Hai voglia a dire aspetta, prima c’è la pausa per gli impegni delle Nazionali. Hai voglia a dire che non sarà decisiva, che mancano ancora sette partite e che soprattutto non sarà il match che assegnerà lo scudetto, visto che sotto sotto Napoli e Udinese, che dalla vetta sono distanti un palmo o poco più, possono ancora pensare a consumare una clamorosa beffa ai danni delle prime due, in stile Marino Basso su Franco Bitossi al Mondiale di ciclismo del 1972. Tutte queste precauzioni, alla fin fine, risultano essere vane, perché l’aria, ormai, sa già di derby. E l’odore di stracittadina arriva più forte e penetrante che mai nelle narici, perché, come non accadeva da tanti, tantissimi anni, questo è un derby che vale un pezzo di tricolore.

E’ già derby nell’aria, anche per come le due squadre arrivano psicologicamente alla grande notte del 2 aprile, due situazioni completamente agli antipodi. L’Inter si avvicina con una carica che più carica non si può, fresca di una catena di imprese memorabili, in campionato, dove è stata capace da inizio 2011, con l’avvento di Leonardo, di rimontare un distacco che si stagliava davanti agli occhi dei nerazzurri come una salita dura e ripidissima, e che invece si è addolcita progressivamente e inesorabilmente fino a diventare quasi una dolce strada in pianura, con la capolista a portata di freccia; ma anche in Europa, dove a Monaco di Baviera l’Inter ha dimostrato in tutto e per tutto di che pasta è fatta, straordinaria a ribaltare una situazione che a un certo punto sembrava quasi drammatica strappando una qualificazione ai quarti di finale con un secondo tempo eroico. E se questa Inter è capace di ribaltare il destino in 45 minuti, chi può pensare di vietarle di farlo in 90 minuti o addirittura in otto giornate?

Tutto questo mentre sull’altra sponda del Naviglio si sente la fatica, per non dire l’ansia, di un avversario che sembrava messo alle spalle e invece è tornato, come fu o come non fu, a far sentire pesante il proprio alito sul collo. Non voglio star qui a sindacare o fare analisi sul momento della formazione di Allegri, non rientra certamente tra i miei compiti. Certo è però che i cugini tradiscono il nervosismo legato ai fatti recenti, sfociato in alcuni commenti a dir poco apocalittici fino alle polemiche per il gol di Pazzini al Lecce, frutto essenzialmente di un forzato parallelo con il gol di Ibra al Bari del quale anche lo stesso Moratti ha sottolineato l’assurdità.

Questa è la vigilia, la lunga estenuante vigilia, ulteriormente resa pregna di suspense da questa pausa che può essere letta in egual misura come un vantaggio o come un fastidio, per la possibilità di poter recuperare gli infortunati e l’apprensione perché al ritorno dagli impegni europei tutti tornino sani e arruolabili. Una vigilia lunga, forse troppo, che presumibilmente sarà all’insegna di dichiarazioni, pronostici e magari di ‘frecciatine’. Una lunga miccia, in attesa che il primo sabato d’aprile arrivi il grande botto. E per favore, niente Pesci d’aprile posticipati…
 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 23 marzo 2011 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
vedi letture
Print