Il prepotente ritorno del Covid-19 nel mondo del calcio combacia (anche) con la palese mancanza di buonsenso. Sia da parte di chi ha in mano le sorti del pallone che da chi gestisce la comunicazione. Nelle ultime settimane anche in Italia è scoppiato il caos, con il protocollo della Figc che non si è dimostrato così perfetto ed intoccabile come si voleva far credere e con la salute dell’individuo che pare messa in secondo piano rispetto al concetto“The show must go on” e alle relative perdite economiche che manderebbero in grave crisi il calcio in caso di un altro stop. E se prima si invitavano i giocatori (che condividono ogni giornata insieme nei centri sportivi) ad esultare con inutili ed insensati ‘colpi di gomito’, ora anche in caso di positivi presenti in rosa la squadra deve giocare, qualora il numero di atleti a disposizione lo consenta. 

"Negli ultimi giorni si sono susseguite una serie di dichiarazioni che alimentano confusione e inutili tensioni - ha tuonato in una recente nota il presidente della Figc, Gabriele Gravina -. Quello che chiediamo è l’applicazione rigorosa del protocollo in essere da parte di tutti, perché rappresenta l’unico strumento attuabile in grado di garantirci il prosieguo delle competizioni sportive, così come sono iniziate". Nei giorni antecedenti a queste parole sono arrivati i primi positivi 'di spessore' che hanno infiammato l’opinione pubblica (vedi Zlatan Ibrahimovic), poi è scoppiato il focolaio in casa Genoa e sono arrivati i due casi del Napoli, con il conseguente stop della Asl alla trasferta azzurra in quel di Torino per il match contro la Juventus. Con Giudice Sportivo che ha preso tempo per la decisione finale. Falle nei regolamenti e confusione generale, il tutto unito alla brutta immagine offerta in mondovisione dalla Serie A.

Come se non bastasse, in un periodo di grande incertezza globale anche al di fuori di ogni singolo campo verde, Fifa e Uefa non hanno voluto rinunciare ad una delle pause per le Nazionali più inutili (e più evitabili) della storia. Altra mancanza di buonsenso, che porta inevitabilmente ad ampliare i contatti e - almeno potenzialmente - ad aumentare i contagi tra giocatori. E c’è pure chi - sempre in nome del mancato buonsenso - ha ‘bucato la bolla’ a cui era costretto, come i sette juventini che dopo l’imposizione dell’isolamento fiduciario (in seguito alla positività pre-Napoli riscontrata a due membri dello staff bianconero) hanno preparato le valigie per rispondere comunque alle convocazioni dei vari ct, costringendo la Procura di Torino ad aprire un fascicolo sulla vicenda. 

Il Covid-19 è poi arrivato fino alla Madoninna e al Derby di Milano. Da una parte l'Inter, con le recenti positività di Alessandro Bastoni, Milan Skriniar, Roberto Gagliardini, Radja Nainggolan e Ionut Radu (per cui sono attesi nuovi controlli); dall'altra il Milan, con Matteo Gabbia che si è aggiunto nelle ultime ore a Leo Duarte e al già citato Ibra, con l'ultimo finalmente risultato negativo dopo diversi giorni ai box. Il virus si inserisce tra il Biscione e il Diavolo, ma anche tra l’insensata satira e il necessario buonsenso che invece dovrebbero avere i media sul delicato argomento. Dopo i danni e la crisi generata dal lockdown, le tante persone che hanno perso il lavoro e quelle che hanno salutato la vita, avere poi di buon mattino sotto il naso prime pagine come quelle di ieri (dal“Malati di Derby” de La Gazzetta dello Sport fino al “Derby antivirus” del Corriere dello Sport) lasciano in eredità sgomento e poche parole. E mentre il Covid colpisce, il buonsenso sparisce.

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 10 ottobre 2020 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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