Vittoria serviva, vittoria è stata. L’Inter esce dalla Doosan Arena con due gol fatti, zero subiti e, soprattutto, con tre punti pesanti e obbligatori per continuare a sperare in una qualificazione agli ottavi di finale di Champions League che profumerebbe d’impresa. Il successo contro il Viktoria Plzen non era per nulla scontato, ma fortemente necessario per almeno tre motivi: perché il Gruppo C, che oltre ai nerazzurri vede in corsa anche due colossi come Bayern Monaco e Barcellona, è a mani basse il più difficile del torneo; perché dopo il ko della prima giornata contro Sané e soci non c’erano altri risultati disponibili; perché serviva dare continuità alla sofferta vittoria in campionato contro il Torino, se possibile con una prestazione più convincente sul piano dell’atteggiamento e del gioco. E alla fine, così è stato.
Eppure la squadra disegnata da Inzaghi per la prima trasferta europea della stagione si presentava ricca di novità e di un preventivo turnover in proiezione al lunch match di domenica contro la favola Udinese di questo avvio di stagione. Tra i pali la spunta ancora una volta Onana, che spedisce in panchina il ritrovato Handanovic visto contro i granata e gode della protezione dal debuttante Acerbi (più che sufficiente alla prima uscita in nerazzurro) che si piazza a governare il centro della difesa completata dal sempre chiacchierato Skriniar e da Bastoni. Sulle fasce corrono invece Dumfries e Gosens, mentre a centrocampo la new entry è l’esperto Mkhitaryan, che fa rifiatare Calhanoglu in un centrocampo in cui sono intoccabili Barella e Brozovic, l’asse-amico capace di riportare i tre punti in campionato nell’ultima uscita di San Siro. In attacco fa invece rumore l’esclusione dello spremuto Lautaro Martinez, inizialmente seduto comodo in panchina per ricaricare le pile e lasciare spazio alla coppia Dzeko-Correa. Un azzardo, forse, considerando anche la pesante assenza (per infortunio) di Lukaku. Ma l’Inter offre comunque da subito la sensazione di voler controllare la gara con pazienza, di dominarla e di portarla a casa, proprio con il Cigno di Sarajevo protagonista: sua la rasoiata che stappa la partita quando i minuti sul cronometro sono venti, redendo - almeno al momento - quasi ininfluente il rosso sono sventolato dall’arbitro Scharer all’indirizzo di Sykora per l’atterramento di Dumfries lanciato a rete. Al 70’ è lo stesso treno olandese a scrivere la parola ‘fine’ al match con il perfetto diagonale (su servizio - stavolta con i tempi corretti - di Dzeko) che mette in ghiaccio i tre punti del Biscione, in superiorità numerica da appena sette giri di orologio per l’espulsione di Bucha, punito dopo il richiamo del VAR per l’intervento killer sulla tibia di Barella.
Nel complesso a Plzen sono arrivati segnali positivi, a partire dalla poca sofferenza e dal secondo clean sheet consecutivo confezionato da una buona difesa e dall'istinto felino di Onana, che si sporca i guantoni per la prima volta a 10’ dalla fine per l’insidiosa traiettoria allungata dalla testa di Bassey. L’unica pecca, che non è poi chissà quale novità nell’Inter targata Inzaghi, è che il gol del raddoppio poteva (e doveva) arrivare prima: in partite così sporche, seppur dominate, basta un calcio piazzato o uno sfortunato rimpallo per mandare tutto in fumo. La lezione è chiara: Viktoria importante, ma le partite vanno chiuse prima.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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