E' iniziata ieri la settimana che porterà a Juve-Inter, una delle partite più attese di tutta la stagione. Ed è anche una partita che, a Torino, non regala quasi mai sorrisi ai nerazzurri. Rispetto agli ultimi cinque anni, peraltro, stavolta i milanesi arrivano all'appuntamento non con i favori del pronostico: quella che ormai era un'abitudine, considerando le stagioni molto positive degli interisti e quelle titubanti dei bianconeri, in questa circostanza non sarà tale.

La squadra di Tudor, infatti, è partita con 6 punti su 6, sebbene le prestazioni non siano state così altamente convincenti tra Parma e Genoa. L'Inter, invece, dopo il debutto scintillante con il Torino, è subito scivolata in casa al cospetto di un'Udinese arcigna e chirurgica. Non aiuta la sosta: Lautaro, capitano e leader indiscusso, tornerà solo a ridosso del match dello Stadium e lo scenario è presto detto: o partirà dalla panchina o sarà al suo posto dal 1' ma fisiologicamente non al massimo della forma.

Insomma, per riassumere: morale giù, fatiche accumulate e Lautaro stanco. Come detto, le premesse sono parecchio differenti da quelle che hanno accompagnato l'Inter in questi anni di Derby d'Italia. E potrebbe non essere necessariamente un male. Il motivo? Spesso, a Torino, la squadra vicecampione d'Europa ha giochicchiato, si è specchiata, è risultata leziosa, magari proprio per l'eccessiva sicurezza di essere superiore. Il manifesto di questo andazzo è l'ultimo confronto: 1-0 firmato Conceiçao dopo un primo tempo letteralmente dominato dai nerazzurri, incapaci di concretizzare la superiorità schiacciante.

E allora attenzione: Chivu ha spinto parecchio sul tasto riguardante la concretezza, l'essere meno ridondanti. La svolta può arrivare quando meno te l'aspetti. Nell'ora più buia.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 09 settembre 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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