Più in alto di quanto non fosse mai accaduto negli ultimi dieci anni, con una vittoria netta nel derby e 4 punti di vantaggio sul Milan. Una condizione che solo due settimane prima sembrava impensabile. Pura estasi.

La vittoria dell'Inter era possibile ma non scontata, poteva essere sofferta, tesa, agitata e invece è diventata la partita della gloria. Tutto quello che poteva andare bene l’Inter lo ha fatto filare nella direzione giusta, aggredendo il Milan per la prima mezzora, trovando diverse palle gol e segnando quasi in apertura.

La squadra ha sofferto il ritorno dei rossoneri nell’ultimo quarto d'ora, ha rischiato su una conclusione di Theo Hernandez e nel finale del primo tempo ha fallito il raddoppio con Skriniar, imbeccato da una punizione di Eriksen. I veri brividi sono arrivati però soprattutto nella ripresa, quando Ibra ha trovato ben due volte la porta e Handanovic ha fatto un miracolo, ripetuto anche su Tonali poco dopo.

Il Milan la partita l'ha persa qui, quando l’Inter ha approfittato degli spazi per ripartire con Hakimi, il quale ha dato palla ad Eriksen, poi Perisic e l’inserimento di Lautaro in area, bravo a farsi trovare ancora pronto. Una ripartenza da manuale che i social hanno omaggiato mandandola in loop e celebrando un gioco che nell'ultimo periodo è definitivamente cambiato, specie nelle partite con avversari di livello.

Conte ha arretrato il baricentro e compreso che non ha giocatori dal palleggio così fine da poter essere tanto dominanti anche con squadre di alto livello. È una valutazione che gli ha permesso di poter battere con armi simili sia la Lazio che il Milan, specie perché se si hanno Lautaro, Lukaku, Perisic e Hakimi è preferibile farli partire dalla propria metacampo che costringerli a giocare solo nell’area avversaria.

La crescita di Perisic è stata netta e improvvisa, da quando il croato si è convinto ad essere più disciplinato in un ruolo che comunque non aveva mai fatto, il suo livello si è alzato esponenzialmente, al punto da essere decisivo in fase offensiva e più che convincente in quella difensiva, fermando Saelemaekers.

È bello aver visto Handanovic tornare quello che è sempre stato, reattivo e sicuro. Le critiche erano giuste, così come quelle arrivate a Perisic ma spesso sconfinavano nell’insulto, nel dileggio, con quell’assenza di equilibrio che impedisce di argomentare differentemente.

Era giusto dubitare di loro perché in campo si vedeva troppa passività, molto meno giubilarli come reprobi senza speranza. Vale anche per Eriksen, che aveva molte più attenuanti, ora che gioca con continuità, oltretutto nel suo vero ruolo in un tipo di modulo che non aveva mai frequentato, è ovviamente diventato indispensabile.

La tesi è molto semplice: se si hanno giocatori tecnicamente superiori bisogna insistere su di loro e trovargli una giusta collocazione, non metterli in panchina e biasimarli perché quando entrano non sono dei mastini. Conte ha ragione quando dice che tutti i giocatori devono entrare e dare il massimo, a prescindere dal ruolo ma al tempo stesso aveva torto nel voler liquidare Skriniar la scorsa estate, essere tanto scettico con Perisic e aver capito tardi l'importanza del danese.

Considerando che si ragiona solo su carri su cui salire o scendere la questione è che ieri hanno vinto tutti e che l’Inter sta vincendo soprattutto contro sé stessa. Oggi è impossibile non credere nello scudetto ma la sofferenza di questi anni ha portato ad essere meno convinti delle proprie risorse. Se questo tipo di maturazione verrà consolidata con Genoa, Parma e Atalanta sarà più facile credere di poter raggiungere un traguardo di enorme importanza. È tornato a farsi sentire pure Steven Zhang, dopo che il padre aveva parlato in un modo meno entusiasmante, ammesso che il riferimento alle “attività irrilevanti” da dismettere fosse realmente riferito all’Inter. Il valore del suo orgoglio: “Milano è nerazzurra. Non ci fermeremo mai” sembra smentire totalmente la tesi peggiore ma sarebbe urgente che la proprietà fosse più chiara nei suoi intendimenti.

A questo punto della stagione l’Inter non si è mai trovata tanto in alto in classifica dalla stagione 2010. Perciò, al netto delle convinzioni legittime, questo primato va goduto, respirato, trascorrendo una settimana con quel genere di serenità che non proviamo da troppo tempo.

Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 22 febbraio 2021 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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