Trattandosi di Inter, no di certo. Non è la maglia a essere brutta, o i calciatori antipatici, cosicché gli avversari finiscano per dare il massimo anche in assenza di stringenti impellenze di classifica. Il punto è che la squadra nerazzurra è immatura, e sta crescendo tra le mani di Spalletti settimana dopo settimana, come fa un figlio brillante ma un po' tardo nel capire caso per caso quale sia l'atteggiamento giusto. La gara col Sassuolo è di quelle che precedono un appuntamento ben più di grido e dunque ha in sé i tratti di una sorta di intralcio, la più classica trappola che preferiresti semplicemente aggirare, e con cui invece ti tocca fare i conti.
BISCOTTI E DOVE TROVARLI - Altro che salvezza acquisita, altro che #intersassuolonoalbiscotto. Che questa non sia una gara dipendente da fattori di bassa classifica o adatta per gli hashtag di qualche maniavantista che ben sa come si finge di giocare una partita, lo può certo suggerire la natura non proprio amica della società emiliana, ma ancor di più son le stesse questioni irrisolte dei neroverdi a lasciarlo immaginare. C'è infatti un Berardi dimenticato dagli uomini e da Dio che vorrà pure tornare a far vedere qualcosa di assimilabile al talento proprio contro chi più l’ha cercato e più ha sfiorato il suo acquisto, prima di sbattere contro cali di rendimento, atteggiamenti poco rassicuranti e alleanze di mercato ben poco sotterranee. C’è Iachini, la cui conferma sulla panchina neroverde non si è resa automatica nonostante la salvezza raggiunta, che vorrà dimostrare all’esigente dirigenza emiliana che il suo 3-5-2 è la chiave giusta per impostare la prossima stagione. C’è il Sassuolo tutto poi, società che in qualche modo all’Inter ama non regalare nulla, e che vorrà riscattarsi in questo finale che lo vedrà arbitro della corsa alla Champions (Inter e Roma in successione) dopo un’annata ben poco soddisfacente.
NO ALLA PARSIMONIA - Siamo dunque davanti all’ennesima prova del nove, e poco altro c’è da aggiungere al riguardo. Come fosse una semifinale, l’Inter non ha altra possibilità della vittoria, e la rinnovata tenuta tecnica e mentale della squadra di Spalletti è chiamata non solo a ribadire la sua affidabilità con i tre punti, ma attraverso la classica prova che faccia da trampolino al gran finale. Non c’è soltanto da avvalorare il buon momento: semmai, tante situazioni ancora in divenire hanno bisogno di trovare la propria definitiva confemra in attesa del match più importante della stagione. Cancelo ad esempio, e il suo rendimento iperqualitativo che si è leggermente macchiato di qualche sporadica imprecisione in uscita dalla difesa negli ultimi tempi; il terzino portoghese, però, resta il primo elemento che abbia arrecato qualità nel palleggio a questa squadra, e la sua presenza resta indispensabile perché la manovra interista sia orchestrata in maniera pregevole sin dalla primissima gestione del pallone. Cancelo, come Perisic, Candreva, Eder e Ranocchia, è in diffida, ma una parsimonia di Spalletti nello schierare in campo le sue qualità non è neanche ipotizzabile: sarà la maturità del laterale, che speriamo resti solido anche in presenza di qualche recupero difensivo non ovvio per le sue doti, l’unica garanzia perché Cancelo possa nobilitare la manovra nerazzurra anche nella sfida alla Lazio.
INTESA - Davanti, ancor di più, servirà continuare ad affinare colpi e intesa in vista dello scontro diretto: Rafinha ha reso la terra di mezzo tra le due linee, quella che prima veniva puntualmente sorpassata alla ricerca della profondità, una dolce vallata in cui disegnare le sue geometrie che spesso si esplicano di prima intenzione. Il brasiliano, nei primi tempi, rallentava alle volte la manovra per cercare la via giusta per la rrete: adesso la soluzione è immediata, e quella via Rafinha la trova con un paio di tocchi, o magari con uno soltanto, com’è avvenuto un paio di volte ad Udine. È una questione di intesa, appunto, e non c’è modo migliore di affinarla, quando sei chiamato per l’ultima volta in stagione ad esibirti davanti a un pubblico esigente sì, ma caloroso e fedele come nessuno.
BELLA COME NON MAI - Il pubblico, appunto, il biglietto da pagare e l’assoluta devozione che non viene meno neanche quando gli anni di latitanza dal calcio di vertice son diventati difficili da contare. Non esiste ragione perché l’Inter affronti il Sassuolo con la testa a Roma e – diciamola tutta – non c’è ragione perché il Sassuolo possa spaventare l’Inter. non questa Inter perlomeno. Dopo anni, forse dal 2011 di Leonardo, l’Inter impone il suo palleggio agli avversari: quando il tuo atteggiamento è questo, quando Milan Skriniar, il baluardo stagionale dei nerazzurri, diventa il primo offendente nel creare pericolosità all’avversario, non c’è medio-piccola che tenga. Quella di sabato non è una tappa interlocutoria, ma piuttosto una semifinale, non impossibile, che deve lanciare l’Inter al miglior epilogo possibile. Certe geometrie, certe confidenze – come quella con la vittoria brillante – attendono solo di essere ribadite a gran voce, proprio giovandosi di quella gara che sembra la più facile, ma non è vinta in partenza.
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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