto, secondo me, e cosa no. Altrimenti avrei fatto l’allenatore. E con questa  piccola parentesi chiusa.
Non sto ad analizzare la partita di Marassi, non mi interessa minimamente farlo; mi sento però di analizzare, nel mio piccolo, da cosa ripartire e da cosa no. Perché, e qui le chiacchiere stanno veramente a zero, usciamo da questa stagione con poche, pochissime certezze e con una lunga lista di dubbi. Veri, non presunti.

L’Inter sta diventando, nell’ultimo periodo, una sorta di paese del Bengodi. Un posto dove ciascuno parla di ciò vuole - non che vorrebbe - o che non vuole. Di contratti da allungare. Di soldi in più da dare. Di Champions da giocare. Tutti quanti hanno da dire qualcosa. Bene, proviamo a vedere rapidamente reparto per reparto come funzioniamo, giusto per giocare un pochino. Handanovic, ma in generale il settore portieri, non ha convinto. E, opinione personale, pur stimando molto Samir trovo che sia già parecchio sufficiente l’ingaggio che il portiere sloveno percepisce attualmente. Se si dovesse andare verso lo scontro frontale non ho problemi ad affermare che la partenza del ragazzo non influirebbe minimamente sul mio umore. E insieme a lui partirà pure Carrizo. Colpevole, purtroppo, di una prestazione disgraziata che è costata alla Società di fatto l’eliminazione contro una squadra, il Wolfsburg, che ha dimostrato ampiamente il proprio valore nel doppio confronto col Napoli.

La difesa crea un notevole imbarazzo. Basta un ragazzino di belle speranze che corre e dietro si va in panico. Gli esterni non mettono in mezzo un pallone decente che sia uno, preoccupati oltretutto più della fase difensiva. Perché all’Inter a ogni errore viene puntualmente punita. E di fare il capro espiatorio non va a nessuno. In mezzo manca palesemente il leader. Avete voglia di dire…ah, ma Touré è vecchio e non vale i soldi che si dovrebbero spendere per portarlo in nerazzurro… Bene, la domanda che rivolgo a tutti costoro è: perfetto, lasciamo Yaya dov’è. Chi lo fa il leader? Kovacic? Brozovic? Hernanes? Kuzmanovic? Obi? Medel? Oppure chi? Qualche altro carneade ventenne di belle prospettive? Perché qui, vorrei fosse chiaro, manca gente con le palle. Gente che trascini i compagni. Gente che i ragazzotti se ne stiano belli zitti nello spogliatoio.

Davanti abbiamo Palacio, prossimo al pensionamento. Credo che sarà l’ultimo anno, il 2015/2016, in cui lo vedremo con la casacca nerazzurra. Se sta bene è ancora un fattore determinante, ma non puoi contare su un trentaquattrenne, per quanto tosto e solido, sul quale costruire le tue fortune. Milito docet. Accanto a lui Icardi, che di riffa o di raffa il gollettino te lo piazza spesso e pure volentieri. Gli acquisti dello scorso inverno? Saranno i titolari da cui ripartire. Per il resto c’è da costruire. Nemmeno poco. Non ci credo. Ma è vero.
Buona settimana a Voi.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 25 maggio 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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